Partito il Quantitative easing
Draghi, il mago del cortisone...
Senza tanti giri di parole: l’acquisto titoli da parte della Bce (Quantitative easing) è come
un’iniezione di cortisone, di quelle che gonfiano, che "fanno un faccione così". Nel caso, il viso a rischio è quello della liquidità europea, nelle mani delle banche, of course. Il cortisone è un ormone che può alleviare i dolori, in alcuni casi far
guarire, ma alla lunga può provocare danni irreversibili. Il che
spiega, per tornare alle stagnanti acque dell'economia europea, i limiti precisi dei tempi di intervento, non oltre il 2016. Si allentano i cordoni della borsa confidando nell'ipotesi che una più consistente dose di liquidità, gestita dalle banche periferiche, possa
far ripartire tutto l’ambaradan.
Ma come? Innescando, quello che
i manuali alla Samuelson, definiscono il circolo virtuoso: da un lato, basato (in entrata)
sul deprezzamento dell’euro, sull’aumento delle esportazioni, sul calo dei tassi di interesse, dall’altro (in uscita), sui
minori oneri per il debito, sulle maggiori risorse per gli investimenti pubblici e privati, sul rilancio delle vendite, della
produzione, delle assunzioni e dei consumi.
Come abbiamo più volte scritto
non siamo economisti, ne sappiamo solo quanto basta dal punto di vista dell’analisi
sociologica. Diciamo allora che, nel nostro piccolo, formuliamo due previsioni.
La prima: se la strategia di Draghi, una specie di mago del cortisone (se ci si passa la battuta), si rivela giusta il volano della
liquidità, generando inflazione a piccole dosi, può
far ripartire l’economia reale. La seconda: esiste anche il rischio contrario, infatti l’eccesso di
liquidità (il denaro facile) può alimentare l’economia non proprio reale della speculazione finanziaria. Il cortisone-easing, insomma, è l’amico-nemico del malato-economia europea. È
un ormone infido che può guarire come uccidere. Depende. Dall’uso.
A dire il vero, la strategia “cortisonica” non è un’invenzione di Draghi: si tratta di blando keynesismo monetarista, un impianto concettuale che mescola economia dell’offerta e della domanda, un impasto per palati
sottili, che sarebbe complicato spiegare: chiediamo fiducia sulla parola. Draghi però lo ha recuperato, se si vuole reinventato e imposto ai tedeschi: il che è un suo indiscutibile merito (o demerito... perché tutto dipenderà dai risultati, che per essere valutati richiedono, al di là dei titoloni dei giornali di oggi sul "superbazooka di Draghi", ben più di qualche giorno, settimana o mese).
Inoltre, punto importante, se è vero che il "cortisone" monetario dà maggiori garanzie circa il risultato quanto più la scala di intervento è ridotta, è altrettanto vero che tanto più l’economia “cortisonizzata” sarà aperta verso l’esterno quanto più le possibilità di ripresa si faranno più reali ed estese. Tradotto: nei sistemi chiusi (autarchici) i risultati della “cortisonizzazione” si traducono in vantaggi solo per alcuni gruppi sociali garantiti politicamente (burocrati di stato e monopolisti), mentre nei sistemi aperti ( con o di mercato) i vantaggi si diffondono a pioggia su tutta la società. Per dirla brutalmente: nei sistemi politico-economici avanzati (diciamo di terzo-quarto stadio, Organski, docet), il rachitismo sta alla società chiusa come la gagliardia alla società aperta.
Inoltre, punto importante, se è vero che il "cortisone" monetario dà maggiori garanzie circa il risultato quanto più la scala di intervento è ridotta, è altrettanto vero che tanto più l’economia “cortisonizzata” sarà aperta verso l’esterno quanto più le possibilità di ripresa si faranno più reali ed estese. Tradotto: nei sistemi chiusi (autarchici) i risultati della “cortisonizzazione” si traducono in vantaggi solo per alcuni gruppi sociali garantiti politicamente (burocrati di stato e monopolisti), mentre nei sistemi aperti ( con o di mercato) i vantaggi si diffondono a pioggia su tutta la società. Per dirla brutalmente: nei sistemi politico-economici avanzati (diciamo di terzo-quarto stadio, Organski, docet), il rachitismo sta alla società chiusa come la gagliardia alla società aperta.
Perciò l’uscita dall’Euro, da molti invocata, comporterebbe per ogni singolo stato - sempre che non si voglia regredire all'età della pietra - una doppia riedizione, in scala ridotta, della politica “cortisonica” sul piano nazionale e dell' apertura, senza se e senza ma, verso
il mercato internazionale.
Di sicuro, per noi le cose non
andrebbero meglio, anzi. Dal momento
che il peso della competitività sarebbe
ancora più gravoso: a quella extraeuropea
si sommerebbe l’agonismo economico intraeuropeo. Praticamente, una mission impossible per un’ economia come quella italiana priva di grandi risorse naturali, con un debito pubblico fuori controllo, una pressione tributaria elevatissima e dai bassi livelli di produttività. Pertanto, è
giusto segnalare il pericolo dell' eccesso di cortisone, ma è molto più
importante respingere le lusinghe
dei piazzisti del nazionalismo a buon
mercato.
Carlo Gambescia
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