lunedì 7 febbraio 2022

A proposito dell’Indice di liquidità delle società di calcio…

 


Qualcuno si chiederà perché rispetto a quel che  sta accadendo ci si debba interrogare sulla questione dell’Indice di liquidità delle società  di calcio.

In realtà, si tratta di un esempio tipico di illiberalismo economico quotidiano. Qualcosa che è entrato nella mentalità comune dei dirigenti come dei tifosi e che viene accettato come un fatto normale. Come vedremo, un fenomeno che non riguarda solo il calcio. Ma questo il lettore lo scoprirà alla fine dell’articolo.

Innanzitutto che cos’è l’Indice di liquidità? È una spia che si accende quando un’impresa di qualsiasi tipo sembra non essere in grado di far fronte a determinati impegni finanziari perché a corto di liquidità.

Per capirsi, visto che si tratta di matematica finanziaria: un Indice uguale a 1 significa che l’azienda ha in cassa, in banca o in crediti a breve, disponibilità uguali all’ammontare del debito, esprimendo così una buona condizione di liquidità. L’Indice maggiore di 1 evidenzia disponibilità superiori ai debiti a breve. Minore di 1 una mancanza di disponibilità rispetto ai debiti a breve.

Si tratta perciò di una questione contabile interna all’impresa. Semplificando: chi gestisce, imprenditore o amministratore, si fa due conti e valuta cosa è meglio fare dal punto delle decisioni di impresa: incrementare o decrementare il capitale sociale, cercare nuovi soci, scontare alcuni titoli, tagliare alcune voci di spesa, eccetera, eccetera.

Perciò sono scelte interne, fondate su alcuni dati che vanno a costituire l’Indice di liquidità. Decisioni che rinviano alle capacità “interpretative del rischio” di un imprenditore. Quindi si tratta di fatto privato che ovviamente può produrre decisioni giuste o sbagliate. Il lettore prenda appunto.

Nel caso delle società di calcio, quindi di soggetti privati, l’indice di liquidità, un parametro privato- facoltativo, sembra invece essere diventato un parametro di tipo pubblico, obbligatorio, su decisione della Federcalcio (2015), monopolista del calcio e soggetto semipubblico, perché federato al Coni.

E lo è fino al punto che la Federcalcio, attraverso una commissione di vigilanza (Co.Vi.So.C.), verifica durante la stagione che i club rispettino l’Indice. Di conseguenza, nel caso di mancato rispetto della misura minima, si dispone, per dirla in “burocratese”, la non ammissione “ad operazioni di acquisizione del diritto alle prestazioni dei calciatori rispettivamente per la sessione”.

Pertanto, siamo davanti a una vera propria intromissione del pubblico, o del semipubblico ( o comunque del politicizzato), nel privato. Il calcio mercato, ripetiamo, cosa che dovrebbe riguardare le singole società, viene invece deciso, in base a un parametro, l’Indice di liquidità, tramutato da privato in pubblico.

Ma c’è dell’altro. Dal momento che l’Indice, come abbiamo visto, va da 0 a 1, viene sottoposto a ulteriori e curiose variazioni annue, che in pratica rifondano la matematica finanziaria…

Ad esempio, a causa dell’epidemia, pardon pandemia, la Federcalcio ha deciso di scendere allo 0,6. Pura politica, altro che mercato… Nel senso che ciò che prima – tra lo 0,6 e 1 – era visto come biasimevole ora è diventato meritorio… Insomma, come mutare la matematica (finanziaria) in opinione (politica)… Il che la dice lunga sull’uso politico dei dati…

A tale proposito, ricordiamo che l’ indice di liquidità, in una delle sue accezioni (quella primaria), viene usato, come parametro finanziario, altrettanto variabile, dall’Agenzia delle Entrate per valutare lo “stato di salute” di un’impresa. Perciò la Federcalcio sembra comportarsi come l’Agenzia delle Entrate.

Di solito si dice che tutto ciò viene fatto per il bene delle società di calcio e dei tifosi per impedire che le società si indebitino e falliscano, colpendo così storiche tradizioni sportive bla bla bla.

Però in questo modo si colpisce, cosa ancora più grave, la libertà delle società di calcio, annullandone l’ indipendenza economica. Per che cosa? Evitare un possibile ma non sempre probabile danno futuro. Possibile e probabile, il lettore prenda appunto.

La Federcalcio, organismo semipubblico, o comunque politicizzato, “pensa” al posto delle società di calcio, puntando sull’eliminazione del rischio imprenditoriale, che è rappresentato dallo spazio decisionale tra il possibile e probabile. Spazio benedetto in cui nasce e fiorisce la libertà di mercato.

Insomma, siamo davanti a una gravissima lesione della libertà. Accettata passivamente dalle società di calcio, dalla Federcalcio, dal Coni, dal Parlamento, dal Governo. Da tutti insomma. La stessa pubblica opinione accetta l’Indice di liquidità, come la cosa più normale del mondo.

Se ci si pensa bene, la logica pubblica dell’Indice di liquidità (non quella privata, facoltativa) riflette la stessa logica della cosiddetta saturazione dei posti nelle intensive.

Ci si preoccupa ancora prima che le cose avvengano, sacrificando così la libertà delle persone, ritenute incapaci di conoscere il proprio bene: dalle società di calcio, gestite dai burocrati della Federcalcio, ai cittadini intimiditi, in fila per farsi tamponi e vaccini.

Che tristezza.

Carlo Gambescia

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