Arma dei Carabinieri (*)
Nucleo di Polizia Giudiziaria di [omissis]
VERBALE DI INTERCETTAZIONE DI CONVERSAZIONI O COMUNICAZIONI
(ex artt. 266,267 e 268
C .P.P.)
L'anno 2015, addì 22 del mese di gennaio, in [omissis] presso la sala ascolto sita al 6o piano
della locale Procura della Repubblica, viene redatto il presente atto.
VERBALIZZANTE
M.O Osvaldo
Spengler
FATTO
Nel corso dell'attività tecnica di indagine svolta nell'ambito del p.p.
n. 19195105 R.G.N.R. -R.R.I.T. nr. 272107, [Operazione “PANNA PULITA”, N.d.V.] è
stata intercettata, in data 20/01/2015 ore 18.09.36, una telefonata intercorsa dall'utenza
n. 335*** in uso a SPINACCI LEONIDA [noto
come “Il Re della Panna Montata”, N.d.V.] , in atti del procedimento
generalizzato, sull'utenza n. 334*** in uso a CIPOLLINI GIOVANNI [Presidente di Corte d’Appello presso il
Tribunale di omissis, ”, N.d.V.], contraddistinta dal progressivo
nr. 74.
Si riporta di seguito la trascrizione integrale della conversazione su
menzionata:
[omissis]
SPINACCI: “Tu dirai che sono
un coglione.”
CIPOLLINI: “Ma dai, Leo…”
SPINACCI: “Eppure guarda,
Giovanni, non me ne frega niente. Niente, zero, meno di zero.”
CIPOLLINI: “Da quanto ci
conosciamo? Eh? Lo sai che a me puoi dire tutto.”
SPINACCI: “Non c’è un cazzo
da fare, ‘sta ragazza mi ha preso, cosa vuoi che ti dica.”
CIPOLLINI: “Che ragazza?”
SPINACCI: “Non la conosci. Ha
25 anni, ti rendi conto?”
[lunga pausa]
CIPOLLINI: “Leo? Leo, sei
ancora lì?”
SPINACCI: [profondo sospiro] “Con quegli occhioni da
cerbiatta…e quando sorride? Quando sorride, Giovanni, si vede il suo dentino
storto, mi fa una tenerezza…e poi intelligente, cosa credi?”
CIPOLLINI: “Ma veramente io
non…”
SPINACCI: “Intelligente ti
dico! Ci si può parlare di tutto, non so, anche dell’azienda…di quello stronzo
di mio figlio, lo sai quanti casini mi fa, bè, ecco, se ne parlo con lei mi
sembra…[pausa] Dai, dimmi la verità.
Pensi che sono un coglione.”
CIPOLLINI: “Hai presente
Tolstoj?”
SPINACCI: “Chi cazzo è ‘sto
Tolstoj? Non ci lavoro io coi russi. ”
CIPOLLINI: “Ma no, lo scrittore,
sai Guerra e pace…”
SPINACCI: “Ah sì, ho visto il
film. Ma che…”
CIPOLLINI: “Secondo te era un
coglione Tolstoj?”
SPINACCI: “Ma non lo so, cosa
me ne frega…”
CIPOLLINI: “NON era un coglione,
era uno scrittore immenso. Bè: a ottant’anni, Tolstoj si è messo a correre
dietro a una sedicenne.”
SPINACCI: “Grazie! Avrei
ottant’anni io?”
CIPOLLINI: “Per dire. Lo so
quanti anni hai, eravamo in classe insieme. Voglio dire che in queste cose,
l’età non c’entra niente.”
SPINACCI: “Sì, è vero. [pausa] Mi piace troppo, Giovanni. Questa
settimana l’ho vista quattro volte, ti rendi conto? E quando torno a casa,
canto! Canto…”
CIPOLLINI e SPINACCI [in coro] “Volareee…oh oh…cantare, oh oh oh oh…”
[risate]
CIPOLLINI: “E allora ti fa
bene, no? Dai, Leo! Goditi un po’ la vita, perché ti fai il sangue amaro?”
SPINACCI: “Sai come la
chiamo?”
CIPOLLINI: “Come la chiami?”
SPINACCI: “Fiamma, la chiamo.
Lei si chiamerebbe Pamela, ma Fiamma mi sembra più… perché mi…non so, mi
accende dentro un…”
CIPOLLINI: “Bella la
giovinezza, eh Leo?”
SPINACCI: “Cazzo se è bella! Mi
fa una pippa, la cocaina, mi sento come…”
CIPOLLINI: “Eh…[sospiro]
SPINACCI. “ [lungo sospiro] Eh. Sai cosa?
CIPOLLINI: “Cosa?”
SPINACCI: “Mi piacerebbe
fartela conoscere. Cioè, con discrezione, eh? Per poterne parlare con te, che
sei un amico…Anche per lei, che in questa situazione un po’ così, sai…”
CIPOLLINI: “Certo, capisco.”
