Un articolo di Massimo Recalcati su Berlusconi e Di Maio
Grazie
all’indicazione dell’amico Carlo Pompei chi scrive ha potuto leggere, nella sua
interezza, un articolo di Massimo
Recalcati, psicanalista lacaniano, su Berlusconi e Di Maio (*).
Diciamo
subito che sul conto del Cavaliere si riferiscono le solite scontatezze cognitive ( venditore, comunicatore, eccetera). E soprattutto (ma allo
psicanalista si può chiedere di trasformarsi in storico?), si ignora il
berlusconismo, almeno quello “d’assalto” (degli anni Novanta; secondo
l’ottima classificazione di Orsina),
frutto politico, allora storicamente maturo, di una fenomenologia antipatologica dell’ italiano.
Cosa
vogliamo dire? Berlusconi, come il totus liberale Giolitti e il cripto-liberale Giannini, accetta ed elogia gli italiani per quello che
sono. In assoluta controtendenza con la scuola
politico-pedagogica, che va da Crispi a Grillo , passando per fascismo, azionismo, socialismo e comunismo. Sul grillismo torneremo dopo.
Berlusconi, in particolare il primo Berlusconi, si comporta da discolo, da Pinocchio ancora burattino, teorizza e inneggia alla mano invisibile, che innerva le azioni individuali dell’italiano medio nel bene come nel male. Certo, il Cavaliere resta anche venditore, comunicatore, imbroglione, tutto quel che si voglia, ma il berlusconismo va incasellato tra i (pochi) nemici giurati di ogni busto di gesso rivolto a modellare il carattere dell' italiano medio: carattere, piaccia o meno, che è un mix del Pinocchio-Burattino e del Pinocchio-Bambino. Insomma Berlusconi, anzi il berlusconismo, quale nemico - e non del tutto a torto - di qualsiasi pedagogia nazionale. In sintesi (calcistica): Cavaliere 1 - Fata Turchina 0.
Ed è questo fattore “mano invisibile” che sfugge a Recalcati e a tutti coloro che insistono soltanto sul Cavaliere “grande comunicatore-venditore”. Berlusconi comunicava cose "berlusconiste" che all'animo discolo degli italiani, dopo anni trascorsi dietro la lavagna, fascista, democristiana, comunista, piaceva sentirsi dire. E molto.
Berlusconi, in particolare il primo Berlusconi, si comporta da discolo, da Pinocchio ancora burattino, teorizza e inneggia alla mano invisibile, che innerva le azioni individuali dell’italiano medio nel bene come nel male. Certo, il Cavaliere resta anche venditore, comunicatore, imbroglione, tutto quel che si voglia, ma il berlusconismo va incasellato tra i (pochi) nemici giurati di ogni busto di gesso rivolto a modellare il carattere dell' italiano medio: carattere, piaccia o meno, che è un mix del Pinocchio-Burattino e del Pinocchio-Bambino. Insomma Berlusconi, anzi il berlusconismo, quale nemico - e non del tutto a torto - di qualsiasi pedagogia nazionale. In sintesi (calcistica): Cavaliere 1 - Fata Turchina 0.
Ed è questo fattore “mano invisibile” che sfugge a Recalcati e a tutti coloro che insistono soltanto sul Cavaliere “grande comunicatore-venditore”. Berlusconi comunicava cose "berlusconiste" che all'animo discolo degli italiani, dopo anni trascorsi dietro la lavagna, fascista, democristiana, comunista, piaceva sentirsi dire. E molto.
Quanto
alla parte dell’articolo (la seconda) dedicata a Di Maio, Recalcati fa
un’osservazione interessante, ma purtroppo coglie solo un aspetto della
questione. Scrive lo psicanalista:
“Lo
sgomento di fronte all'ipotesi di Di Maio premier non è per me tanto relativo
alla sua incompetenza tecnica, quanto al gesto personalissimo dell'aver
accettato questa investitura. Quanti accetterebbero un incarico di questa
rilevanza senza avere la più pallida idea di cosa significhi governare la cosa
pubblica? È questa assenza di consapevolezza dei propri limiti che fa davvero
tremare i polsi. È il polo chiaramente maniacale o, se si preferisce, puramente
adolescenziale del M5S”.
Ora,
l’idea della mancanza di consapevolezza dei propri limiti, tipica
dell’adolescenza (attenzione però, l’adolescenza collodiana), non
coglie un punto essenziale. Quale? Il
fatto che Cinque Stelle, coniughi l' assenza dei limiti (semplificando quanto sopra) con la presenza dei limiti, ossia con una politica
dei limiti impastata di
moralismo, sovranismo, ecologismo, pauperismo, anticapitalismo.
Ovviamente,
non si può chiedere allo psicanalista di metamorfizzarsi in sociologo (anche
qui, vale insomma quel che
abbiamo detto per la storiografia). Però insistere sul profilo adolescenziale - nei termini del Pinocchio-Burattino - estendendolo all’ intero movimento
pentastellato, come fa Recalcati, significa, per farla breve, non comprendere il perché poi la
gente voti Cinque Stelle, se non nei termini, ripetiamo, di società bambina e discola, dunque immatura e perciò bisognosa di
quel “busto di gesso” avversato da
Berlusconi, nemico della mano visibile e di ogni pedagogia politica. E dunque della Fata Turchina. Per non parlare dei Grilli Parlanti storici in stile Scalfari.
Diciamo
che Recalcati, confondendo il piano di chi osserva (oggettivo) con quello dell’osservato (soggettivo),
considera bambini, secondo la scala pedagogica (ritenuta oggettiva) di una psicanalisi della responsabilità del paziente, coloro che votano Cinque stelle. E che
invece votano Di Maio - ecco il vero punto - per un eccesso di
maturità indotto dall’esterno, come reazione alla discola mano invisibile
berlusconiana: sono bambini "ammaestrati", che come il Pinocchio finalmente tramutatosi in bambino, vogliono i limiti,
desiderano il busto di gesso, la mano visibile della pedagogia politica. Baciano la mano che li vuole bastonare.
Insomma, siamo
davanti a uno scolaro condiscendente, obbediente, che al momento del disordine,
personificato dal discolo Berlusconi-Burattino, ora preferisce quello dell’ordine, dei
limiti, impersonato dal primo della
classe Di Maio ( o quantomeno ritenuto tale secondo il
parametro degli osservati). Pinocchio è cresciuto, non è più un burattino.
Recalcati, impersonando a sua volta una psicanalisi dell’ordine e della responsabilità, insomma dalla parte della Fata Turchina (più che del sulfureo Lacan, così crediamo), non può comprendere la vera natura degli “oggetti desideranti” del Pinocchio-Bambino, ossia dell’elettore pentastellato, se non retrocedendolo allo evolutivo inferiore del Pinocchio-Burattino, sempre uguale a se stesso.
Recalcati, impersonando a sua volta una psicanalisi dell’ordine e della responsabilità, insomma dalla parte della Fata Turchina (più che del sulfureo Lacan, così crediamo), non può comprendere la vera natura degli “oggetti desideranti” del Pinocchio-Bambino, ossia dell’elettore pentastellato, se non retrocedendolo allo evolutivo inferiore del Pinocchio-Burattino, sempre uguale a se stesso.
Che poi la figura del primo della classe, che qui abbiamo
avanzato, sia quella giusta dal punto di vista politico, è un’altra storia…
Carlo Gambescia
(*) Si
veda qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/02/20/berlusconi-e-di-maio-sul-lettino29.html (“Berlusconi e Di
Maio sul lettino”, “la
Repubblica ”,
20-2 2018) .