lunedì 24 aprile 2017

La puntata de "L'Arena" di Giletti
Gianfranco Fini, l’ora degli avvoltoi…



Voltastomaco.  Nel 2010 io e Nicola Vacca scrivemmo  un libro A Destra per caso, dove si criticava, da posizioni liberali e riformiste, la linea politica di Fini e più in generale  una cultura destrorsa, di derivazione neofascista, incapace di aprirsi alla modernità politica. Critiche dure, ripetiamo, e senza interessati compiacimenti verso le scelte politiche e culturali di Berlusconi(*). Anzi.
Sicché  il libro non venne recensito né dai berlusconiani né dagli anti. Ma non fu adeguatamente commentato neppure dalla stampa di centro-sinistra,  all’epoca schieratissima con Fini contro Berlusconi.   Ovviamente, tutti lo lessero, perché il libro dal punto di vista delle vendite non andò male.  L’unica reazione, in particolare da parte dei  finiani  di Futuro e libertà   fu  di colpirci sul piano delle collaborazioni, contraccolpo che però io e Nicola Vacca non temevamo:  prima la verità politica,  "costi quel che costi",  ci dicemmo. 
Al momento della pubblicazione di A destra per caso, l’affaire  Montecarlo  non era ancora esploso.  In seguito, una volta divampato l'incendio,  pur di far cadere Berlusconi  puntando  sull’aiutino del Presidente della Camera,  Fini venne celebrato,  blandito,  difeso con successo dai pompieri del circo mediatico di centro-sinistra:  si parlò, finiani in testa,   di "macchina del fango", eccetera, eccetera. 
Dicevo voltastomaco. Perché, oggi che Fini politicamente non conta più niente,  gli avvoltoi  di destra e sinistra si sono scatenati.  Si pensi solo a “ L' Arena" di ieri, condotta, in chiave di crocifissione metafisica da un Massimo Giletti in grandissima forma.  Tuttavia,  per quando ne so,  il nostro  Tersite mediatico (in senso concettuale, non fisico) nel 2010, quando Fini era in auge,  si guardò bene  dal dedicare l'intera trasmissione all’appartamento di Montecarlo (**). Del resto, rimane emblematica, ai piedi della croce,  la presenza concentrica di coloro, come  Giannini e Chiocci, oggi concordi nel massacrare Fini, ieri su sponde opposte:  gli estremi si sa, quando dilaga il giustizialismo (pro o contro, non importa), finiscono sempre per toccarsi.  E per far vincere Grillo. Ma questa è un'altra storia.
Insomma, il vero punto sociologico, se si vuole di costume politico,  non è che Chiocci e il “Giornale”,  stando almeno alle ultime cronache giudiziarie,  fossero fin dall'inizio dalla parte della ragione,   ma che oggi, nel momento in cui Fini non serve più a nessuno,  in nome del populismo mediatico lo si può consegnare, ancora prima di una sentenza,  al carnefice giudiziario e al ludibrio popolare, sventolando le bandiere del populismo mediatico.
Quel che poi amareggia - con precedenti illustri che risalgono all'apostolo Pietro  -  è il comportamento  degli ex di  Futuro e Libertà, i sodali  di Fini.  Dove sono finiti?  Perché,  a prescindere dalla colpevolezza o meno dell'ex Presidente della Camera,  invece di  andare a caccia di farfalle su Fb,  non condannano, pubblicamente il fariseismo di Giletti e compagnia cantante?  Vigliacchi. 

Carlo Gambescia