venerdì 18 febbraio 2022

Dall’amica geniale all’onorevole Tritoni. Riflessioni sul politicamente corretto

 


Ai nemici destrorsi del politicamente corretto consiglierei di meditare sull’editoriale uscito sul “Domani”, intorno a una polemica social sulla discrepanza tra l’età reale (intorno ai venti) e quella scenica (intorno ai trenta) delle due protagoniste dell’ “Amica geniale”, fiction televisiva di successo, tratta dal romanzo, di pari successo, di Elena Ferrante (*).

Perché? Per la semplice ragione che il suo estensore, nel difendere la scelta asincronica del regista, degli sceneggiatori, della produzione, tira in ballo come “principale merito dell’Amica geniale serie televisiva [di] aver mantenuto quella dimensione fortemente simbolica, della ‘saga letteraria’ ”.

E quale sarebbe la dimensione simbolica? La stessa, crediamo, della “Meglio gioventù”, altra fiction, invece esclusivamente televisiva, anno di grazia 2003, che rilesse, la storia d’Italia “da sinistra”. Diciamo, dal punto di vista, di ciò che la destra chiama il politicamente corretto di sinistra: fascisti brutali, padroni carogne, donne sfruttate o “serve  fidate”, padri padroni, eccetera, eccetera.

Il punto è che per l’editorialista del “Domani” la storia d’Italia è quella, solo quella: non per nulla parla di “archetipi”, ossia di modelli e matrici di comportamento che non si possono non condividere, perché “più vero del vero”.

Detto altrimenti: “Signori, in piedi, sfila la storia d’Italia”.

Certa supponenza politica può anche infastidire. Però la cosa merita una riflessione. Diciamola tutta: la destra culturale, in tanti anni di sdoganamento non è riuscita a produrre nulla del genere, a parte una patetica fiction sui “vinti”, tra l’altro scritta da un autore di sinistra.

Ciò significa: 1) che a destra mancano buoni scrittori e bravi autori; 2) che di conseguenza non si producono buoni libri e buone fiction capaci di vendere; 3) che non vendendo, i produttori cine-televisivi, per paura di perdere soldi, si tirano indietro; 4) che, cosa fondamentale, il pubblico, in fin dei conti, non vuol sentir parlare, di bravi fascisti, di bravi padroni, di bravi padri padroni, di conseguenza apprezza e segue l’appassionante vulgata femminista e operaista dell’ Amica geniale”.

Insomma, nessuno obbliga gli spettatori, come dicevamo prima, ad alzarsi in piedi “perché sfila la storia d’Italia”. Ora è vero che la sinistra, per dirla alla buona, “ci marcia”, scomodando addirittura gli archetipi (in principio fu Eco), però è altrettanto vero che la gente segue con piacere: riconosce nonni, nonne, padri e madri, si identica, eccetera, eccetera.

Inoltre, cosa fondamentale che la destra non ha capito, il politicamente corretto di sinistra, non si contrasta con il politicamente scorretto di destra che a sua volta ricorre alle mitologie di un cattolicesimo estetizzate alla Langone o peggio ancora al dio, patria e  famiglia di Veneziani, o alle celebrazione della Wehrmacht di Buttafuoco, o ancora alle esercitazioni scolastiche di scrittorelli falliti assunti dalla Rai in quota politica.

Non occorre un contro-archetipo, serve una riflessione – per dire una cosa alta ma giusta – sulla storia d’Italia e sul perché l’immaginario di sinistra sia nelle corde della gente più di quello di destra.

Crediamo che alla base del fallimento della cultura di destra ci sia un giudizio sbagliato sulla storia d’Italia e sul fascismo. Che consiste nella condanna senza appello dell’Italia liberale prefascista e nella celebrazione del fascismo come grande occasione mancata. Da ciò discende un giudizio negativo sull’Italia repubblicana, come rifiuto dei veri valori, eccetera, eccetera. Un giudizio che evidentemente, visto il successo delle due fiction, non è lo stesso della gente comune.

Si rifletta su un punto: l’unico film, con lievissimi caratteri di destra, di un certo successo, resta quello tratto dal romanzo di Pennacchi, Il fasciocomunista, indulgente verso le cretinerie neofasciste di un giovane sbandato. Film (e romanzo) in cui il neofascismo, come ambiente politico, è però messo alla berlina, in linea con i contenuti, per così dire “archetipici”, della “Meglio gioventù” e dell’ “Amica geniale”.

E cosa incredibile – per la serie farsi del male da soli – a destra Pennacchi, comunista vecchio stile, piacque, per l’indulgenza verso il giovane protagonista ( ma in fondo verso se stesso perché il libro era autobiografico) e perché non parlava male del fascismo della bonifica pontina.

Ecco questo tipo di cultura nostalgico-rivendicativa, che spiega il vuoto culturale di un partito come Fratelli d’Italia, per giunta snobbato dagli intellettuali di destra, perché troppo tenero verso il “sistema”, non potrà mai produrre opere di largo respiro, capaci di catturare la giusta identificazione dei lettori e degli spettatori.

Al massimo la cultura di destra potrà continuare a piangersi addosso e inveire contro il politicamente corretto, asserendo, nonostante siano passati cinquant’anni dal gustoso film di Monicelli “Vogliamo i colonnelli”, che gli italiani, quando messi di fronte ad “un pugno di uomini decisi”, obbediscono sempre “chi per fede, chi per interesse chi per paura”.

Il successo della “Meglio Gioventù” e dell’ “Amica geniale”, indica invece che l’onorevole Tritoni (un grande Tognazzi) si sbagliava.

Il politicamente corretto di sinistra, pur con tutti i suoi limiti, rinvia a un rifiuto reale del fascismo, nulla di archetipico per carità, solo buon senso. Un rigetto che la cultura di destra continua invece a ignorare, cullandosi nei sogni di un ridicolo politicamente scorretto di destra, privo però di qualsiasi fondamento sociale.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/polemica-social-attrici-amica-geniale-t5oqme7q

Nessun commento: