Salvini e Di Maio
In vino veritas
Salvini
e Di Maio non si sono parlati a Vinitaly. La prima reazione quale potrebbe essere? Chi
se ne frega… Però, a pensarci bene, quel che colpisce è
l’atteggiamento dei media, in particolare della stampa a grande tiratura che invece sperava che la strana coppia si parlasse. E che spinge, spinge, spinge per un governo, semplificando, tra missini e comunisti… Del vecchio conio. Quelli fissati, col
ritorneremo e con la terza via, con
l’eurocomunismo e la democrazia assembleare.
Cioè prima di Veltroni e
Berlusconi.
Ora, che
il popolo bue non capisca, è nelle cose. Ma chiunque conosca un poco di storia del liberalismo e del capitalismo,
come può patrocinare un’alleanza tra Salvini-Almirante e Di
Maio-Berlinguer? Un mix di nazionalismo
e pauperismo, da paura.
Tra
l’altro, se si trattasse degli
originali, “passi”, come direbbe la
professoressa alcolista (visto che siamo in argomento vino) Strabioli Minaccetti, al secolo Paola Minaccioni, ospite di Lillo e Greg (nella foto). Ma qui siamo davanti a due
brutte copie - populiste e
ignoranti - di politici di
lunghissimo corso, come Almirante e Berlinguer che, nonostante tutto, sapevano dove fermarsi.
E invece, niente: si insiste, con Salvini e Di Maio... Deve
nascere il nuovo governo della rivoluzione… Non si parla più neppure del Def… Insomma , via col vento di quello che un tempo si chiamava milazzismo: il fasciocomunismo alla Regione Sicilia in salsa democristiana.
Attenzione
però. E se dietro questa smania, che
sembra pervadere lo stato maggiore del giornalismo italiano, da Sorgi e
Mentana, ci fosse un’operazione del tipo spingiamoli per
bruciarli? E così favorire la nascita di un
governo qualunque per tirare a
campare? Sarebbe a dir poco rovinoso. Perché si rischia una specie di caduta dell’Impero Romano (Prodi, forse). E per la semplice ragione che il popolo bue di cui sopra, potrebbe
scorgervi un tentativo di sòla magnum e perciò accanirsi ancora di più contro la “casta”.
Detto altrimenti, far crescere le
aspettative intorno a un governo Salvini-Di Maio, per poi, bruscamente,
cambiare strada, significa fare un favore agli
“amis du peuple”. E rendere tutto più complicato, tremendamente
complicato.
Il
che non vuole dire che un governo in foto(brutta)copia tra un leghista e un
grillino sia la soluzione ideale. Ma non può esserlo neppure il solito governo - ammesso che trovi i voti - del tirare a campare… Soprattutto se incapace di cambiare la legge elettorale. Possibilmente, non in
peggio.
Concludendo, siamo messi malissimo. L’Italia sembra come sospesa tra un
governo Salvini-Di Maio e una specie di governo Gentiloni al cubo: tra due rivoluzionari ad aria compressa e una
moviola gigantesca, che rallenta i nostri movimenti, come quando si è bevuto troppo. Insomma, tra una pistola carica e un
fiasco di vino; tra il suicidio e la
sbornia. Chissà, forse in vino
veritas… Ma dopo, quando ci si
risveglia? La testa duole…
Carlo Gambescia