I potenziali ministri di Cinque Stelle
Falliti di successo
La
lista dei potenziali ministri di Cinque Stelle, addirittura inviata irritualmente al Colle, ma non ancora presentata pubblicamente nella sua integrità, riserverà delle sorprese,
ovviamente sgradite.
Il
criterio annunciato, dopo aver criticato ingiustamente il passato tecnocratico degli altri partiti, benché di alto livello, è quello dei tecnocrati minori, ma tecnocrati,
come nel caso del generale dei carabinieri, Sergio Costa, “esperto” in reati ambientali e soprattutto pratico di manette.
Il
che la dice lunga sulla visione criminologica del mondo dei pentastellati: un
pugno di pazzi, pieni di rancore, con il mascherone di Travaglio, tipo Carnevale Viareggio, che considera tutti i cittadini
presuntivamente colpevoli (altro che la Costituzione
garantista “più bella del mondo”…). E gli italiani scemi, nella speranza che non
tocchi mai a nessuno di loro, stando ai sondaggi, si preparano a votare,
entusiasti e in massa, Cinque Manette. Alla Giustizia, di certo, andrà qualche magistrato o giurista, formatosi sull'opera omnia di Travaglio. Un Guardasigilli con il coltello tra i denti e il "Fatto Quotidiano" nella tasca della giacca.
Dicevamo
tecnocrati minori. E soprattutto rancorosi. Ad esempio, Lorenzo Fioramonti, designato
allo Sviluppo Economico, insegna a Pretoria, università, come si sa, per
sfigati, in un paese, dove se esci di
sera rischi di finire squartato. Però,
magari, poi ti fanno i funerali da professore, con consiglio di facoltà al seguito.
Ovviamente,
Fioramonti, grazie alla servile stupidità di certi media, verrà presentato come perseguitato dall’antimeritrocrazia: un eroe dei nostri tempi. Stesso
discorso per Pasquale Tridico, al Lavoro, sconosciuto docente abilitato di Roma Tre, e Giuseppe
Conte alla P.A., altra seconda, se non terza fila, professore di
diritto, il cui rancore, come per Tridico, verso l’establishment universitario, non
poteva non essere apprezzato e premiato da Cinque Stelle, ormai titolare unico del copyright sul risentimento in Italia. Non è difficile immaginare anche il tasso di livore accumulato da Alessandra Pesce, prima oscuro dirigente del Ministero dell’Agricoltura,
ora potenziale ministro.
Concludendo: falliti di successo e pieni di rancore. Come del resto, chi li ha scelti, Luigi Di Maio, futuro (lui dice) Presidente del Consiglio. E - nota finale alla Giovanni Ciacci - tutti alla moda. Quindi con pretese: signori in completo blu, giacca due bottoni, signora in scarpe stringate maschili e pantaloni alla caviglia... Si dice, che il Duce, pardon Grillo, li voglia anche trendy.
Carlo Gambescia