Che ci sarà da ridere?
La
resa (forse) dell’Italia normale
La
situazione politica non è delle più facili. E che fanno Mattarella e Fico? Se la ridono. È normale? Ma, che cos’è normale? Difficile dire. Ci proviamo. Per poi entrare in argomento.
In
ambito sociale, è normale un comportamento che passa inosservato, ossia che non
causa reazioni di sorpresa e
riprovazione. Per fare un esempio, oggi è normale in Italia la convivenza tra persone dello stesso sesso.
Sessant’anni fa non era giudicata normale, neppure tra persone di sesso
diverso. La differenza delle reazioni tra
ieri e oggi può essere definita di
tipo regressivo o progressivo
in base a ciò che un gruppo sociale giudica normale
dal punto di vista della normalità sociale, di ciò che non causa
sorprese o riprovazione.
Può
sembrare un giro di parole, ma è proprio
così, la normalità si nutre di
normalità. In qualche misura la
normalità è democratica, nel senso che ciò che in precedenza non lo è, lo
diventa appena il comportamento che devia dalla normalità, diventa diffuso e
accettato, cioè genera consenso.
E
in politica? Stessa cosa. O quasi. Perché
in realtà la normalità politica ha una
carica ideologica, molto più forte. Il giudizio di valore, di regola delle élite, su ciò che è
progresso e regresso, tende a
sovrapporsi alle valutazioni collettive, frenando o assecondando e, talvolta, in particolare fasi, addirittura
guidando politicamente, i
processi sociali. Dunque dall'alto.
Il che significa che ciò che è normale per una società, o parte di essa, magari maggioritaria, non è
normale, ad esempio, per una élite
politica, dotata di un’altra visione della normalità, in cui si riflette la sfera sociale da essa influenzata (perciò di una parte, talvolta minoritaria della società). Diciamo che, se la normalità sociale è frutto di consenso,
la normalità politica è sempre qualcosa che scende dall’alto, a
prescindere dalla forma di governo, e che per una serie di motivazioni (dal libero convincimento alla emulazione, spesso passiva) si trasforma in "normalità" collettiva. Ciò spiega perché, come notava Pareto,
la storia, è il cimitero delle aristocrazie politiche. E, potremmo aggiungere, delle diverse idee di "normalità"...
Può
essere utile questa impostazione per capire quale sia la normalità politica in
Italia, proprio in questo difficile passaggio? Intanto, va distinta la
normalità politica formale, ad esempio Mattarella e Fico, in quanto "istituzioni", che ridono insieme, dalla
normalità politica sostanziale, di tipo parasocialista che lo stesso Fico, vorrebbe introdurre dall’alto, quindi in modo autoritario, che non risponde, se non in piccola parte (
anche se 11 milioni di voti, possono sembrare tanti) alla normalità sociale di un paese regolato
dall’economia di mercato, quindi aperta all'Europa e al Mondo, e dai valori liberali, accettati ( a breve diremo come) dalla maggioranza
degli italiani: non vanno infatti dimenticati
gli oltre venti milioni di italiani che non hanno votato
le riforme parasocialiste del M5S, a
partire dal Reddito di Cittadinanza.
Ora, Mattarella ride. Ma si rende conto delle differenze sostanziali tra le utopie socialistoidi del M5S e la normalità liberale incarnata dalla maggioranza del Paese? Rappresentata, per tornare sul punto, dai tanti italiani che sono liberali, magari senza neppure saperlo, istintivamente. D'altronde i democristiani agli italiani, di liberalismo non hanno mai parlato ( se non male, come comunisti e fascisti). A esclusione, forse, di Alcide De Gasperi, ma più nei fatti, nella pratica di governo che nella maieutica dell'immaginario collettivo. Ma questa è un'altra storia.
Insomma, il resto della classe politica - quindi dell’élite partitica in particolare, in teoria più avveduta meno istintiva - è consapevole di questa sfida alla normalità
sociale italiana? Alla normalità liberale? Al momento, sembra di no, perché Cinque Stelle viene ritenuto
formalmente e, purtroppo, anche sostanzialmente (visto che si parla di
associarlo al governo, o addirittura lasciarlo governare in solitudine) un partito,
politicamente, normale.
Stupisce
anche l’atteggiamento del resto della classe dirigente, soprattutto quella
economica (incarnata dai giornali a grande tiratura e dalle major televisive, perfino berlusconiane), che potrebbe essere espropriata, anche a colpi di patrimoniali, che invece considera altrettanto
“normale”, una forza eversiva, anticapitalista e antiliberale come Cinque Stelle.
C’è
da chiedersi allora, se le risate tra Mattarella e Fico non
rappresentino qualcosa di più di un dato formale. Un vero e proprio segnale.
Di che cosa? Della la resa dell’Italia normale.
Carlo Gambescia