Elezioni presidenziali francesi 2017
Vinceranno i politicamente depressi?
Il
primo turno delle presidenziali francesi celebrerà la vittoria dei candidati rosso-bruni
Le Pen e Mélenchon? O si giungerà a un ballottaggio tra l’eroina dell’ultradestra e il “globalista” Macron? O con il post-gollista (molto post) Fillon. Vedremo. I giochi sono aperti. L’incertezza
domina. Il rischio però è che vincano i politicamente depressi. Depressione? Si depressione. Per
scoprire il perché del termine, chiediamo al lettore
un pizzico di pazienza, insomma, di
arrivare fino alla chiusa ( o quasi) dell’
articolo.
Si parte. Quel
che appare stupido è l'idea di chiusura delle
frontiere, evocata in particolare da madame Le Pen e monsieur Fillon. Ma che non dispiacerebbe neppure al camarade Mélenchon. Intanto, è bene che i simpatizzanti italiani del Front
National, sappiano che in caso di chiusura ermetica, quel che è accaduto negli ultimi mesi ai confini con la Francia , rischia di trasformarsi nel nostro pane quotidiano, con
campi abusivi, cortei umanitari, giudici di sinistra che
emettono fatwe, polizia schierata e così
via.
La
chiusura delle frontiere, quale “sommo
atto” da compiere “in nome di sua maestà
la sovranità nazionale”, implica serie controindicazioni. Ad esempio: se a nostra volta si decidesse di chiudere - sono
reazioni più che possibili - ci troveremmo però con il Mediterraneo davanti, aperto a distesa, perché nessun politico, da
Gentiloni e Renzi a Salvini e Grillo, se
la sentirebbe di inviare truppe il Libia
per stabilizzare (come si dice, ipocritamente). Sicché,
per farla breve: flusso inarrestabile verso l'Italia di immigranti, migranti, profughi, clandestini, eccetera (tanto il nome non muta la sostanza della cosa...), come prima più di prima, che dovremo smaltire in loco, come prima più di prima.
Certo,
potremmo sempre respingere i barconi, lasciarli affondare, eccetera. Dopo le dimenticate nefandezze hitleriane, nulla è più impossibile in Europa. Soprattutto se andasse al potere,
anche in Italia, un governo di estrema
destra, populista o “sovranista”, gemello politico del Front National. Parliamo
di vigliacchi pronti a infierire sui naufraghi ma non a fare la guerra in Libia e su quei fronti, dove combattere può essere politicamente utile per la difesa dell’Europa. Nonché, cosa non secondaria, per ridurre, ab origine, i flussi in entrata e così favorire quei processi di socializzazione-secolarizzazione, ai quali accennavamo ieri (*).
Il
mito delle frontiere chiuse, del “padroni
in casa nostra”, è impolitico quando usato per accanirsi
sui deboli e prostrarsi ai piedi dei forti. Quindi contro un finto
nemico. Con
questo, non vogliamo assolutamente difendere la causa del nazionalismo duro e
puro, storicamente parlando di un
Mussolini ad esempio, con l’evocazione, a nostra volta, di un romantico principio di coerenza distruttiva. Ci mancherebbe altro.
Desideriamo
invece soltanto sottolineare il rischio di un nazionalismo sfibrato,
stupido, vigliacco, da depressi collettivi, ecco il punto. Che potrebbe vincere in Francia, poi da noi. Un nazionalismo, oggi ribattezzato sovranismo, che crede basti chiudersi in casa e non vedere nessuno per
stare meglio. In realtà, nel depresso, l’isolamento
è la prima causa di suicidio. In politica, di autodistruzione.
Carlo Gambescia