Claudio
Ughetto, Nuova Destra e teoria del Gender
Discorso
sul metodo
Ringraziamo
Claudio Ughetto (nella foto) per l’attenzione che riserva ai nostri scritti. La sua
stima - sincera -
è un onore. Claudio scrive molto ma pubblica poco. Il che non sempre è un male, soprattutto
oggi. Perfezionista, ragionatore è un agguerrito scalatore solitario dell’animo umano. Anche della mente. Forse, soprattutto della mente (il cervello è
un’altra cosa…).
Non faccio dell’ironia: i posteri, un
giorno, potrebbero riscoprirlo. Conservi
con cura le sue carte.
Ieri ci ha colpito una sua osservazione sulla
nostra comune esperienza politica e culturale:
“Credo che non sarei arrivato a un così
drastico distacco dalla cosiddetta Nuova Destra, pur nella inevitabile
differenza di alcuni punti di vista, se non fosse stata per questa recente
insistenza sul complotto omosessualista e gli sprechi di carta sulla teoria del
Gender. Dopo anni e anni di università e saggi folgoranti, l'imbarazzante
trincerarsi in una battaglia di retroguardia che si poteva lasciare ai
cattolici fondamentalisti”
Giusto. Criticare la teoria del Gender (antimetafisica e ipersociologica per eccellenza),
dopo aver difeso il politeismo
cognitivo (altrettanto viralmente decostruttivista) è
profondamente contraddittorio. Parliamo di pre-assunti epistemici, quindi voliamo alto: non ci interessa la telenovela metapolitichese. Come giustamente intuisce Claudio: sono
battaglie da monoteismo cognitivo. Non entriamo nel merito dei contenuti. La
nostra è un’osservazione di metodo.
Sui “saggi folgoranti”, visti con gli occhi di
oggi, avremmo però qualcosa da ridire. Sulle logiche del capitalismo,
i francofortesi (certo, li si deve conoscere a fondo…) hanno
praticamente detto tutto, dopo Marx si intende . L’originalità filosofica - e
sottolineo filosofica - della ND (francese, in pratica solo di Alain,
praticamente nullo l’apporto della ND italiana), consisteva
all’epoca - pensiamo in particolare alla fine degli anni Ottanta inizio
Novanta, età aurea - nell’avere tentato di coniugare, partendo da destra (qui l'originalità "intraspecifica"), Heidegger e Marx (riletto attraverso le lenti
francofortesi) in un’ottica postmoderna, in chiave relativistica, una “bomba
cognitiva”: la sociologia di Marx con la critica alla metafisica di Heidgger (sul ruolo di Preve, pensatore fortemente contaminato da Hegel, per ora sospenderei il giudizio). Insomma, anche
qui però, preferiamo non entrare nel merito dei contenuti: solo metodo e coerenza nel metodo.
Sicché perso il metodo, perso tutto. Il che
spiega certe battaglie di retroguardia. Soprattutto di coloro che le battaglie di avanguardia le avevano combattute, più di trent'anni fa, lavorando di soffietto.
Carlo
Gambescia
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