mercoledì 10 gennaio 2024

L’uomo è antiquato

 


La vera domanda non è se il saluto romano sia o meno una forma di apologia del fascismo.

Allora qual è? Presto detto. Perché a settantanove anni dal 25 aprile i fascisti sembrano essere ancora tra noi?

Allo studioso di metapolitica interessano i fenomeni di lunga durata.

In realtà i fenomeni politici non hanno una durata standard. Alla millenaria monarchia si guarda ancora oggi con fiducia. Esistono tuttora sostenitori dell’idea imperiale, incarnatasi, da ultima, nelle figure di Napoleone e Hitler.

Perciò il fascismo, sotto l' aspetto delle forma istituzionale, è l’ultimo arrivato.  Del resto è stato sconfitto sul campo, con le armi, non per dissoluzione interna, cioè per esaurimento interiore in un’epoca di pace.

Quindi idea e pratica fasciste non possono non esercitare quel fascino misterioso, soprattutto sul piano collettivo, di una promessa mancata, che può reincarnarsi improvvisamente in un capo, inviato dalla provvidenza.

Il fascismo su chi può esercitare questo fascino? Intanto su milioni di elettori che disprezzano la modernità politica, economica, culturale. Si pensi ai tanti nemici del parlamento. Ma anche ai nemici del capitalismo. Per non parlare dei nemici dell’individualismo. Tutti insieme non sono pochi.

Inoltre l’odio verso la modernità è capillare e trasversale perché abbraccia l’elettorato di destra e di sinistra. E questo è un altro elemento di successo: l’idea e la pratica fasciste uniscono i nemici della modernità.

Abbiamo definito il fascismo ultimo arrivato. In realtà non è proprio così.

Non è un battuta: l’uomo per millenni non è stato moderno. La modernità compiuta (liberalismo, capitalismo, individualismo) su un periodo di cinquemila anni di storia documentata ha appena duecento anni di vita. Sotto questo aspetto il fascismo novecentesco – tesi del resto difesa da alcuni pensatori tradizionalisti legati al totalitarismo fascista e nazista – non sarebbe che l’ultima incarnazione di un pensiero gerarchico, autarchico, olista che ha alle spalle – semplificando – i precedenti quattromilaottocento anni.

Ciò significa che sul piano dell’antropologia culturale, quindi delle strutture mentali e comportamentali profonde, l’uomo moderno rappresenta, per ora, l’eccezione non la regola.

Ovviamente i fascisti, attribuendo valore a ciò che dura solo perché dura, guardano con favore alla restaurazione di valori secolari. In questo senso si potrebbe parlare, come ritengono alcuni pensatori reazionari, di un fascismo che intercetta i valori della tradizione (gerarchica, autarchica, olista), per opporsi ai valori della modernità (liberalismo, capitalismo, individualismo). Un fascismo, ricordiamo, momentaneamente sconfitto nel 1945.

Per rispondere alla domanda iniziale, i fascisti sono ancora tra noi perché, nonostante tutto, l’uomo è antiquato, ma non nel senso di Anders del presunto complesso di inferiorità verso la tecnica. L’uomo è antiquato perché ha bisogni obsoleti che entrano inevitabilmente in conflitto con la modernità.

Bisogni che il fascismo si propone di intercettare e rivitalizzare. Reinventando. Ad esempio, il saluto romano, sebbene gli storici non siano d’accordo, ha almeno duemila anni. Gerarchia, autarchia, olismo rispondono a bisogni gregari, di sicuro illiberali, ma comunque avvertiti sul piano collettivo per millenni. Di conseguenza, liberalismo, capitalismo e individualismo sconvolgono quel bisogno di sicurezza che è alla base dei bisogni gregari.

Perciò siamo appena agli inizi della modernizzazione, tra frenate e contraccolpi. La lotta rischia di farsi sempre più dura. Perché l’uomo è antiquato, purtroppo. Insomma, teme la libertà. Alla quale preferisce la sicurezza. E per secoli ha chinato la testa pur di sopravvivere.
Certe cattive  “abitudini”, se ci si passa la battuta, non cambiano da un giorno all’altro.

Sotto questo aspetto, quando il Ministro Piantedosi, sui saluti romani, parla di comportamento che “suscita indignazione, contrario alla nostra cultura acquisita” e di “indignazione trasversale” precipita veramente nel pigmeismo intellettuale.

Certo, ragionare per millenni è faticoso, la metapolitica non è facile da digerire. Però questo è lo stato delle cose.

Carlo Gambescia

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