sabato 26 febbraio 2022

L’Occidente e l’incapacità di pensare la libertà

 


Alcuni analisti sostengono che Putin si sentiva accerchiato dalla Nato e che quindi dietro l’invasione dell’Ucraina si nasconda un solido argomento difensivo, riassunto nell’antico “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Che Putin ha tradotto a modo suo, attaccando in termini di guerra dissuasiva, diciamo preventiva: metà conquista, metà minaccia.

Ovviamente, sul piano retorico, le ragioni evocate da Putin sono quelle classiche, diremmo quasi sovietiche, della “denazificazione” dell’Ucraina e della “pace mondiale”, negata invece – non sia mai – dai paesi occidentali.

Pertanto, secondo gli stessi analisti, il nodo da sciogliere, per far sì che Putin desista in futuro dal suo interventismo preventivo, sarebbe quello del passo indietro, a cominciare da ciò che si può chiamare, eufemisticamente, la neutralizzazione armata dell’Ucraina.

In che modo? Accettando l’esito scontato dell’ invasione dell’ Ucraina e la successiva cloroformizzazione della vicenda, grazie anche al lento rilascio delle sanzioni economiche.

Insomma, secondo alcuni analisti, l’Occidente euro-americano dovrebbe accettare i fatti compiuti, e cosa non meno importante, congelare l’allargamento militare della Nato, come pure quello dell’Unione europea, istituzione, quest’ultima, che viene vista dai russi come una pericolosa testa di ponte culturale ed economica.

Il punto è che oltre a non conoscere bene, se ci si passa l’espressione, cosa realmente frulli nella testa di Putin, uomo politico dal gelido temperamento autoritario, resta una questione strutturale: quella della secolare marcia verso Occidente della Russia e dal mai nascosto e sopito disprezzo, di larga parte della sua cultura, per i valori occidentali.

Asserire questo non vuol dire che l’Occidente non si sia mai proposto, per così dire, di occidentalizzare la Russia, anche attraverso l’uso della minaccia e della forza, come mostrano le imprese napoleoniche e hitleriane.

Sotto questo aspetto, l’allargamento della Nato, che ha raggiunto negli ultimi venti anni, quasi tutti gli ex stati satelliti dell’Unione Sovietica, indica che l’Occidente non ha rinunciato a esercitare una sua egemonia politica, munita di scudo militare, sull’Europa orientale.

La politica è potenza, come abbiamo più volte scritto in questi giorni. Però, non può essere ridotta al gelido conflitto deterministico tra atomi anonimi.

Perché è vero che le ideologie servono solo a giustificare e razionalizzare i fatti, magari meno nobili, però è altrettanto vero – nello specifico – che l’allargamento Nato e Ue non è frutto di interventi armati.

Detto altrimenti, i paesi che vi hanno aderito non sono stati costretti con la forza. Anzi hanno mostrato grande entusiasmo per il modello di vita occidentale. Gli atomi, per così dire, si sono pronunciati, pur costretti tra il caso e la necessità delle politiche di potenza. Sono questioni, in particolare quella della libertà umana, che la metapolitica non può assolutamente ignorare.

Ora, il modello occidentale, può piacere o meno, però resta il fatto che la libertà di scelta è cosa diversa dall’imposizione a cannonate di una scelta. Napoleone e Hitler sono una cosa, Biden, Macron, Ursula von der Leyen, Mario Draghi, pur con evidentissimi limiti personali e politici, un’altra.

Quindi se Putin, in questi giorni rappresenta solo la forza, l’Occidente rappresenta la forza e la libertà. Diciamo il libro e la spada.

In teoria però. Perché l’Occidente euro-americano, nel caso dell’invasione dell’Ucraina, sembra aver ceduto, in termini di libertà, alla forza russa. Che ora sta facendo strame della libertà ucraina.

Si dice, che cedere ai missili russi a tappeto su Kiev, sia un atto di realismo politico. Di qui la ragionevole scelta della linea meno dura, se non morbida, delle sanzioni, che poi andranno discusse, eccetera, eccetera.

Del resto, piaccia o meno, ormai l’Occidente sembra temere persino la guerra economica, perché si preoccupa più di clima, cultura di genere e di  come pagare le pensioni e altre previdenze sociale che di quello spirito di libertà, difeso anche con la spada, che lo ha fatto grande. Qui i pesanti limiti  politici  di Biden, Macron, Ursula von der Leyen, Mario Draghi

Ieri parlavamo dell’incapacità dell’Occidente di pensare la guerra (*). Però riteniamo stia dando prova, nonostante i paroloni, di non saper più pensare neppure la libertà.

Attenzione, la libertà teorizzata da una tradizione liberale e realista al tempo stesso, unica per la sua originalità storica. Una tradizione che va da Burke a Berlin, passando per Tocqueville, Pareto, Croce, Ortega, Mosca, Weber, Ferrero, Röpke, De Jouvenel, Freund, Aron e altri ancora (**).

Si dirà che è solo filosofia politica, chiacchiere. E che bisogna stare ai puri fatti.

Giustissimo. Si è cosi sicuri che Putin si fermerà qui? Che ne sarà della Georgia e della Moldavia,? Questioni per ora “congelate”. E quale sarà la sorte dei paesi dove esistono minoranze russofone? Li attende il modello ucraino della “denazificazione”? Chi ci assicura che la benevolenza cinese di queste ore, non nasconda il via libera della Russia alla Cina su Taiwan?

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/loccidente-e-lincapacita-di-pensare-la-guerra/
(**) Sul punto si veda il nostro Liberalismo triste. Un percorso da Burke a Berlin, Edizioni Il Foglio 2012 ( https://www.ibs.it/liberalismo-triste-percorso-da-burke-libro-carlo-gambescia/e/9788876064005 )

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