L’uso della forza non va mai demonizzato. Ma neppure celebrato. In realtà, pur rispettando il diritto individuale all’autodifesa, non possiamo non concordare con la definizione weberiana dello stato come unico detentore dell’uso legittimo della forza.
Sotto questo aspetto condanniamo il ricorso alla violenza individuale, in particolare quando evidente prolungamento dell’idea di farsi giustizia da soli. Idea quasi sempre accompagnata da un senso di sfiducia, spesso infondato, verso le istituzioni pubbliche.
Qui va anche ricordato che secondo alcuni pensatori libertari l’uso delle armi, come strumento di autodifesa individuale, è sempre lecito e addirittura raccomandabile. Il che in caso di assenza di uno stato capace di esercitare il monopolio legittimo della forza può essere giustificato.
Alla luce di quanto appena detto non si può non definire un fatto inaudito che un deputato di Fratelli d’Italia, quindi della Repubblica, la mega-istituzione, Emanuele Pozzolo, 38 anni, per giunta avvocato, che perciò dovrebbe sapere tutte queste cose, si presenti armato di pistola a un veglione di Capodanno, per poi usarla, ferendo, come pare, una persona.
È vero che le circostanze devono essere ancora chiarite, però parliamo comunque del deputato di un partito che fa dell’ordine e della legalità la sua bandiera. Cioè di un partito che, con Weber, ritiene che sia lo stato a dover difendere i cittadini. Insomma, non parliamo di un partito libertario (ammesso e non concesso il principio che un libertario, proprio perché tale, sia moralmente autorizzato a fare uso della pistola come e quando ritiene opportuno).
Perché, allora, un deputato di Fratelli d’Italia, partito che, ripetiamo, libertario non è, deve andare in giro armato, addirittura in occasione di una riunione conviviale? Roba da mafiosi e camorristi? No, più semplicemente, da fascisti.
E qui si torna alle radici sovversive di un partito da sempre sensibile alla violenza come uso illegittimo della forza, quindi in chiave extra-istituzionale. Pozzolo, nonostante sia nato nel 1985, sembra aver fatto sua quella mentalità tipicamente fascista, tipica dei picchiatori (i nipotini degli squadristi del 1922). che recita così: “Ragazzo, nel dubbio mena”. Insomma, parliamo dal classico fedele di una specie di culto laico della violenza preventiva ed extra-istituzionale, frutto velenoso di una tradizione orale intergenerazionale.
Esageriamo? Si tratta solo di un caso sporadico? Un pasticcione fans di Rambo o di Travis Bickle? Tipo "Dici a me? Dici a me?". Può darsi. Però Giorgia Meloni, o chi per lei, invece di parlare di misure esemplari nel caso che eccetera, eccetera, dovrebbe comunicare alla stampa quanti parlamentari e ministri di Fratelli d’Italia, a cominciare dal cognato, hanno il porto d’armi.
Qualora la cifra raggiungesse solo metà dei parlamentari, come riteniamo probabile, l’esito dell’indagine la direbbe lunga sul senso delle istituzioni della sua amata “gente”.
Gente violenta.
Carlo Gambescia
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