Il libro della settimana: Julius Evola, Il rientro in Italia (1948-1951), a cura di Marco Iacona, Mimesis/Filosofie , Sesto San Govanni (MI) 2014,
pp. 258, Euro 20,00 .
Questo volume (Julius Evola, Il rientro in Italia (1948-1951), Mimesis/Filosofie), a cura
di Marco Iacona, rischia il "silenziamento". E non per
demeriti del libro o del curatore, siciliano (di Catania) colto,
riflessivo, aguzzo. Ma per un
motivo molto semplice: l’Introduzione (86 pagine 86): un uppercut a Evolandia, roba
da getto della spugna. Sicché, conoscendo l’ambiente culturale della destra
radicale, così omertoso da preferire alla spada il veleno della maldicenza, non resta difficile intuire che sulla raccolta, magari dopo averla lasciata annaspare, potrebbero richiudersi le acque... Tradotto:
zero recensioni, rapsodici richiami al curatore, previa sua liquidazione per delitto di
lesa maestà intellettuale nei riguardi del Barone. Sorpreso da Iacona al suo rientro in Italia, emiplegico,
stralunato, incattivito, ostile più che mai al mondo
moderno. E sul punto, causa disastrosa sconfitta bellica, di accingersi a sorseggiare - lui, il futuro "Marcuse della Destra" (Almirante docet ) - l’amaro calice dell’
americanizzazione-sovietizzazione
del mondo: le facce della stessa medaglia, l’anti-Tradizione. Insomma, un Evola, idealmente in piedi, tra le rovine. Ma
in mutande.
In qualche misura, il lettore si ritrova fra le mani due volumi: 1) il saggio a dir poco tranchant di
Iacona , dove si prova a parlare alle anime inquiete, seminando giustifcati dubbi
sulla reale levatura intellettuale del
Maestro, certamente considerevole, ma non al punto
di ascendere ai livelli himalayani
dei grandi protagonisti della filosofia novecentesca, italiani e non; 2) un’ antologia dal retrogusto feticista (solo "n'anticchia" diciamo...), che forse suo malgrado strizza l'occhio ai Tafazzi del saluto romano; dove sono raccolti gli articoli giornalistici (1949-1951, tutti?) di un Evola che si
autobignamizza, alcuni carteggi, nonché gli atti del Processo contro i Far (integrali?). Giudizio
che vide il Barone imputato per apologia di Fascismo; una telenovela: prosciolto,
condannato, amnistiato. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Ciò significa
che al silenzio rancoroso della destra,
potrebbe corrispondere la
chiassosa attenzione della
sinistra. Quindi - caro
Editore - non tutto è perduto.
Chi era Evola? Qui Iacona porge coraggiosamente il petto al plotone di esecuzione, composto di inferociti evoliani, evolomani e quant’altro girava, gira e girerà nel pittoresco mondo della destra antisistemica: «Evola è un italiano-tipo, rispettosissimo delle autorità. Intransigente verso gli altri, generoso verso se stesso. Più fazioso che ribelle. Eccessivo, raramente misurato. A onor del vero, certo inappagamento cronico e un carattere concreto e riflessivo (allo stesso tempo) insaporiscono un anticonformismo di tutto rispetto. Nell’esatto momento in cui discorre di metafisica o tratta argomenti meno impegnativi di rigorosa attualità, per così dire a misura d’uomo (…) Batte numerosi sentieri, “educa” a certa interdisciplinarietà. Non è elegante quanto Scaligero ma più sottile» (p. 13). Così e cosi...
Chi era Evola? Qui Iacona porge coraggiosamente il petto al plotone di esecuzione, composto di inferociti evoliani, evolomani e quant’altro girava, gira e girerà nel pittoresco mondo della destra antisistemica: «Evola è un italiano-tipo, rispettosissimo delle autorità. Intransigente verso gli altri, generoso verso se stesso. Più fazioso che ribelle. Eccessivo, raramente misurato. A onor del vero, certo inappagamento cronico e un carattere concreto e riflessivo (allo stesso tempo) insaporiscono un anticonformismo di tutto rispetto. Nell’esatto momento in cui discorre di metafisica o tratta argomenti meno impegnativi di rigorosa attualità, per così dire a misura d’uomo (…) Batte numerosi sentieri, “educa” a certa interdisciplinarietà. Non è elegante quanto Scaligero ma più sottile» (p. 13). Così e cosi...
E la politica? Qui Iacona ricorre al machete del professor Piero Di Vona, altro sottilissimo studioso anti-mainstream:
« Con Evola siamo ben lontani da quella idea della politica attribuita dagli
storici a Machiavelli, che la vede come
autonoma ed indipendente da altre discipline, compresa la morale. Al contrario
la politica per Evola dipende strettamente dalla sue idee sapienziali,
misteriosofiche o esoteriche, comunque si voglia chiamarle. Insomma quel che si
rischiava era una teocrazia - o qualcosa
di simile - su “modello” precristiano»
(p. 19). Guerre stellari...
