Razzismo
Occhio alla polarizzazione (elettorale)...
Si
chiama polarizzazione ideologica tra i partiti. Più è larga più diviene difficile, se non impossibile, governare
un paese, a maggior ragione una democrazia rappresentativa, prolungamento istituzionale dell'idea di politica come arte del possibile.
Si
prenda ad esempio il tema dell’immigrazione. Se si leggono
i programmi politici per le prossime elezioni si
scopre che quelli della destra estrema
e del centrodestra hanno
sposato, grosso modo, lo slogan del “Prima gli Italiani”, mentre il Pd, dedica poche righe alla
questione, come del resto il M5S. LeU, invece, sposa la posizione radicalmente opposta a quella delle destre.
Diciamo
che si va dal fronte rifiuto, che evoca scenari apocalittici (Fn,
CasaPound Italia, Lega, FdI, FI), alla sua
negazione come problema specifico (Pd e M5S), fino alla crescente apertura in nome dell’uguaglianza e della
bontà umana (LeU). Invitiamo i lettori a
documentarsi direttamente presso il sito
del Ministero dell’Interno - cliccando su Elezioni Trasparenti - dove sono depositati i
programmi dei partiti (*). Anche per
verificare l’esattezza delle nostre osservazioni.
Pertanto,
se è vero che le parole,
sociologicamente parlando, sono pietre, il muro tra i partiti rischia di diventare insuperabile come, di conseguenza, quello tra i diversi elettorati.
Le
posizioni più pragmatiche sono quelle del Pd e di Cinque Stelle. Nel programma pentastellato si parla genericamente di “Stop” - attenzione - al
“business dell’immigrazione” (punto 8). Come? Attraverso "rimpatri immediati per gli irregolari" e "10.000 mila nuove assunzioni nelle
commissioni territoriali per valutare in un mese, come negli altri paesi
europei, un migrante ha diritto di restare in Italia o no". Tutto qui. I grillini dicono il meno possibile, per avere le mani
libere.
Il Pd, se la cava invece, chiamando in causa l’Europa e minacciando di “stabilire una correlazione” tra il contributo italiano al bilancio europeo e gli "impegni che i paesi che ricevono quei soldi mettono nella gestione della migrazione" (punto 9). Nessun accenno allo ius soli. Non ci si vuole compromettere. Il che però, come poi vedremo, risulta interessante, meglio promettente.
Il Pd, se la cava invece, chiamando in causa l’Europa e minacciando di “stabilire una correlazione” tra il contributo italiano al bilancio europeo e gli "impegni che i paesi che ricevono quei soldi mettono nella gestione della migrazione" (punto 9). Nessun accenno allo ius soli. Non ci si vuole compromettere. Il che però, come poi vedremo, risulta interessante, meglio promettente.
Naturalmente,
come sta accadendo dopo Macerata, quanto più
il dibattito si polarizza, tanto più le posizioni intermedie
sull’immigrazione, come quelle del Pd e del M5S, rischiano di essere sommerse
da un elettorato, come del resto provano i sondaggi, sempre più decisamente pro o contro l’immigrazione, con
una prevalenza dei contrari, per alcuni
osservatori netta, per altri no.
Insomma,
per le forze tendenzialmente moderate, in particolare il Pd, sull’immigrazione,
non sembra esserci partita
elettorale. Di conseguenza, i partiti
di destra, compresa FI, potrebbero
avvantaggiarsi elettoralmente. E, per contro, la sinistra antirenziana, uscirne penalizzata. Così come potrebbe
risentirne anche il voto pentastellato.
Ovviamente,
non è una buona notizia per l’elettore politicamente di centro. Ma neppure per la governabilità del
sistema politico. Quanto più il
dibattito si inasprisce, quindi si polarizza, tanto più la destra, divisa su tutto il resto ma unita sulle politiche anti-immigrazione,
rischia di vincere per poi non riuscire a governare. Come? Alimentando la pancia di un paese, che sembra credere allo
scenario apocalittico insipientemente tratteggiato da Salvini e dall’estrema destra. Al quale però si risponde con
il giulivo cretinismo umanitario della sinistra dei Grasso.
Certo,
Berlusconi, dopo le elezioni, se i voti lo consentissero, potrebbe sfilarsi e magari
allearsi con Renzi: il “silenziamento”
dello ius soli, potrebbe fare da ponte. Come
tanti altri punti di contatto, ad esempio sulle politiche economiche e del lavoro.
Qui
però si apre un’altra incognita. Quale
potrebbe essere la reazione dei partito mediatico dei giudici a un governo Renzi-Berlusconi?
Carlo Gambescia
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