sabato 22 aprile 2017

Elezioni presidenziali francesi 2017
Vinceranno i politicamente depressi?



Il primo  turno delle presidenziali francesi  celebrerà la vittoria dei candidati rosso-bruni Le Pen e Mélenchon?  O  si giungerà a  un ballottaggio tra l’eroina dell’ultradestra  e il “globalista”  Macron? O con  il post-gollista (molto post)  Fillon.  Vedremo. I giochi sono aperti. L’incertezza domina.  Il rischio però è  che vincano i politicamente depressi.  Depressione? Si depressione. Per scoprire il perché del termine,  chiediamo al lettore un pizzico di pazienza, insomma,  di arrivare fino  alla chiusa ( o quasi)  dell’ articolo.
Si parte.  Quel che  appare  stupido è l'idea di  chiusura delle frontiere, evocata in particolare da madame Le Pen e  monsieur  Fillon. Ma che  non dispiacerebbe neppure al camarade Mélenchon. Intanto,  è bene che i simpatizzanti italiani del Front National, sappiano che in caso di chiusura  ermetica,  quel che è accaduto negli ultimi  mesi ai confini con la Francia,   rischia di trasformarsi nel nostro pane quotidiano, con campi  abusivi,  cortei umanitari, giudici di sinistra che emettono fatwe,  polizia schierata e così via.  
La chiusura delle frontiere, quale  “sommo atto”  da compiere “in nome di sua maestà la sovranità nazionale”,  implica serie controindicazioni.  Ad esempio:  se a nostra volta  si decidesse di   chiudere -  sono reazioni più che possibili -  ci troveremmo  però  con il Mediterraneo davanti,  aperto a distesa,  perché nessun politico, da Gentiloni e Renzi  a Salvini e Grillo, se la sentirebbe di inviare truppe il Libia per stabilizzare (come si dice, ipocritamente).  Sicché, per farla breve:  flusso inarrestabile verso l'Italia di  immigranti,  migranti, profughi, clandestini, eccetera (tanto il nome non muta la sostanza della cosa...), come prima più di prima,  che dovremo smaltire in loco, come prima più di prima. 
Certo, potremmo sempre respingere i barconi, lasciarli affondare, eccetera. Dopo le dimenticate nefandezze hitleriane,  nulla è più impossibile in  Europa.   Soprattutto se andasse al potere, anche in Italia,  un governo di estrema destra, populista o “sovranista”, gemello politico del Front National. Parliamo di  vigliacchi pronti a infierire  sui naufraghi ma non a fare la guerra  in Libia e su quei fronti, dove combattere può essere politicamente  utile per la difesa dell’Europa.  Nonché, cosa non secondaria, per ridurre, ab origine, i flussi in entrata e così  favorire quei processi di socializzazione-secolarizzazione, ai quali accennavamo  ieri (*).
Il mito delle frontiere chiuse, del  “padroni in casa nostra”,  è impolitico quando  usato per accanirsi  sui deboli e prostrarsi ai piedi dei forti. Quindi contro un finto nemico. Con questo, non vogliamo assolutamente difendere la causa del nazionalismo duro e puro, storicamente parlando di un Mussolini ad esempio, con l’evocazione, a nostra volta, di  un  romantico principio di  coerenza distruttiva. Ci mancherebbe altro. 
Desideriamo invece soltanto  sottolineare il rischio di  un nazionalismo sfibrato, stupido, vigliacco,  da depressi collettivi, ecco il punto. Che potrebbe vincere in Francia,  poi da noi.  Un nazionalismo, oggi ribattezzato sovranismo,  che  crede  basti  chiudersi in casa e non vedere nessuno per stare meglio.  In realtà, nel depresso, l’isolamento è la prima causa di suicidio. In politica, di autodistruzione.   


Carlo Gambescia