Giustificatissima, infine, la staffilata agli esegeti o presunti
tali. Scrive Iacona: « I tifosi considerano Evola leader di una “rivolta contro il mondo moderno” - contro il pensiero liberale - eppure gongolano per gli apprezzamenti
provenienti dal campo nemico (vedi la
citazione ripetuta a più non posso relativa al giudizio di Benedetto Croce
sulla filosofia evoliana). Come se fossero in attesa di legittimazione. o
stesso atteggiamento per quanto riguarda
il processo ai Far. L’odiata democrazia manda assolto - in primo grado - un
acerrimo nemico? O la democrazia
non è nemica o l’assoluzione
solleva non pochi dubbi. Sia come sia,
per gli evoliani quello pronunciato il
20 novembre 1951 non dovrebbe essere un giudizio accettabile. Ma è vero il
contrario: le vie degli evoliani se non infinite sono senza dubbio incomprensibili»
(p. 86).
E il secondo libro
(gli articoli pubblicati,
eccetera)? Mah… Più o meno, come
accennato, Evola, traduce
giornalisticamente, in pillole, come
nota anche Iacona, il suo pensiero
maturato e pubblicato nelle corpose
opere di filosofia storica e politica scritte nei due decenni precedenti. Chi già lo conosce, non vi troverà
nulla di particolarmente originale ( a parte gli atti del processo). Chi invece non lo conosce ancora, potrà
giovarsi di un reader evoliano. Fermo restando l'interesse di alcune tracce intuite da Iacona, come nelle pagine dedicate al corpo a corpo tra Rivolta
contro il mondo moderno e Orientamenti:
due must filologici ( e ideologici) da approfondire.
Quel che forse manca - non è una critica - è l'estensione a Evola e al mondo del
radicalismo di destra tra gli anni
Quaranta e Cinquanta, della "formula" Schivelbusch (La cultura dei vinti, il
Mulino 2003, pp. 7-38 ). Non che Iacona non provi: nomi, ambienti, tic, divisioni ideologiche, sono ben delineati: il quadro rimane comunque ricco e interessante. Però... Cosa intendiamo dire? Che Evola & Co., forse andavano indagati puntando su una organica interazione, caso per caso, tra le posizioni pubblicistiche e ideologiche degli "sconfitti" e gli schemi proposti dallo storico tedesco in argomento: del
“paese dei sogni” ( “Finalmente liberi”); del “risveglio” ( “Il nemico ci ha
traditi”); “Vittorie immeritate” (sempre del nemico); dello “Sconfitti sul campo ma vincitori morali”
(quale fede nella propria superiorità); “Della vendetta e della revanche rispetto alla resa
incondizionata” (“Pagherete tutto!”); “Del rinnovamento (morale) e della necessità di apprendere la dura
lezione impartita dal vincitore”.
Sarà per un’altra volta.
Carlo Gambescia
Mah, caro Carlo, fare le pulci a Evola è sport castrante. Fare un'analisi del suo pensiero, che poi sarebbe un mix di tradizionalismo+intuizioni personali+idealismo, è certamente lecito contro tutte le scolastiche. E' pur vero che in certi ambienti tradizionali italiani si cerchino sempre attestati di legittimità, che trovo decisamente icomprensibili, contraddicendo il punto di partenza della Tradizione, fatto di assiomi e istanze oracolari. Idee senza parole, direbbe Furio Jesi. Quindi possiamo discutere se Evola sia stato più o meno fedele ai principi, dove abbia scantonato, quanto della sua equazione personale possa aver influito sulle idee archetipali all'origine della sapienza, ecc. ecc.. del resto lo stesso Guènon considerato un iniziato dagli stessi ambienti, non di rado si contraddice e deve al suo pessimo carattere (checché se ne pensi, soggettivo lo è sempre stato) certe prese di posizione che nulla hanno a che vedere con stati dell'essere elevati. Siamo uomini, fragili e incostanti che possono comunque incarnare ideali elevati. Evola (lessi un suo articolo sul Roma dove criticava il cantante Bing Crosby) che in tempi difficili non prese nemmeno la tessera fascista e tentò di influire magicamente sugli eventi, è un gigante, pur con tutte le sue fisime e incongruenze, rispetto a uomini passati poi alla storia come fini intellettuali, sempre pronti a salire sul carro dei vincitori. Leggerò senza altro il libro di Iacona, ma quel che per me conta è che nel '900 ci siano state persone che tentarono di ristabilire una forza spirituale, evocarla nuovamente, pur considerando limiti e personalismi. L'atto assoluto abbisogna di una potenza assoluta da cui generarsi, a noi non resta altro che metterci la carne e lo spirito per mantenere il segnale integrale, anche con tutti i rumori di fondo. Oggi c'abbiamo Mattteo Renzi e Umberto Eco, Scalfari e Paolo Flores d'Arcais, Vito Mancuso e Odifreddi. Avercene ancora di uomini come Evola, Scaligero, de Giorgio, Panunzio.
RispondiEliminaGrazie Angelo dell'intenso ed equilibrato commento. Al quale non mi sento ( e non posso) aggiungere altro. Un caro saluto!
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