giovedì 5 aprile 2018

Che ci sarà da ridere?
La  resa (forse) dell’Italia normale



La situazione politica  non è delle più facili.   E che fanno Mattarella e Fico?  Se la ridono.  È normale?  Ma, che cos’è normale?  Difficile dire. Ci proviamo.  Per poi entrare in argomento.
In ambito sociale, è normale un comportamento che passa inosservato, ossia che non causa reazioni di sorpresa e  riprovazione. Per fare un esempio, oggi è normale in Italia  la convivenza tra persone dello stesso sesso. Sessant’anni fa non era giudicata normale, neppure tra persone di sesso diverso. La differenza delle reazioni  tra ieri e oggi  può essere definita di tipo  regressivo  o progressivo  in  base  a ciò che un gruppo sociale giudica  normale  dal punto di vista della normalità sociale, di ciò che non causa sorprese o riprovazione.
Può sembrare un giro di parole, ma  è proprio così,   la normalità si nutre di normalità.  In qualche misura la normalità è democratica, nel senso che ciò che in precedenza non lo è, lo diventa appena il comportamento che devia dalla normalità, diventa diffuso e accettato, cioè genera consenso. 
E in politica?  Stessa cosa. O quasi.   Perché in realtà   la normalità politica ha una carica ideologica, molto più forte. Il giudizio di valore, di regola delle élite,  su ciò che è progresso e regresso, tende a  sovrapporsi  alle valutazioni collettive, frenando o assecondando e,   talvolta,  in particolare  fasi, addirittura guidando politicamente,  i processi sociali. Dunque dall'alto.
Il che  significa che ciò che è normale per una società, o parte di essa, magari maggioritaria, non è normale,  ad esempio, per una élite politica, dotata di un’altra visione della normalità, in cui si riflette  la sfera sociale da essa influenzata (perciò di  una parte, talvolta minoritaria della società).  Diciamo che,  se la normalità sociale è frutto di consenso, la normalità politica è sempre qualcosa che scende dall’alto,  a prescindere dalla forma di governo, e che per una serie di motivazioni (dal libero convincimento alla emulazione, spesso passiva) si trasforma in "normalità" collettiva. Ciò  spiega perché, come notava Pareto, la storia,  è  il cimitero delle aristocrazie politiche. E, potremmo aggiungere, delle diverse idee di "normalità"...
Può essere utile questa impostazione per capire quale sia la normalità politica in Italia, proprio in questo difficile passaggio?  Intanto,  va distinta la normalità politica formale, ad esempio Mattarella e Fico, in quanto "istituzioni", che ridono insieme, dalla normalità politica sostanziale, di tipo parasocialista che lo stesso Fico,  vorrebbe introdurre dall’alto, quindi in modo autoritario,  che non risponde, se non in piccola parte ( anche se 11 milioni di voti, possono sembrare tanti)  alla normalità sociale di un paese regolato dall’economia di mercato, quindi aperta all'Europa e al Mondo,  e dai valori liberali,  accettati ( a breve diremo come) dalla maggioranza degli italiani: non vanno infatti dimenticati  gli oltre   venti milioni di italiani che non hanno votato le riforme parasocialiste del  M5S, a partire dal Reddito di Cittadinanza.  
Ora, Mattarella  ride.  Ma si rende conto delle differenze sostanziali tra le utopie socialistoidi del M5S e la normalità liberale incarnata dalla maggioranza  del  Paese?  Rappresentata, per tornare sul punto,   dai tanti italiani che sono liberali, magari senza neppure saperlo, istintivamente. D'altronde i democristiani agli italiani, di liberalismo non hanno mai parlato ( se non male,  come comunisti e fascisti).  A esclusione, forse, di Alcide De Gasperi, ma più nei fatti,  nella pratica di governo che nella maieutica dell'immaginario  collettivo. Ma questa è un'altra storia.
Insomma,  il resto della classe politica -   quindi dell’élite partitica in particolare,  in teoria più avveduta meno istintiva  -  è consapevole di questa sfida alla normalità sociale italiana?  Alla normalità liberale?  Al momento, sembra di no, perché Cinque Stelle viene ritenuto formalmente e, purtroppo, anche sostanzialmente (visto che si parla di associarlo al governo, o addirittura lasciarlo governare in solitudine)  un partito, politicamente,  normale.
Stupisce anche l’atteggiamento del resto della classe dirigente, soprattutto quella economica (incarnata dai giornali a grande tiratura e dalle major televisive, perfino berlusconiane), che potrebbe essere espropriata, anche a colpi di patrimoniali,  che invece considera altrettanto “normale”, una forza eversiva, anticapitalista e antiliberale  come Cinque Stelle.  
C’è da chiedersi allora, se le risate tra Mattarella e Fico non rappresentino qualcosa di più di un dato formale.  Un vero e proprio segnale. Di  che cosa?  Della la resa dell’Italia  normale. 
Carlo Gambescia