sabato 20 gennaio 2024

Le privatizzazioni di Giorgetti: roba da ridere, altro che Italia in vendita…

 



“La Repubblica” oggi apre il fuoco sulle privatizzazioni annunciate dal ministro Giorgetti. Quanta polvere da sparo per uccidere un ragnetto .

Il titolo è roba da rivista ciclostilata, estremista, con diramazioni a destra e sinistra, sociali ovviamente: “L’Italia in vendita”.

Quando si va il leggere il progetto di Giorgetti si scopre che si tratta di microquote di aziende di stato, Eni e Poste, eccetera.  Roba da ridere. Come l’imitazione della Raffaele della Venezi, la direttrice d’orchestra dal passo romano.

Si parla di introiti per 20 miliardi. Ora se si pensa che il debito pubblico a ottobre 2023 era intorno ai 3 mila miliardi, si può capire l’inutilità di un’ operazione, che ha il valore di una riverniciatina liberista, anzi una passata con lo straccio di polish auto. Giusto per prendere per il naso la pubblica opinione, ignorante di economia ma che chiede al governo di fare qualcosa di liberale. Insomma  giochi di prestigio politici. Roba tipo il Nerone di Petrolini. “Bravo-Grazie”…

Attenzione: sempre ammesso e non concesso che Giorgia Meloni, zarina e statalista di ferro, all’ultimo minuto non blocchi tutto, per accontentare i suoi simpatici camerati corporativisti.

Quindi “Repubblica” fa pura e semplice e propaganda. Per giunta diseducativa. Perché fornisce un “assist”, per dirla in gergo calcistico, agli statalisti di destra e sinistra. E questa sarebbe la sinistra illuminata e… liberale.

Sul piano tecnico, per i possibili investitori esteri – “i lupi di Davos”, secondo la mitologia rossobruna – le micro-offerte italiane, per fare un esempio, hanno lo stesso valore del tomo spaiato che il bibliofilo trova su una bancarella di libri usati, e che vale la pena comprare, solo a un prezzo ridicolo. Nel senso che, questo il ragionamento del bibliofilo, “ il primo tomo lo pago quasi niente, quindi me lo compro, poi magari trovo anche il secondo”.

Pertanto, fuor di metafora, le micro-quote di Eni e Poste, eccetera,  se verranno poste sul mercato, per essere appetibili, dovranno essere svendute. Altrimenti “l’asta” andrà deserta…

Le privatizzazioni o si fanno sul serio o non si fanno affatto. Per tornare alla metafora bibliofila: si deve vendere l'opera completa a un prezzo di mercato.   

Qualcuno spieghi il concetto al ministro Giorgetti. Sono cose da primo anno di economia.

Carlo Gambescia

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