Renzi e la scuola, come da copione
Fabbrica del consenso ( e di somari)
Le rassicurazioni di Renzi
sulla scuola (che non slitteranno le assunzioni) riassumono sinteticamente la parabola della scuola pubblica negli ultimi due secoli.
Esageriamo? La scuola pubblica, sorta per strappare
giovani e umili anime dai tentacoli della Chiesa -
immagine preferita dall’anticlericalismo ottocentesco - si è trasformata in un "diplomificio": una
fabbrica di somari con pretese sociali. Del resto un pezzo di carta non si nega più a nessuno: negarlo significherebbe incrinare quel consenso sociale fonte di ogni legittimazione politica. Inoltre, per le stesse ragioni utilitaristiche,
la scuola ha contribuito ad assorbire
parte della disoccupazione intellettuale
prodotta dall’ assalto dei ceti medi, post-rivoluzione industriale, affamati di promozione sociale, a un’ università altrettanto permissiva nel concedere titoli accademici. E così la scuola pubblica si è tramutata in una specie di gigantesco ufficio di collocamento... Un bene? Un
male? La qualità non eccelsa degli insegnanti italiani è sotto gli occhi di
tutti... La “sovrapproduzione” di
docenti ha svilito il ruolo sociale dell’insegnante e influito sulla preparazione. E lo stesso vale per la qualità degli studenti. La scuola di massa, è scientifico, contrariamente a quel che pensavano gli
anticlericali di cui sopra, non eleva ma abbassa
il livello medio: di tutti (docenti e studenti). Quindi non è un problema di investimenti ma di Dna... Però non lo si deve dire, perché, se lo si sapesse in giro, i sogni
di promozione sociale potrebbero restare
invenduti… Del resto la logica democratica (come tutte le altre logiche politiche) ha i suoi miti: guai a metterli in discussione. Però poi la logica del funzionamento sociale - delle cose concrete - finisce sempre per vendicarsi.
Per lo Stivale il punto di
discrimine resta il 1968. La
sindacalizzazione a tutti i livelli (insegnanti, famiglie, studenti) viene da
lì. Un progressivo processo di annichilimento, come perdita di qualsiasi, pur residuale, volontà di reazione, che ha trasformato la scuola, da strumento di
selezione dei futuri quadri sociali (almeno sulla carta), in
organismo burocratico e politico, con ciclici sviluppi assembleari, dove tutti sono contro tutti, salvo nell’accusare,
regolarmente, lo stato di inadempienze e
omissioni. Come da copione, democratico. Sorvoliamo sulla qualità dei programmi.
Il che spiega perché Renzi, si preoccupi così tanto delle
assunzioni. Anche l’ex sindaco
fiorentino, come altri Presidenti del consiglio, desidera costruirsi una base elettorale sicura.
Capito? A questo, oggi, serve la scuola: fabbricare consenso, distribuendo a casaccio diplomi e stipendi. E così si va avanti.
Capito? A questo, oggi, serve la scuola: fabbricare consenso, distribuendo a casaccio diplomi e stipendi. E così si va avanti.
Carlo Gambescia
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