giovedì 22 febbraio 2018

Noia, elezioni e democrazia
La sobrietà politica e i suoi nemici




Perché si  dà grande importanza alla partecipazione al voto?In primo luogo, il voto è presentato, fin dalle rivoluzioni democratiche del  Sette-Ottocento, come espressione fondamentale della libertà politica. In secondo luogo, il voto pone al centro del sistema il cittadino, come fulcro di quel popolo sovrano, quale principio legittimante dal basso (il popolo),  rispetto a una sovranità discendente dall’alto (dio e sostitutivi). In terzo luogo, e parliamo di un  processo storico avvenuto per gradi, il voto, nell’ impossibilità pratica dell’autogoverno diretto, rinvia alla rappresentanza politica dei partiti in parlamento.     
Quali sono  gli avversari del voto libero e della democrazia parlamentare?  I nemici delle rivoluzioni democratiche:  reazionari di ogni tipo, fascisti, comunisti, nazisti. I reazionari  propongono (più che altro proponevano) un ritorno alla monarchia per diritto divino, fascisti e nazisti  a una democrazia organica “di popolo”, senza elezioni parlamentari, ma con plebisciti, su temi  decisi in alto. I comunisti aspirano a una forma di società perfetta, da perseguire attraverso la sostituzione della democrazia rappresentativa con una mai precisata democrazia popolare, saldamente nelle mani però dei burocrati del partito unico.
Il sistema  liberal-democratico e  parlamentare, con radici settecentesche nella Gran Bretagna,   funziona da un paio di secoli. Dal punto di vista storico si tratta di un esperimento politico unico, fortemente avversato dalle forze reazionarie e totalitarie, che ricorda, nel tempestoso e millenario  mare storico dei regimi politici,  per ricorrere a un immagine non proprio originale,  una navicella, in precario equilibrio, investita dai venti e onde, talvolta gigantesche, come nel 1939-1945.
I  cittadini  -scusandoci per queste lunga premessa -  sono consapevoli della precarietà della democrazia parlamentare?  Probabilmente no, altrimenti  voterebbero con maggiore entusiasmo,  apprezzando quelle forze politiche che si riconoscono nei principi delle rivoluzioni liberali,  democratiche e parlamentari.
Si dice, fin dal consolidamento della democrazia parlamentare (quindi nulla di nuovo),  che la colpa del "calo di entusiasmo",  sia dei partiti. Come replicare?   In primo luogo, le forze che aggrediscono i partiti, sono quelle che discendono ideologicamente dai nemici dell’esperimento liberal-democratico. In secondo luogo, la critica ai partiti ( che in Italia -  terra che ha inventato il fascismo,  mai dimenticarlo -  ha assunto negli ultimi venticinque anni   forma virulenta), anziché favorire la partecipazione,   provoca quel fenomeno di disaffezione, che spinge i cittadini, a disertare   le urne.  Pertanto, siamo davanti a un processo circolare,  vizioso,  più si critica la democrazia liberale,  più  i cittadini ritengono inutile votare. E più si aprono le porte ai suoi  nemici.
In particolare, il famigerato luogo comune anti-partitocratico,  del “sono tutti uguali, perché votare”, ignora che la democrazia liberale  è un regime politico  nato proprio per depotenziare i conflitti, ed evitare che i cittadini si “scannino” a vicenda. Di qui l'importanza della mediazione partitica.   Il che implica  un addolcimento dei costumi politici, attraverso procedure, forme e tempistiche decisionali, che in effetti può essere ritenuto noioso, ripetitivo, sempre uguale a se stesso.  Si tratta, invece, ripetiamo, di un esperimento unico nella storia, che volutamente ha introdotto la sobrietà politica nel senso del rifiuto ragionato di ogni forma di eccesso nei comportamenti  politici. Come, ad esempio, quella trasformazione del nemico in avversario, rifiutata invece da fascisti, nazisti, comunisti e reazionari.
Sicché,  quel  che è il suo merito - la sobrietà politica - rischia di  trasformarsi in debolezza.  Perché i nemici esistono, soprattutto del sistema liberal-democratico.  Come esistono noia e scontentezza,  usate dai suoi avversati come grimaldelli. Non votando e soprattutto votando per i suoi nemici, l'elettore rischia di affondare "la navicella" liberale. Insomma, il rischio è quello dell'autoaffondamento.
Come uscirne?  La parola ai lettori.

Carlo Gambescia