Caterina Caselli per i ragazzi di oggi è un oggetto misterioso. Da cantante beat, con tonalità melodiche all’italiana su un robusta voce che avrebbe potuto tentare il blues, si tramutò in imprenditrice musicale.
Galeotto, per dire una banalità, fu il matrimonio (felice) con Piero Sugar, figlio del suo datore di lavoro, Ladislao Sugar, padrone della CGE (Compagnia Generale del Disco).
Se si volesse comporre una dicitura per sua lapide anzitempo (però, lunga vita alla regina…), si potrebbe incidere sul marmo di Carrara che Caterina Caselli “ne fu la degna erede”. CGE, oggi, è un marchio Warner, ma l’opera dei Sugar prosegue con la Sugar Music, da lei fondata nel 1989, gruppo ora guidato dal figlio Filippo.
Ma non è di questo che vogliamo parlare. Che la Caselli abbia mostrato di avere il Dna giusto dell’ imprenditrice non è in discussione. Né vogliamo tentare l’ennesima operazione nostalgia alla Conti, sulle canzoni e i cantanti italiani degli anni Sessanta, travolti dalla swinging London, tradottasi nel casereccio luglio col bene che ti voglio l’amore tornerà…
Forse molti, per ragioni generazionali, non hanno visto il film a lei dedicato, “Caterina Caselli – Una vita 100 vite”, trasmesso su Rai Tre la settimana scorsa. Però è giusto parlarne. Magari sommessamente, perché è la tipica storia italiana della memoria a singhiozzo.
Il film traccia il ritratto sanz'altro avvincente di una donna, di una cantante, di una imprenditrice di valore, però mai sfiorata dalla politica. Caterina Caselli, cittadina di Marte.
La parola socialismo viene pronunciata una sola volta (a proposito del padre della Caselli, vecchio militante). Non si fa alcun cenno alla casa editrice SugarCo, fondata negli anni Cinquanta, dal marito Piero e da Massimo Pini, giovani simpatizzanti socialisti. Pini poi diventò strettissimo collaboratore di Bettino Craxi. E soprattutto non si fa il nome del “diavolo”. Quando, in realtà, di Craxi, Piero Sugar e Caterina Caselli condivisero sul piano privato e pubblico amicizia e idee modernizzatrici (*).
Poi, come noto, finì male per Craxi e per il partito socialista, oggi in pratica scomparso dalla scena politica. Va dato atto che la Caselli nel 2000, in occasione della morte di Craxi, non si risparmiò. Ecco la sua dichiarazione :
« “Bettino Craxi è stato nel nostro cuore e rimarrà nel nostro cuore. È un momento di grande dolore per me e per la mia famiglia. Si tratta della perdita di un amico carissimo che per tanti anni è stato compagno di molte ore felici’”. Caterina Caselli, amica da molti anni di Bettino Craxi, ricorda commossa l’ex leader socialista. La Caselli, che è in partenza per la Tunisia per partecipare al funerale di Craxi, aggiunge: ‘”Politicamente, penso che Bettino abbia avuto grandi meriti nella storia del nostro Paese e mi sembra che molti lo stiano riconoscendo. Mi spiace, però, che questo avvenga soltanto in un momento così doloroso”» (**).
Invece ventidue anni dopo, silenzio totale. Anche su una casa editrice, ripetiamo fondata da Piero Sugar, che ha pubblicato libri importanti (a parte le scemenze di Veneziani). Anche grazie anche a un editore come Massimo Pini. Cofondatore, che ricordo persona di grande cultura, forbito conversatore, uomo alla mano, ma tuttora “anatemizzato” dalla sinistra giustizialista, “come il socialista della mutazione tra politica e finanza” (***).
Sì, povero Bettino, povero Massimo, insieme a voi non ci sta più, Caterina guarda le nuvole lassù…
Carlo Gambescia
Per la foto di copertina ( Milano, campagna elettorale per le europee, Craxi, Ugo Finetti, Caterina Caselli -18 marzo 1979) si veda qui: https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/raccolta-fotografica-sull-attivita-bettino-craxi/IT-AFS-060-000657/a-milano-campagna-elettorale-europee-craxi-ugo-finetti-caterina-caselli#lg=1&slide=0
(*) Qui un suo ricordo sui “ruggenti” anni Ottanta: https://www.rockol.it/news-21206/caterina-caselli-and-8216-craxi-cantava-io-facevo-il-coroand-8217
(***) Per tutti, si veda “Il Fatto Quotidiano" : https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/07/addio-massimo-pini/319850/
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