Noia, elezioni
e democrazia
La sobrietà politica e i suoi nemici
La sobrietà politica e i suoi nemici
Perché si dà grande importanza alla
partecipazione al voto?In
primo luogo, il voto è presentato, fin dalle rivoluzioni democratiche del Sette-Ottocento, come espressione
fondamentale della libertà politica. In
secondo luogo, il voto pone al centro del sistema il cittadino, come fulcro di
quel popolo sovrano, quale principio legittimante dal basso (il popolo), rispetto a una sovranità discendente
dall’alto (dio e sostitutivi). In
terzo luogo, e parliamo di un processo storico avvenuto per gradi, il voto, nell’ impossibilità
pratica dell’autogoverno diretto, rinvia alla rappresentanza politica dei partiti in parlamento.
Quali
sono gli avversari del voto libero e della democrazia parlamentare? I nemici delle rivoluzioni democratiche: reazionari di ogni tipo, fascisti, comunisti, nazisti. I reazionari propongono (più che altro proponevano) un ritorno alla monarchia per diritto divino, fascisti e nazisti a una democrazia organica “di popolo”, senza
elezioni parlamentari, ma con plebisciti, su temi decisi in alto. I comunisti aspirano a una
forma di società perfetta, da perseguire attraverso la sostituzione della
democrazia rappresentativa con una mai precisata democrazia popolare,
saldamente nelle mani però dei burocrati del partito unico.
Il
sistema liberal-democratico e parlamentare, con radici settecentesche nella
Gran Bretagna, funziona da un paio di
secoli. Dal punto di vista storico si tratta di un esperimento politico unico,
fortemente avversato dalle forze reazionarie e totalitarie, che ricorda, nel tempestoso e millenario mare storico dei regimi politici, per ricorrere a un immagine non proprio originale, una navicella, in precario equilibrio, investita dai venti e onde, talvolta gigantesche, come nel 1939-1945.
I cittadini -scusandoci per queste lunga premessa - sono consapevoli della precarietà della democrazia parlamentare? Probabilmente no, altrimenti voterebbero con maggiore entusiasmo, apprezzando quelle forze politiche che si
riconoscono nei principi delle rivoluzioni liberali, democratiche e parlamentari.
Si
dice, fin dal consolidamento della democrazia parlamentare (quindi nulla di nuovo), che la colpa del "calo di entusiasmo", sia dei partiti. Come replicare? In primo luogo, le forze che aggrediscono i
partiti, sono quelle che discendono ideologicamente dai nemici dell’esperimento
liberal-democratico. In secondo luogo, la critica ai partiti ( che in Italia - terra che ha inventato il fascismo, mai dimenticarlo - ha assunto negli ultimi venticinque anni forma virulenta), anziché favorire la partecipazione, provoca quel fenomeno
di disaffezione, che spinge i cittadini, a disertare le urne. Pertanto,
siamo davanti a un processo circolare, vizioso, più si critica la democrazia
liberale, più i cittadini ritengono inutile votare. E più si aprono le porte ai suoi nemici.
In
particolare, il famigerato luogo comune anti-partitocratico, del “sono tutti uguali, perché votare”,
ignora che la democrazia liberale è un regime politico nato proprio per depotenziare i conflitti, ed
evitare che i cittadini si “scannino” a vicenda. Di qui l'importanza della mediazione partitica. Il che implica un addolcimento dei costumi
politici, attraverso procedure, forme e tempistiche decisionali, che in effetti può essere ritenuto noioso, ripetitivo, sempre uguale
a se stesso. Si tratta, invece,
ripetiamo, di un esperimento unico nella storia, che volutamente ha introdotto
la sobrietà politica nel senso del rifiuto ragionato di ogni forma di eccesso
nei comportamenti politici. Come, ad esempio,
quella trasformazione del nemico in avversario, rifiutata invece da fascisti, nazisti,
comunisti e reazionari.
Sicché, quel che è il suo merito - la sobrietà politica - rischia di trasformarsi in debolezza. Perché i nemici
esistono, soprattutto del sistema liberal-democratico. Come esistono noia e scontentezza, usate dai
suoi avversati come grimaldelli. Non votando e soprattutto votando per i suoi nemici, l'elettore rischia di affondare "la navicella" liberale. Insomma, il rischio è quello dell'autoaffondamento.
Come
uscirne? La parola ai lettori.
Carlo Gambescia