Si legga qui:
« “La Repubblica, invece di informarsi e dare notizie, preferisce dedicare il proprio tempo e le proprie energie a cercare di attaccare il governo e Fratelli d’Italia”. Anche oggi, Palazzo Chigi conferma con una nota interna che la battaglia contro Repubblica è una sua priorità . L’accusa è contenuta stamane nel mattinale ‘Ore 11’, il dispaccio sacro del melonismo. Si tratta del testo diffuso ogni giorno per indicare slogan e posizioni a cui parlamentari e ministri di Fratelli d’Italia dovranno poi severamente attenersi» (*).
Si dirà che questa informazione è apparsa su “ La Repubblica”: parte in causa che in pratica parla di veline, seppure a uso interno, quindi poco attendibile o comunque esagerata.
In realtà, le cose stanno proprio così. Ed è roba da paese sudamericano, quando il caudillo di turno prima sbraita, poi chiude i giornali di opposizione. Certo, ancora non siamo a questo punto. Però, seguiamo la politica da anni, e una cosa del genere, di un governo ossessionato dalla stampa di opposizione, e in particolare da un solo giornale, non si era mai vista.
Parliamo di un governo, già sostenuto acriticamente da un blocco di giornali di destra: fatto che non ha precedenti nella storia repubblicana. Un governo, ripetiamo, che si preoccupa, in modo maniacale, delle prese di posizione di un giornale di opposizione, di sinistra. Che svolge semplicemente il suo ruolo: quello di criticare un governo di destra.
Per dirla alla buona: nessuno ce l’ha con nessuno. Si chiama democrazia liberale. Il blocco di destra difende il governo, “ La Repubblica” , lo critica. Che c’è di male? Nulla. E invece no. La Caudilla (si dice così?) sulla poltrona di Palazzo Chigi, a differenza di altri presidenti del consiglio del passato, non si accontenta dell’aiuto informale, diciamo così, dei giornali del blocco di destra. Ad esempio, si leggano gli editoriali all’unisono, usciti oggi, di Sechi (“Libero”) e Sallusti (“Il Giornale”). In sintesi: il governo ha sempre ragione e chiunque lo attacchi è un nemico dell’Italia. Questa tesi l’abbiamo già sentita… Si chiamava giornalismo in camicia nera.
Inciso: a proposito dei nemici dell’Italia, ci piace immaginare Sechi e Sallusti, “dopo” la caduta della “caudilla” (sempre se ci sarà un “dopo”), mentre tentano, sudaticci, pallidi, malfermi sulle gambe, di varcare impauriti un confine ideale per sfuggire, tra le montagne, alla fucilazione morale. Per andare dove? Ma da un castello all’altro, come recita il titolo di un romanzo scritto da un illustre collabò. Chiuso inciso.
Questa ossessione per il dissenso, non è liberale. E non può che ricondurre, soprattutto per la mentalità ottusa, al fascismo. In fondo Mussolini era una specie di Super Caudillo. Peron lo ammirava.
Insomma, un governo normale non identificherebbe se stesso con il bene dell'Italia, trasformando gli avversari in nemici del governo e quindi dell'Italia. Un governo normale non si preoccuperebbe di serrare i ranghi, dettare la linea ai suoi, e soprattutto vedere in ogni critica al suo operato un complotto contro l'Italia.
La china è pericolosa.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.repubblica.it/politica/2024/01/24/news/meloni_repubblica_giornale_attacco-421968622/ .
Nessun commento:
Posta un commento