I “bracciali” di Amazon e il riflesso
anticapitalista
Borghesi vigliacchi
Non
sappiamo come finirà la storia del
“bracciale", perché per ora si parla solo
di un brevetto. E non sappiamo
neppure se si possa definirlo bracciale. Ma il solo fatto che Amazon abbia ventilato
l’idea di accrescere la produttività, monitorando l’efficienza dei dipendenti con un
“prolungamento” elettronico, per ora definiamolo così, ha scatenato in
Italia il più classico dei riflessi anticapitalistici. A partire, dalla co-conduttrice di Unomattina, Francesca Fialdini, che ha parlato - dicono a pappagallo - di un ritorno della “palla del piede, come un tempo per i carcerati”, fino alla stupefacente reazione di Paolo Gentiloni, che credevamo dalla parte del libero mercato: “La nostra sfida è il lavoro di qualità e non il lavoro con il braccialetto”… Si noti anche la prima pagina del “Corriere della Sera”, un tempo (a dire il vero ormai molto lontano) il più importante quotidiano
della grande borghesia liberale, che invece rilancia, senza criticarle, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio.
Che la Camusso e la sinistra lamentosa (di Grasso e Boldrini) attacchino Amazon è nell’ordine naturale della stupidità umana. Ma che, ad esempio, Giorgia Meloni, alleata di Berlusconi, imprenditore e leader del blocco moderato, parli di lavoratori “ridotti a schiavi” è inaudito. Del resto lo stesso Cavaliere, che di solito dice la
sua su tutto, ha preferito, per ora, tacere.
Il punto è che in Italia non c’è mai stata una autentica
rivoluzione borghese e di riflesso una coscienza borghese. In un paese di tardo
capitalismo, la borghesia, sia in alto
che in basso, ha sempre cercato protezione
nello stato, dall’imprenditore sovvenzionato al piccolo borghese sempre a caccia di prebende pubbliche e di posticini statali.
In Italia la figura del capitalista puro, salvo rare eccezioni, non è mai esistita. E di conseguenza l’alta
borghesia continua ad avere paura della libertà di mercato. Così come il ceto medio, che invece di rappresentare il nerbo sociale di un partito
conservatore e liberale, si comporta da individualista nel privato familiare e
da mendicante welfarista, in quello pubblico.Una tragedia.
Non si comprende
che il “braccialetto” se considerato
umiliante, come si legge, “per la propria privacy”, può essere rifiutato,
cambiando lavoro. Però in Italia, ecco
il punto, dal momento che il mercato del lavoro è ingessato, non si può cambiare lavoro con facilità. Siamo davanti a un giro vizioso: non c’è
lavoro, perché non c’è libera rotazione, e non
c’è rotazione perché si teme di perdere
il lavoro che si ha. E perché si teme di
perdere il lavoro? Perché non c’è rotazione.
E che si fa? Invece
di snellire il mercato del lavoro, favorendo produttività e rotazione, lo si appesantisce introducendo vincoli di
ogni genere, fiscali e giuridici. E, cosa più grave, presentando qualsiasi innovazione, che può favorire la
produttività, come un attentato alla libertà dei lavoratori.
In realtà, i primi attentatori sono quei borghesi
vigliacchi, grandi e piccoli, che per quieto vivere preferiscono sposare la causa dei nemici della
borghesia e del libero mercato.
Carlo Gambescia