martedì 20 febbraio 2018

"Migranti ideologici"...
Laura Boldrini 1 e 2 





Laura Boldrini  appartiene a quel nobile mondo borghese che aspira ad aiutare i più sfortunati. Perché, per dirla con Fabio Fazio, animo non meno elevato,  i più fortunati hanno il dovere di aiutare i meno fortunati. 
Cosa però significhino, esattamente,  sfortuna o fortuna resta difficile dire.  Qui  forse potrebbe aiutare la sociologia. Certo, una angelica sociologia venata di socialismo umanitario,  usa ad imputare alla società ogni colpa, assolvendo l’individuo. Principio, crediamo, sicuramente condiviso da Laura Boldrini.   Del resto, che male c’è? La nobiltà d'animo non può non destare ammirazione, la sociologia dei buoni sentimenti pure. Poi, però si deve essere coerenti.  In primis, sul piano dell'argomentazione.
Allora, una volta ammesso che l’artefice del destino umano sia la società, l’assioma dovrebbe essere esteso a tutti gli “sfortunati”, senza distinzioni di sorta:  dal “migrante”  che ha avuto la sfortuna di nascere  e socializzarsi  nella disgraziata Africa,  al razzista e fascista  che ha avuto la cattiva sorte di  nascere e socializzarsi in un ambiente altrettanto disgraziato, perché nutrito di violenti  pregiudizi.
Si dirà, che un conto sono le guerre e la miseria, un altro i ritratti di  Mussolini e  Hitler appesi nel salotto di casa o del circolo politico.  In realtà,  per l’assioma di cui sopra, anche la ritrattistica andrebbe  considerata  una  forma di violenza verso un individuo, culturalmente esodato,  che non può scegliere  se non tra due dittatori.  Sempre che, ripetiamo,  sia  la società, che circonda, a decidere  per il singolo e non i talenti e le scelte  etiche individuali. Ne discende che  la stessa  “accoglienza”, che giustamente si invoca e promuove per  il “migrante”,   andrebbe estesa al “migrante” ideologico da lidi sbagliati.
Si dirà, che  fascisti e  razzisti, a differenza dei “migranti”, non vogliono essere  “aiutati”. Giusto. Però, se la colpa non è loro, ma della società, come per i “migranti”,   non è buttandoli a mare  che li si aiuta…   
Insomma,  l’umanitarismo sociologico o vale per tutti o per nessuno.  Fuor di metafora, se Laura Boldrini, applica giustamente il metro sociologico al migrante,  non si capisce perché,  in perfetta coerenza argomentativa,  poi non debba  applicarlo  anche  al “migrante ideologico”  fascista.  E qui   si pensi a ciò che Laura Boldrini  ha invece  dichiarato, in quel di Niguarda,  "fucina antifascista" di Milano,  a proposito  del necessario  scioglimento dei gruppi fascisti e soprattutto  sulla natura “agguerrita”  dell' atteggiamento che si deve tenere verso i nostalgici di Mussolini.
Come?  Forse non abbiamo capito?   Se  "sfortunatamente" si  diventa fascisti,  non è più colpa della società?  Sicché,   per dirla, finemente,  con Matteo Salvini,   i “clandestini" ideologici - a questo punto non più sfortunati  migranti  -   "se  ne devono tornare a casa loro" ...   Per farla breve: secondo Laura Boldrini 2,  fascisti si "nasce", non si diventa, mentre secondo Laura Boldrini 1, migranti  si "diventa", non si  "nasce". I conti argomentativi non tornano.
Va ricordato, purtroppo,  che  Laura Boldrini 1 e 2  ha ricevuto gravi  minacce, proprio da fascisti e razzisti.  Il che  può  aver giustamente influito sulla  sua serenità  giudizio. Per carità, siamo dalla sua parte, ci mancherebbe altro.  Però -  ecco il punto -   il  metro di giudizio negativo  usato  da Laura Boldrini 2  per il "migrante ideologico",   sembra essere lo  stesso  usato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni  nei riguardi del  "migrante-scippatore" e del "migrante-spacciatore", tali "per colore di pelle", dunque "per nascita".  Insomma, Laura Boldrini 2 rischia  di ritrovarsi in brutta compagnia.  E di commettere per giunta un altro grave errore. Tecnicamente, si chiama fallacia di composizione (pars pro toto). Detto altrimenti,  fare  di tutta l’ erba un fascio: dal momento che - come detto -  "migrante-scippatore",  "migrante-spacciatore", "migrante-ideologico"  "si nasce", e dunque la "tara" è collettiva,  se scippa, spaccia e  uccide  uno,  scippano, spacciano e uccidono tutti.
In questo modo però,   la colpa finisce per essere imputata  al colore della cute,  in senso letterale o ideologico: dall'adolescente  nigeriano che fuma una canna  al quattordicenne maceratese che fa il saluto romano. Attenzione, ciò non significa che i “flussi dei migranti ideologici” non debbano essere regolati.  Fuor di metafora,   perseguiti. Ci mancherebbe altro. Ma per il  fascista-razzista  che dalle parole  passa ai fatti, già  esiste il codice penale.
A che serve allora  - e qui pensiamo a Laura Boldrini 2 -   evocare  una  teoria cospirativa  della sostituzione in senso contrario? Circa l’esistenza di un complotto, per mezzo del quale si vogliono sostituire ai cittadini democratici i fascisti?  E  invocare leggi e provvedimenti  speciali per contrastarlo?  Le stesse misure eccezionali che   sull’altro  versante evocano fascisti e razzisti contro i “migranti” che di nero hanno solo il colore della pelle?
      
Carlo Gambescia    
                                   

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