Storie di ordinaria follia politica
I veti incrociati
Di
Maio gela Salvini, Salvini gela Di Maio,
Martina gela Salvini e Di Maio. E così
via, nessuno vuole governare con nessun altro. Si chiamano veti incrociati. Intanto però, sale
in coloro che li hanno votati, la voglia del castigamatti. Di colui, si dice, che metterà tutte le cose a posto nel manicomio
Italia. Insomma, storie di ordinaria follia politica.
In
realtà, tralasciando le banali questioni che tanto appassionano i retroscenisti, lo stallo indica una cosa sola: che il sistema dei partiti ha perso tutti suoi riferimenti. Uno in particolare.
Perché - attenzione - la paralisi non è colpa del Parlamento
come istituzione o della democrazia rappresentativa, come vogliono farci
credere i suoi interessati nemici, bensì di una incapacità di tutti i partiti
di comprendere il bene comune. Che
- e qui bisogna fare attenzione due volte - non è
la lotta alla povertà di Fico, il comprarsi una pistola di Salvini, il diventare tutti ricchi di
Berlusconi o tutti buoni come ritengono, certo, con sfumature molto diverse Renzi, Grasso e Laura Boldrini.
Questi sono apprezzamenti - giusti o sbagliati che siano - del bene comune, secondo una
visione politica di parte, ideologica, se si vuole. Il bene
comune, il vero bene comune - ecco la grandezza dell’ “esperimento liberale” - sono le
istituzioni parlamentari e la divisione
dei poteri. E soprattutto il farle funzionare come si deve, con una buona legge
elettorale, capace di garantire la governabilità.
Se
invece, come sta accadendo in Italia, i partiti privilegiano, ramificandoli, i propri
interessi particolari - ad
esempio, ormai da anni esiste perfino un partito dei giudici - le istituzioni-bene comune si inceppano, non funzionano, se non, strumentalmente, come randello per colpire l'avversario, fino a spazzarlo via.
Si ignora, o si finge di ignorare, che il principio fondamentale della democrazia, della democrazia reale, non è il demagogico uno vale uno, al servizio del nascente tiranno di turno, che vuole tutto il potere per sé, blandendo con il perfettismo le masse, ma la possibilità, da parte di un cittadino, imperfetto ma non anonimo, di favorire l'alternanza dei partiti al governo, attraverso libere elezioni, quindi promuovendo la divisione, trasmissione e circolazione del potere tra élite, periodicamente, scelte dall'elettore.
Per radicalizzare e rendere comprensibili i concetti fin qui esposti: i mezzi (la possibilità istituzionale dell’alternanza politica) sono tutto, i fini (le diverse idee di bene comune) niente. Oppure, se ci si passa la banale metafora: se i rotismi dell’orologio politico girano (le istituzioni di rappresentanza), l’ora segnata (il bene comune) sul suo quadrante, sarà sempre quella giusta.
Si ignora, o si finge di ignorare, che il principio fondamentale della democrazia, della democrazia reale, non è il demagogico uno vale uno, al servizio del nascente tiranno di turno, che vuole tutto il potere per sé, blandendo con il perfettismo le masse, ma la possibilità, da parte di un cittadino, imperfetto ma non anonimo, di favorire l'alternanza dei partiti al governo, attraverso libere elezioni, quindi promuovendo la divisione, trasmissione e circolazione del potere tra élite, periodicamente, scelte dall'elettore.
Per radicalizzare e rendere comprensibili i concetti fin qui esposti: i mezzi (la possibilità istituzionale dell’alternanza politica) sono tutto, i fini (le diverse idee di bene comune) niente. Oppure, se ci si passa la banale metafora: se i rotismi dell’orologio politico girano (le istituzioni di rappresentanza), l’ora segnata (il bene comune) sul suo quadrante, sarà sempre quella giusta.
L’attuale
stallo politico - che è la
prova più evidente di quanto stiamo dicendo - non
può perciò non essere il frutto velenoso di pessime leggi elettorali ( e di conseguenza del bipartitismo tradito), di mancate riforme in senso presidenziale (per rafforzare e snellire l’esecutivo), di nessuna riforma della giustizia (per depoliticizzare i giudici). Abbiamo avuto invece, solo valanghe di merda (pardon), social-mediatica, frutto di un virtuismo d’accatto,
che hanno contribuito a gettare via
l’acqua sporca di qualche politico, più stupido che corrotto, con il bambino della democrazia
rappresentativa e della divisione dei poteri. E, in definitiva, della
governabilità.
Altrimenti
come spiegare la presenza in Parlamento di forze politiche illiberali, come la Lega e addirittura eversive come Cinque Stelle? Che con
i loro veti incrociati mostrano di non avere alcun rispetto per le istituzioni?
Anzi, per dirla tutta, provano di preferire il “tanto peggio, tanto meglio”? Per agguantare, augurandosi di passeggiare sulle macerie, tutto il potere? Altro che democrazia dell'alternanza...
Si
dirà, Lega e Cinque Stelle sono stati votati dal popolo, eccetera,
eccetera. Diciamo pure, che, come
certifica la storia del Novecento, il popolo spesso sbaglia. E di grosso. Certo, pagandone
poi le conseguenze.
Involuzioni negative, purtroppo, sempre previste da pochi e isolati osservatori. Liquidati alla stregua di volgari Cassandre. Comunque noiose. Come ora. E invece...
Carlo Gambescia