Totò e Boncompagni
Gli anti-italiani
Mentre
l’Italia mediatica, soprattutto televisiva, era in piena celebrazione dei
cinquant’anni dalla morte di Totò, si
spegneva anche Gianni Boncompagni…
Potrebbe
essere l’incipit di un racconto,
ambientato nell’ Italia, inizio XXI secolo, dove spuntano i soliti italiani imbronciati che nulla
sanno di Totò e Boncompagni. Oppure, se ricordano qualcosa, scorgono in Totò la ridicola marionetta che al massimo fa ridere nonni rimbambiti. E in Boncompagni - subito con l'indice puntato - “quello delle ragazzine con le cosce al vento".
In
qualche misura, Totò e Boncompagni sono una metafora dell’ingratitudine e del dolce far niente all’ italiana. O meglio, ne sono la nemesi: sono due anti-italiani. E contro quale Italia? Quella di coloro che girarono le spalle al mondo liberale e riformista, per gettarsi nelle
braccia del fascismo. Quella di coloro che stanchi delle parate, ma non del
posto fisso al Ministero delle Corporazioni, presero a calci il corpo di Mussolini.
Quella di coloro che accusarono De Gasperi, il genio politico che ricostruì l’Italia
libera, di aver fatto bombardare Roma. Quella di coloro che tirarono le monetine a Craxi, dopo essere
passati dalla cassa. Quella di coloro, da ultimi, che hanno appeso Berlusconi al palo giudiziario. E Renzi a quello del referendum. E che oggi sbavano per Grillo perché promette il reddito di
cittadinanza.
Un'Italia indolente, piagnona, ignorante, invidiosa
dell'altrui successo. Che vuole essere qualunque cosa, ma sempre con il culo dell'altro (pardon). Ecco l’Italia che riduce Totò a clown goloso di pastasciutta e Boncompagni a pedofilo di complemento. La famigerata “geeente” delle piazze piagnone, che nulla sa, e vuole sapere, di storia. E che soprattutto attende, con le mani in mano, la biblica manna (statale) dal cielo. I cultori del posto sicuro e del "se conosci qualcuno...". Quelli che sognano corporazioni e protezionismo, ma senza guerre e fascismo.
Se
si studiano le biografie di Totò e Boncompagni, oltre al grande talento
personale, si scopre quell’attitudine al rischio
che spinse Totò a passare dalla
rivista al cinema e, in tarda età, quasi cieco, a girare con Pasolini. E Boncompagni osare, insieme al sulfureo Arbore, nell'Italia pedagogica catto-socialista, la via della radicale innovazione con "Alto Gradimento", programma padre e madre di tutte le radio libere. Altro che il piagnone Ligabue...
Pertanto
è giusto celebrarli, come due grandi uomini di spettacolo, liberi, talentuosi e amanti del rischio. E non del reddito di
cittadinanza. Due anti-italiani, insomma.
Carlo Gambescia