sabato 19 febbraio 2022

Andrea Crisanti, chi di vanità ferisce, di vanità perisce...

 


Il professor Andrea Crisanti umanamente mi è indifferente. Sul piano professionale non posso giudicarlo, non ho gli strumenti. Sul piano comunicativo, in questi due anni, ho dovuto invece sopportare con grande fatica il suo presenzialismo all’insegna del terrorismo psicologico.

Però, da sociologo, dopo essermi interrogato sul perché del suo atteggiamento, ho deciso di assolverlo.

Crisanti è un tecnico, e ragiona da tecnico: cioè al di là della sue competenze non vede altro. Quindi non poteva non sostenere l’idea della “messa in sicurezza” dell’Italia, senza badare alle conseguenze economiche, sociali e psicologiche.Compito che spettava ai politici (che invece si sono nascosti dietro i tecnici…).

Inoltre, va sottolineato che, a parte la nomina nella primavera del 2020 a consulente tecnico della Regione Veneto (a conduzione leghista), non ha ricoperto altri incarichi istituzionali. Quindi un tecnico ma non un burocrate.

Nonostante ciò si è schierato tra i sostenitori più accaniti della linea dura, apparendo spesso in televisione, rilasciando numerose interviste, polemizzando con i colleghi, eccetera, eccetera. In questo modo si è tramutato in una figura pubblica. Il che significa riflettori accesi h24 su di lui, sulla sua famiglia, sulla sua vita.

Pertanto, appena si è diffusa la notizia dell’ acquisto di una villa in stile palladiano, per una cifra che si aggira intorno ai due milioni di euro, i social si sono scatenati evocando l’illecito arricchimento.

Un passo indietro. Come si legge sulla voce wiki dedicata al professore, “durante la pandemia di COVID-19 in Italia, Crisanti ha condotto uno studio sui cittadini di Vo’, comune in provincia di Padova in cui ha avuto luogo uno dei primi due grandi focolai dell’infezione, ed ha scoperto che la maggior parte delle persone infette dal SARS-CoV-2 era in grado di trasmetterlo pur essendone portatrice asintomatica; a seguito di ciò ha fortemente sostenuto la necessità di eseguire tamponi anche su chi non aveva sintomi, in contrasto con le linee guida dell’OMS “. (*)

Pertanto, ecco la tesi che circola sui social, dietro i soldi per acquistare la villa si celerebbero gratifiche milionarie da parte dell’industria farmaceutica dei tamponi.

Una tesi a dir poco avventurosa, priva di qualsiasi prova autentica, degna di querela. Un professionista del calibro di Crisanti che ha lavorato per anni all’estero, dove è tutttora apprezzato, poteva e può permettersi ben altro.

Quel che è invece interessante dal punto di vista sociologico è il rapporto tra esposizione mediatica e conseguenze sociali. La macchina della spettacolarizzazione non fa sconti a nessuno: in pochi giorni si finisce, per dirla con Manzoni, dall’ “altar” alla “polvere”. E quanto più ci si espone tanto più si rischia la trasformazione da benefattore in mostro e viceversa.

Va detto che in Italia la ricchezza non è ben vista. Come Balzac, larga parte degli italiani ritiene che dietro ogni grande fortuna si nasconda sempre un delitto. Quindi, nove intervistati su dieci risponderanno che sul villone palladiano gatta ci cova.

Che poi il professore, come sostiene (e gli crediamo), abbia investito nell’acquisto i sudati risparmi suoi e della moglie, dal punto di vista della caccia grossa al ricco nulla toglie nulla aggiunge.

Come dicevo, per l’uomo della strada il professore non la racconta giusta. E quindi si deve giustificare. L’onere della prova spetta a lui… Gli italiani esigono una specie di assurdo risarcimento morale, senza però esibire alcuna prova, perché deve essere il professore a esibirla… Il mondo al contrario. Roba da matti.

Così purtroppo ragiona quell’Italia che non sdegna, per sé , solo se potesse, i piccoli o grandi piaceri della vita. Si chiama ipocrisia. E gli italiani, dominati per secoli dalla chiesa, da principi tiranni, spesso stranieri, non hanno ancora perso il vizio. Appena possono tirano fuori le unghie. Come i bravi con Don Rodrigo morente. Per citare di nuovo il grande Manzoni.

Forse il professore doveva esporsi meno. Mantenere un profilo basso.

Qui però la questione si fa caratteriale, umana, non sociologica. E ognuno di noi ha il suo carattere, la sua umanità.  

Insomma, a ciascuno il suo. Chi di vanità ferisce, di vanità perisce.

Carlo Gambescia

(*) Qui (ovviamente wiki non è il vangelo): https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Crisanti_(medico)

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