Macerata, prove tecniche di opposti estremismi
Quanto è bello soffiare sul fuoco
Quanto è bello soffiare sul fuoco
“Il manifesto” soffia sul fuoco. Rimprovera al Ministro dell’Interno, che ha
proibito la doppia manifestazione a Macerata (razzista e antirazzista), di trattare fascisti e
antifascisti alla stessa stregua. Perché la democrazia - si sostiene
- si difende con la democrazia, "e storicamente in Italia, da chi
scende in piazza”. Per in inciso, si tratta dello stesso atteggiamento (nobilitato
come Militant Democracy) che ha spinto la Fondazione Feltrinelli
a cassare la conferenza di Alain de Benoist.
Però, a rigor di logica, anche
Forza Nuova, scendendo in piazza difenderebbe la democrazia… O per “il manifesto” esistono due piazze, una di
sinistra, buona, una di destra o estrema destra, cattiva?
“La
seconda che hai detto”, per dirla con un famoso comico. In realtà, la democrazia, non si difende nelle
piazze, soprattutto se si va armati di bastoni
e con intenzioni pessime, a prescindere da ideologia e colore politico.
E dove e come si difende? In linea di principio la democrazia dovrebbe difendersi
da sola con i fatti del buongoverno, senza agitarsi troppo e
soprattutto senza "agitare" le piazze, rinfocolando vittimismo e scontento. I britannici, che di democrazia se ne intendono (almeno fino alla Brexit), parlano di understatement. Per evitare la canea, serve però senso della misura, o in termini dotti, prudenza
politica: virtù, a dire il vero, che attraversa le più
diverse forme di regime, anche un dittatore, si pensi a Franco, può essere
prudente, Per contro, un leader democratico ritenuto addirittura "cristallino", come John Fitzgerald Kennedy,
può condurre un paese in guerra o sull’orlo del conflitto. Insomma, la cultura della
prudenza, che scorge nella politica
l’arte del possibile, non dipende dal tipo di regime, ma rinvia alla natura caratteriale dei capi e alla formazione-selezione delle élite politiche. Diciamo che è frutto della meritocrazia come del caso.
In
Italia, con la scomparsa a furor di popolo delle classi dirigenti della Prima Repubblica, in primis le
democristiane e comuniste, pur
con tutti i loro grandissimi limiti, la cultura
della prudenza politica, incarnata
prima da figure, di grande
spessore, come Togliatti e De Gasperi, poi di livello
inferiore, ma comunque accettabile, come
Andreotti, Moro, Berlinguer,
è andata scomparendo. Sicché, via
via, un dibattito politico, sempre più povero, alimentato da una cultura
giustizialista, del gioco al rialzo morale, vittima, a sua volta, di un moralismo plebeo, ha progressivamente invaso e aggredito la società come un cancro.
Il che spiega perché la sinistra radicale, quella
ideologicamente più insensata, che nulla ha mai
imparato dalla storia, surroghi l'idea di rivoluzione, finita in soffitta, per ovvi motivi organizzativi, con la democrazia militante che si difende in piazza. In questo modo però, la sinistra "piazzaiola" rischia di fare il gioco della destra fascista e
razzista e degli opposti estremismi. Che senso ha prendersela ingiustamente, come fa "il manifesto", con
Minniti? Ministro che ha
lavorato molto bene. E che sarebbe piaciuto a Togliatti.
Non dimentichiamo, infatti, che il Migliore fu il Guardasigilli che, prudentemente, amnistiò i fascisti. Che all’epoca, numericamente, non erano proprio i quattro gatti di Forza Nuova.
Non dimentichiamo, infatti, che il Migliore fu il Guardasigilli che, prudentemente, amnistiò i fascisti. Che all’epoca, numericamente, non erano proprio i quattro gatti di Forza Nuova.
Carlo Gambescia