Da domenica 29 marzo, lancette avanti di un’ora
A che serve l’ora legale?
Domenica notte torna l’ora legale.
Ogni anno, chi scrive, si pone la stessa
domanda: ma a che serve l'ora legale? E in tempo di pace? Una misura che ci riporta indietro alle due
guerre mondiali? Quando si doveva canalizzare tutta l’energia
nello sforzo militare?
L’ora legale è un residuato bellico. Sul serio. Un rottame che sconvolge, come comprovato dagli studi medici, le lancette biologiche dell'uomo, senza
influire in maniera rilevante, in termini di risparmi crescenti, sulle attività economiche (*). Per dirla brutalmente: una pericolosa
buffonata paternalistica che pretende, in nome
del bene comune, di dettare il corso della vita umana, allungando e accorciando
la durata delle giornate. Un misura degna di quel centralismo, come dire, sadico, largamente praticato dall’Unione Europea.
Eppure i cittadini non protestano.
Perché? Masochismo. Dove c’è un
carnefice, c’è una vittima, che in qualche modo autogiustifica la sua condizione: “ È per
il nostro bene”, “Si fa così, perché si
è sempre fatto così”, e via discorrendo. Purtroppo, l’idea di bene comune è una pericolosa scatola
vuota: la si può riempire di qualsiasi cosa.
Facilita il centralismo politico. Che, a sua volta, disabitua alla libertà, al rischio, alla
responsabilità individuale, favorendo l’obbedienza sociale, anche verso autorità
politiche indegne di meritarla. E così il
cerchio si chiude.
Ciò però dovrebbe far riflettere sul perché della
costruzione delle piramidi. Perché meravigliarsi della mansuetudine bovina degli
antico popolo egiziano. Anche le piramidi come l’ora legale, erano rivolte all’edificazione simbolica di una
qualche idea di bene comune. Che poi tale idea, rinvii alla grandezza riflessa di un faraone o al potere eccessivo di un pugno di burocrati
europei, autoproclamatisi, servitori del bene comune, indica solo che i meccanismi dell’obbedienza collettiva non conoscono frontiere storiche. Insomma, fanno a meno delle lancette dell’orologio…
Carlo Gambescia
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