mercoledì 4 marzo 2015

Renzi e la scuola, come da copione
 Fabbrica del consenso ( e di somari)




Le rassicurazioni  di Renzi  sulla scuola (che non slitteranno le assunzioni)  riassumono sinteticamente  la parabola della scuola pubblica  negli ultimi due secoli.
Esageriamo?  La scuola pubblica, sorta per strappare giovani e umili  anime dai tentacoli della  Chiesa -  immagine preferita dall’anticlericalismo ottocentesco -  si è trasformata in un "diplomificio": una fabbrica di somari con pretese sociali.  Del resto un pezzo di carta non si nega  più  a nessuno: negarlo significherebbe  incrinare  quel  consenso  sociale  fonte di  ogni legittimazione politica.  Inoltre, per le stesse ragioni utilitaristiche, la scuola  ha contribuito ad assorbire parte della disoccupazione intellettuale  prodotta dall’ assalto dei ceti medi, post-rivoluzione industriale, affamati di promozione sociale,  a un’ università altrettanto permissiva  nel concedere titoli accademici. E così la scuola pubblica si è  tramutata in  una specie di gigantesco ufficio di collocamento...  Un bene? Un male?  La qualità non eccelsa  degli insegnanti italiani è sotto gli occhi di tutti...   La “sovrapproduzione” di docenti ha svilito il ruolo sociale dell’insegnante e  influito sulla preparazione.  E lo stesso vale  per la qualità degli studenti.  La scuola di massa,  è scientifico,   contrariamente a quel che pensavano gli anticlericali di cui sopra,  non eleva ma abbassa il livello medio: di tutti (docenti e studenti).  Quindi non è un problema di investimenti ma di Dna...  Però non lo si deve dire,  perché, se lo si sapesse in giro,  i sogni di promozione sociale   potrebbero  restare invenduti… Del resto  la logica democratica (come tutte le altre logiche politiche)  ha i suoi miti: guai a metterli in discussione. Però poi la logica del funzionamento sociale - delle cose concrete -  finisce sempre  per  vendicarsi.      
Per lo Stivale il punto di discrimine resta il 1968.  La sindacalizzazione a tutti i livelli (insegnanti, famiglie, studenti) viene da lì.  Un progressivo processo di annichilimento, come perdita di qualsiasi, pur residuale, volontà di reazione,  che  ha trasformato la scuola, da strumento di selezione dei futuri quadri sociali (almeno sulla carta), in organismo  burocratico e politico, con ciclici  sviluppi assembleari,  dove tutti sono contro tutti, salvo nell’accusare, regolarmente, lo stato di inadempienze e omissioni. Come da copione, democratico. Sorvoliamo sulla qualità dei programmi.
Il che spiega perché  Renzi, si preoccupi così tanto delle assunzioni.  Anche l’ex sindaco fiorentino, come altri Presidenti del consiglio,  desidera  costruirsi una base elettorale sicura.
Capito? A questo, oggi,  serve  la scuola:  fabbricare consenso,  distribuendo a casaccio diplomi e stipendi.  E così si va avanti.

Carlo Gambescia               

            

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