Gli Stati Uniti hanno
sganciato una bomba MOAB, di straordinaria potenza, sull'Afghanistan orientale, nella zona di
Nangarhar, con l'obiettivo di colpire l'Isis
La ricreazione è finita
Non
siamo esperti di politica internazionale né di tecniche militari. Per giunta scriviamo a caldo.
Tuttavia, l’impressione è che con l’uso in Afghanistan, per la
prima volta, della cosiddetta bomba MOAB (Massive Ordnance Air Blast), la più potente tra le convenzionali, una superbomba di profondità (*), Trump stia alzando la posta. La ricreazione
sembra essere finita. E se l' escalation
militare dovesse continuare, il
prossimo obiettivo, qualora non capisse il segnale, potrebbe essere la Corea del Nord.
Che dire? Proviamo con una metafora. Un tempo - prima degli ipermercati periferici - capitava che nei grandi e sfavillanti negozi di giocattoli in centro, un commesso
particolarmente bravo e loquace (tradotto: i consiglieri militari), mostrasse al bambino di turno, ricco e viziato (tradotto: Trump), i giocattoli più belli e più rumorosi
(tradotto: armi sempre più potenti). La storia
finiva con il ragazzino che usciva felice dal negozio, seguito da autista e
maggiordomo, sepolti sotto una montagna di pacchi e pacchetti (tradotto: quel che è successo oggi
a Nangarhar).
Il
punto non è l’uso della forza contro l’Isis, la Siria , la Corea del Nord, insomma l'etica dei princìpi, ma la strategia in quanto tale (l'etica dei mezzi, o se si preferisce della responsabilità). Parliamo dell' l'esistenza, a livello politico, della distinzione tra atto cosciente (delle conseguenze) e puro andamento meccanico delle cose. Trump
ne ha una di strategia? America First! rinvia al mercato elettorale. Per contro, piaccia o meno al presidente statunitense, l’escalation militare parla al mondo. E può provocare reazioni opposte di intensità uguale e/o
superiore. E, cosa più grave, innescare gli automatismi delle alleanze (ad esempio la Cina per la Corea del Nord, la Russia per la Siria ), e quindi delle contro-mobilitazioni. La forza, insomma, rischia di farsa acefala, affidandosi al caso, prendendo però il ritmo dei protocolli militari, quindi della necessità.
Le assicurazione dei generali Usa - ci sembra quasi di vederli all'opera - del tipo “Presidente, non si preoccupi abbiamo sotto controllo la situazione", riguardano gli aspetti militari, non politici e diplomatici, aspetti che impongono, come già notato, argomentazioni, piani e scelte strategiche.
Le assicurazione dei generali Usa - ci sembra quasi di vederli all'opera - del tipo “Presidente, non si preoccupi abbiamo sotto controllo la situazione", riguardano gli aspetti militari, non politici e diplomatici, aspetti che impongono, come già notato, argomentazioni, piani e scelte strategiche.
E Trump ne ha? O crede che basti solo sparare nel mucchio?