Il progetto Vox
Mappa
dell’intolleranza?
Ottima, però ne
servirebbe una di destra…
Molto interessante la metodologia delle ricerca:
"Ispirata da esempi
stranieri, con un vasto expertise alle spalle, come la Hate Map della americana
Humboldt State University, la
Mappa dell’Intolleranza italiana ha comportato un vasto
lavoro di ricerca e di analisi dei dati, con il supporto e il coinvolgimento di
ben tre dipartimenti di tre diverse università, tra i più prestigiosi nel
nostro Paese. La prima fase del lavoro ha riguardato l’identificazione dei
diritti, il mancato rispetto dei quali incide pesantemente sul tessuto
connettivo sociale: questa fase è stata seguita dal dipartimento di Diritto
Pubblico italiano e sovranazionale dell’Università degli Studi di Milano; la
seconda fase si è concentrata sull’elaborazione di una serie di parole
“sensibili”, correlate con l’emozione che si vuole analizzare e la loro
contestualizzazione: questo lavoro è stato svolto dai ricercatori del
dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Facoltà di Medicina e
Psicologia, Sapienza Università di Roma, specializzati nello studio
dell’identità di genere e nell’indagare i sentimenti collettivi che si
esprimono in rete. Nella terza fase si è svolta la mappatura vera e propria dei
tweet, grazie a un software progettato dal Dipartimento di Informatica
dell’Università di Bari, una piattaforma di Big Data Analytics, che utilizza
algoritmi di intelligenza artificiale per comprendere la semantica del testo e
individuare ed estrarre i contenuti richiesti. Infine, i dati raccolti sono
stati analizzati statisticamente ed elaborati da un punto di vista
psico-sociale dal team della Sapienza, dando vita alla Mappa dell’Intolleranza."
Si può avanzare l'ipotesi che l’ agenda dei diritti sia decisamente progressista ? Sì. Il che
- attenzione - non significa
sottovalutare la pericolosità dell’odio
sociale verso il diverso. Per carità, va
bene così (nel senso che certi atteggiamenti
vanno sempre segnalati e stigmatizzati). Ma andiamo oltre: quel
che invece non stona e colpisce è l'eccellente flessibilità metodologica degli strumenti euristici impiegati. Aspetto che ci ha subito incuriosito. E spieghiamo perché.
Sarebbe interessante capire quale tipo di mappatura si otterrebbe puntando sull’uso della piattaforma Big Data Analytics (terza fase), ma cambiando l’impianto concettuale, “l’identificazione
dei diritti” (prima fase) e la
conseguente parte semantica,
“l’elaborazione delle parole sensibili” (seconda fase).
Che cosa vogliamo dire? Perché non misurare - non ci stiamo candidando ad alcuna direzione
scientifica - l’intolleranza verso la
famiglia, come unione naturale tra uomo
e donna, verso i valori borghesi
(rispettabilità, decoro, laboriosità,
onestà), verso la patria, verso gli anziani, verso la vita, ovunque si presenti? Chi legge penserà,
ma che razza di diritti sono questi?
Diritti alla… normalità. Certo, sappiamo perfettamente, che la parola è molto discussa, ma ce ne assumiamo la responsabilità in termini di weberiana (e paretiana), onestissima, dichiarazione dei valori dell'osservatore rispetto al fenomeno osservato. Cosa che non tutti gli studiosi tengono in giusta considerazione, quando, come spesso capita, presentano, intenzionalmente o meno, i propri valori come assoluti. Quindi, per tornare sul punto specifico: diritto a una
famiglia normale, diritto ad essere fieri di avere una vita borghese, di
amare la patria, di rispettare i propri
padri e la vita ovunque si manifesti, anche sulla base di principi religiosi condivisi: nel fondo di un letto come nel grembo materno. E senza essere insultati. Come
invece oggi avviene. Insomma, siamo a no davanti a forme di intolleranza?
Si dirà, sono valori di destra. Può essere. Qui però nasce il problema. Perché per realizzare una mappatura del genere - visto che le università sono la
punta di lancia del progressismo -
servirebbe un Think Tank conservatore (quelle cose all’americana). E in Italia
non ce ne sono.
Un volta, posso fare nomi e cognomi, proposi
una cosa del genere ad alcuni
politici: mi risero in faccia…
Carlo Gambescia
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