Il fascismo è mai esistito? Perché anche il sottoscritto incomincia a dubitare della cosa. Nera nella fattispecie. Probabilmente si colgono i primi i frutti velenosi di un anno e mezzo di governo dell’estrema destra.
Un passo indietro. Dalla legge Scelba fino alla Mancino, la punibilità o meno del saluto romano era legata alla decisione definitiva ( o quasi) del giudice, che poteva collegarla o meno al “tentativo di riorganizzazione del partito fascista”. Quando si verificava quest’ultima condizione scattavano le sanzioni. Quasi mai. Ma era la paciosa Italia democristiana.
Ora la Cassazione formalizza il fatto, crediamo per la prima volta, che nelle cerimonie, ad esempio come quella di Acca Larenzia, non c’è reato di riorganizzazione, quindi il saluto romano si può fare.
Ovviamente, e qui l’errore fu di Scelba, “riorganizzazione” può significare tutto e niente al tempo stesso: dipende sempre dai giudici. E, cosa più importante, dal governo in carica, se pro o contro. Inoltre, se non erriamo, le aggravanti previste dalla legge Mancino, scattano solo quando e se sussiste l’ indefinibile concetto di riorganizzazione del partito fascista.
Sì, è vero che esiste la divisione dei poteri: il famoso giudice a Berlino, incorruttibile, disposto a opporsi, se illegali, anche alle decisioni del re. Però il fiuto conformista del magistrato “medio” per l’aria che tira resta superiore a quello del cane da tartufi…
Per fare solo un esempio (anche per capire quello che c’è sotto il saluto romano), il desiderio di quieto vivere permise nel novembre del 1925 che il saluto romano fosse introdotto dal nascente regime fascista come obbligatorio nelle amministrazioni civili dello stato. Sicché, allora, non ci fu nessun giudice a Berlino…
Detto altrimenti: il saluto romano, lugubre simbolo di una feroce dittatura, da oggi entra ufficialmente nel cerimoniale del partito fascista disorganizzato. Non è una battuta. Solo una triste constatazione.
Del resto le cose non potevano non andare così, soprattutto con un governo di estrema destra e un clima politico indotto che tende a irridere l’antifascismo, riconducendo sul piano inclinato dell' incomprensione, da parte di una sinistra dipinta come dedita a pasteggiare a champagne, della simpatica dittatura di un gruppo di goliardi in camicia nera.
Inciso: l'antifascismo, soprattutto se declinato in chiave comunista e neocomunista, non è mai entrato nelle nostre corde. Però esistono momenti in cui si deve scegliere: o di qua o di là. Momenti in cui, per parafrasare Croce, non possiamo non dirci antifascisti.
La verità è che si è varcato una specie di Rubicone politico. Piano piano, come quando i cristiani si presero l’Impero romano e cominciarono a chiudere i templi pagani, così l’estrema destra, ora al governo, sta iniziando, senza fare troppo rumore, a mettere in sordina tutti i simboli dell’antifascismo, sovrapponendovi i propri.
Altro particolare storico interessante: ai padri della chiesa, quando si chiedeva dei pagani, rispondevano che non erano mai esistiti. Erano cristiani senza saperlo: uomini in attesa della Buona Novella.
Ecco, in questo momento, noi "pagani", liberali e antifascisti, siamo tutti fascisti senza saperlo.
Carlo Gambescia
Roberto Chiarini sosteneva, vado a memoria, che la cosiddetta "legge Scelba" fu il sottile tentativo, riuscito, elaborato dalla Dc per presentarsi al contempo come partito anticomunista e antifascista, sottraendo in tal modo voti a destra a nostalgici monarchici e missini (si veda il suo Destra italiana).
RispondiEliminaPer quanto riguarda la situazione attuale, penso invece sia un portato di afascismo anticomunista, che ha avuto inizio nei primi anni Ottanta con grossolani revisionismi e socialismi tricolori, e che ha portato tutte, e sottolineo tutte, le culture politiche della prima Repubblica ad essere inadeguate ai tempi nuovi, e fatalmente le ha relegate all'opposizione. Biagio De Giovanni aveva anticipato queste tendenze in un libro Marsilio di qualche anno fa intitolato significativamente A destra tutta. Saluti
Grazie del commento Massimo. Può essere. Chiarini che apprezzo, anche se ultimamente mi sembra aver cambiato idea sull'estrema destra, parlò, e giustamente, a proposito del passaggio dal Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale di " integrazione passiva". Con la Meloni e Fratelli d'Italia si è fatto addirittura un passo indietro verso il Movimento Sociale. Io però ritengo, che pur essendo deficitarie sul piano del liberalismo, le culture politiche italiane (e non solo dagli anni Ottanta) non siano responsabili (o comunque non del tutto) dell' "integrazione passiva", perché abbiamo un'estrema destra, dall'Msi a FdI, che ha sempre rappresentato un corpo estraneo: quindi impossibilità oggettiva di comunicare. Un "brutto cliente" per la demcrazia... Di qui l' "assolo" sul saluto romano che va avanti da ottant'anni. Roba che un "integrato" neppure si sogna. "Questi signori" sono impermeabili alla democrazia liberale. La praticano, quando la praticano, con riserva mentale. Da sempre. Abbiamo "inventato" il fascismo e ancora ne paghiamo le conseguenze... Una disgrazia storica.
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