Per capire in modo sintetico l’atteggiamento dell’Occidente euro-americano nei riguardi dell’invasione russa dell’Ucraina, quasi 45 milioni di abitanti, si legga il controeditoriale, diciamo così, di Francesco Battistini, pubblicato oggi sul “Corriere della Sera”, vanamente controbilanciato da un acuto editoriale di Angelo Panebianco, in cui si dicono più o meno – si parva licet – le cose che noi andiamo ripetendo da giorni (*).
E non dalle pagine di un blog, ma del “Corriere della Sera”. Eppure nessuno sembra ascoltare Panebianco (per non parlare del sottoscritto…), soprattutto a livello politico. Dove, come si dice a Napoli, si preferisce “Chiagnere e fottere”.. E la ragione di questo atteggiamento si coglie proprio nel pezzo di Battistini.
Battistini insiste, in quello che un tempo si sarebbe chiamato “pezzo di colore”, e neppure tanto tra le righe, sull’inutilità delle guerre, sulle sofferenze della gente comune. Nonché, punto fondamentale, sulla follia di Putin e in particolare della leadership ucraina che si ostina a resistere distribuendo armi al popolo.
Ecco, in poche parole, ripetiamo, la sintesi dell’atteggiamento dell’Occidente comprovato proprio ieri, da un dichiarazione di Macron, dai toni sinceramente tristi, fin troppo tristi. Vi si dice che “ci dobbiamo preparare” perché la guerra purtroppo durerà più del previsto… Alla quale fa compagnia un’altra clamorosa dichiarazione di Biden, tesa a creare consenso dentro e fuori di Stati Uniti sulle sanzioni economiche dipinte come alternativa alla Terza Guerra mondiale…
Il Presidente Usa con un’affermazione del genere lascia a Putin via libera, dal momento che in questo modo si riconosce ufficialmente che per ora l’Occidente non interverrà militarmente. Insomma, è come suggerire al leader di russo di sbrigarsi perché l’Occidente, al momento, resterà ai nastri di partenza.
Pertanto, negli Stati Uniti e in Europa, ci si augura che Putin faccia presto. E al tempo stesso, visto che ormai ci si è attrezzati per l’emergenze, la classe politica – la posizione sotto questo aspetto di Draghi resta esemplare – promette le consuete provvidenze a tutto e tutti. Detto altrimenti: anche questa volta, a causa della probabile pandemia da sanzioni economiche, “nessuno resterà indietro”.
In realtà, la vera domanda che l’Occidente sembra non porsi, è se Putin una volta raggiunto lo scopo si fermerà.
Cioè se la passività dell’Occidente, che in pratica accetta di sacrificare l’Ucraina, non accrescerà gli appetiti russi, proprio a fronte di un nemico che non vuole battersi, perché Putin così ci vede. Mai dimenticarlo.
In realtà, le probabilità che Putin si accontenti sono poche.
Storia e sociologia insegnano che le relazioni tra attori politici sono regolate da una logica di potenza che si dispiega fino a quanto non incontra una potenza superiore. Si può parlare di una regolarità metapolitica, che va dal Nuovo regno dell’egiziano Tutmose I alle campagne di conquista Assire e Persiane, passando per l’Imperialismo democratico ateniese, e quello repubblicano dei Romani, e così via fino a Luigi XIV, Napoleone, Hitler. Tutti questi attori politici alla fine trovarono un avversario, o avversari, più forti. Di potenza superiore. Che li piegò, o che comunque li costrinse a venire a miti consigli.
Anche l’Occidente ha avuto il suo periodo di gloria e conquista, durato alcuni secoli, grosso modo fino alla Prima guerra mondiale: fino a quando non ha incontrato forze uguali e superiori: forze esterne, in primis quella della Russia sovietica e poi della Cina comunista, e interne, rappresentate dai fascismi e dai processi centrifughi di decolonizzazione.
Una volta venuta meno l’Unione Sovietica, l’Occidente euro-americano ha avuto una specie di sussulto di gloria, un trasalimento di grandezza. Una specie di sindrome dell’eroe per caso. Di chi non riesce a non approfittare di una situazione favorevole, pur non avendo più la mentalità del conquistatore, e per varie ragioni, spiegate nei giorni scorsi (**). Diciamo pure che la logica di potenza, come la verità si vendica sempre. Viene fuori suo malgrado. Per dirla altro modo: i desideri politici non invecchiano mai.
Il che spiega il tentativo di estensione della Nato a Est. Un’estensione di potenza che però è entrata in collisione con la riorganizzazione sovietica sotto la Russia di Putin, che agogna “almeno” ai confini del 1945.
Diciamo che l’Occidente, si è messo da solo nell’angolo, non perché Putin sia un “convinto pacifista aggredito dai guerrafondai europei e americani”, ma perché ai desideri politici dell’Occidente non corrisponde più una pari determinazione, diciamo una volontà di potenza (perché la capacità esisterebbe) a cominciare dagli Stati Uniti, impero riluttante (***) .
Si parla tanto in questi giorni della Nato. Chi è l’attuale segretario? Un socialdemocratico norvegese, un burocrate. E chi è il referente militare? Uno sconosciuto ammiraglio olandese, da foto di famiglia sulla scrivania.
Il punto della questione non è sposare la logica della guerra a tutti i costi: la volontà di potenza per la volontà di potenza, come quando si dice l’arte per l’arte. Ma, come abbiamo più volte ripetuto, di considerare la guerra “uno” strumento della politica internazionale, non “lo” strumento. In sintesi: si accetta il rischio della guerra, senza per questo, eccetera, eccetera.
In tutta questa crisi, sfociata in una pura e semplice guerra di conquista, degna per la spietatezza dei condottieri assiri, l’Occidente euro-americano non ha dato mai l’idea di voler fare sul serio, accettando il rischio di cui sopra. Ma neppure di voler abbandonare , lucidamente, l’Ucraina al suo destino.
Abbiamo assistito alla debolissima politica del ni, che, facendo perdere tempo prezioso, ha portato a una vera e propria débâcle politica. Il parallelo con Monaco 1938, non è a sproposito.
Altro che il sano realismo di coloro, come il professor Panebianco, e si parva licet il sottoscritto, che accettano il rischio insito in una visione politica che scorge nella guerra, senza per questo deificarla, la continuazione della politica con altri mezzi.
Di qui invece il realismo politico, da vigliacchi (non troviamo altro termine), che si nasconde dietro una vulgata parapacifista, largamente rilanciata dai media, e sposata, dettaglio non secondario, dagli amici euro-americani di Putin. Un pacifismo d’accatto, a destra come a sinistra, che si dispiace addirittura della resistenza degli ucraini.
Come nella vita di tutti i giorni, i problemi vanno sempre affrontati, così nella vita degli stati, non è nascondendo la testa nella sabbia, come gli struzzi, che si risolvono le guerre.
Ed è esattamente ciò che sta facendo l’Occidente. Purtroppo.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.corriere.it/
(**) Qui, ad esempio: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/loccidente-e-lincapacita-di-pensare-la-guerra/
(***) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/stati-uniti-un-impero-acefalo/
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