[pausa]
SPINACCI: “Bè, che ne dici?”
CIPOLLINI: [pausa]
“E per il…?”
SPINACCI: “Duemila.”
CIPOLLINI: “Però.”
SPINACCI: “Vale la pena,
Giovanni. Stai tranquillo che vale la pena.”
CIPOLLINI: “Va bè, se me lo
garantisci tu…”
SPINACCI: “Mi ringrazierai.
Ce l’hai un pezzo di carta?”
CIPOLLINI: “Dai.”
SPINACCI: “338*** [omissis] Però, Giovanni…”
CIPOLLINI: “Dimmi.”
SPINACCI: “Non la chiamare
Fiamma. Fiamma…”
CIPOLLINI: “…Per chi mi
prendi? Fiamma è tua.”
SPINACCI: “Sei un amico. Mi
ha fatto bene, questa chiacchierata.”
CIPOLLINI: “Ma dai! Cosa ci
stanno a fare gli amici?”
Letto, confermato e
sottoscritto
L’UFFICIALE DI P.G.
M.o Osvaldo Spengler
(*) "Trattasi" - tanto per non cambiare stile, quello della Benemerita... - di ricostruzioni che sono frutto della mia fantasia di autore e commediografo. Qualsiasi riferimento a fatti o persone reali deve ritenersi puramente casuale. (Roberto Buffagni)
Chi è il Maresciallo Osvaldo Spengler? Nato a Guardiagrele (CH) il 29 maggio 1948 da famiglia di antiche origini sassoni (carbonai di Blankenburg am Harz emigrati nelle foreste abruzzesi per sfuggire agli orrori della Guerra dei Trent’anni), manifestò sin dall’infanzia intelletto vivace e carattere riservato, forse un po’ rigido, chiuso, pessimista. Il padre, impiegato postale, lo avviò agli studi ginnasiali, nella speranza che Osvaldo conseguisse, primo della sua famiglia, la laurea di dottore in legge. Ma pur frequentando con profitto il Liceo Classico di Chieti “Asinio Pollione”, al conseguimento della maturità con il voto di 60/60, Osvaldo si rifiutò recisamente di proseguire gli studi, e si arruolò invece, con delusione e sgomento della famiglia, nell’Arma dei Carabinieri. Unica ragione da lui addotta: “Non mi piace far chiacchiere .” (Com’è noto, il carabiniere è “uso a obbedir tacendo”). Mise a frutto le sue doti di acuto osservatore dell’uomo in alcune indagini rimaste celebri (una per tutte: l’arresto dell’inafferrabile Pino Lenticchi, “il Bel Mitraglia”). Coinvolto nelle indagini su “Tangentopoli”, perseguì con cocciutaggine una linea d’indagine personalissima ed eterodossa che lo mise in contrasto con i magistrati inquirenti. Invitato a chiedere il trasferimento ad altra mansione, sorprese i superiori proponendosi per la sala ascolto della Procura di ***. Richiesto del perché, rispose testualmente: “Almeno qui le chiacchiere le fanno gli altri.”
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Chi è il Maresciallo Osvaldo Spengler? Nato a Guardiagrele (CH) il 29 maggio 1948 da famiglia di antiche origini sassoni (carbonai di Blankenburg am Harz emigrati nelle foreste abruzzesi per sfuggire agli orrori della Guerra dei Trent’anni), manifestò sin dall’infanzia intelletto vivace e carattere riservato, forse un po’ rigido, chiuso, pessimista. Il padre, impiegato postale, lo avviò agli studi ginnasiali, nella speranza che Osvaldo conseguisse, primo della sua famiglia, la laurea di dottore in legge. Ma pur frequentando con profitto il Liceo Classico di Chieti “Asinio Pollione”, al conseguimento della maturità con il voto di 60/60, Osvaldo si rifiutò recisamente di proseguire gli studi, e si arruolò invece, con delusione e sgomento della famiglia, nell’Arma dei Carabinieri. Unica ragione da lui addotta: “Non mi piace far chiacchiere .” (Com’è noto, il carabiniere è “uso a obbedir tacendo”). Mise a frutto le sue doti di acuto osservatore dell’uomo in alcune indagini rimaste celebri (una per tutte: l’arresto dell’inafferrabile Pino Lenticchi, “il Bel Mitraglia”). Coinvolto nelle indagini su “Tangentopoli”, perseguì con cocciutaggine una linea d’indagine personalissima ed eterodossa che lo mise in contrasto con i magistrati inquirenti. Invitato a chiedere il trasferimento ad altra mansione, sorprese i superiori proponendosi per la sala ascolto della Procura di ***. Richiesto del perché, rispose testualmente: “Almeno qui le chiacchiere le fanno gli altri.”
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