Putin rieletto per la quarta volta
Il verso del pappagallo anticasta
Putin
ha vinto, viva Putin... Oppure, abbasso
Putin? A dire il vero, i commenti della
stampa italiana e internazionale, anche statunitense e soprattutto britannica, che pure in questo
momento ne avrebbe di cose da dire, sono
all’insegna della rassegnazione e più in
generale dell' avalutatività. Più o
meno quel che è accaduto per la conferma a vita ( o
quasi) di Xi Jinping,
leader di una Cina che apparentemente vuole fare solo buoni affari con tutti. Eccetto che, forse, con Taiwan... Tutto nella "norma", insomma.
Fascino
dell’uomo forte al potere? Realismo politico? Conformismo mediatico su Russia e
Cina, in fondo abbastanza stabili, e che perciò non fanno
più notizia? Difficile dire. Probabilmente un mix delle tre cose. Che
poi si riducono a una sola, e molto
pericolosa, perché va a innnervare il mainstream populista in Occidente. Ci spieghiamo subito: il punto non
è tanto il fascino dell’uomo forte nel contesto storico russo o cinese (ogni popolo ha la tradizione politica che si merita), quanto l’effetto negativo di
ricaduta del modello plebiscitario, incarnato da Putin e Xi, sulla democrazia liberale, rappresentativa, procedurale e garantista.
Più
che un ragionamento è un sentimento di invidia sociale latente, assai stupido, da bambini viziati, verso i sistemi politici della Russia e della Cina, che più o meno suona così: "Imparate politici occidentali, quei paesi, senza divisione dei poteri, funzionano lo stesso, sono rispettati da tutti e non pagano vitalizi".
Più
che fascino in sé per l’uomo forte, si
ammirano, neppure tanto di nascosto, i metodi, a dir poco sbrigativi, di governo. Sintetizzando, sempre in
“populistese”: niente chiacchiere,
niente caste politiche e un grosso randello in mano per i vicini. Insomma, la politica del “Ciak, azione, giù botte!”. E, se qualcuno chiede loro: "Locke, Montesquieu, Tocqueville?" La risposa è: " Mai conosciuti, non amiamo leggere, non serve a niente".
Che
poi le cose in realtà stiano in modo diverso, tipo chi tocca i fili di Putin o
di Xi muore (per non parlare di "vitalizi" ben più corposi), non importa più di tanto. Soprattutto a coloro, non pochi in Occidente, così sazi di libertà, anzi ubriachi, fino al punto di non rendersi conto della
condizione di privilegio di cui godono.
Insomma, il
silenzio dei media si nutre dell’ acquiescenza
verso un diffuso sentimento anticasta, che a sua volta retroagisce sui media, e così via. Un circolo vizioso. E in Italia purtroppo ne sappiamo qualcosa.
Anche perché, alcuni partiti addirittura non
nascondono la propria simpatia - attenzione - non solo per Putin ma per il "modello" Putin. Per non parlare poi del peana del solito filosofo cretino, o meglio del cretino filosofo di turno...
Ma,
allora, ci si chiederà, perché tanto fracasso su Trump? Che si presenta come uomo forte, dalla parte del popolo americano?
Ecco, si "presenta"… Vuole apparire come tale. Ma in realtà è una caricatura di Putin e Xi. E i mass media e la pubblica opinione, abilissimi nel fiutare l’odore del sangue, ovviamente, giudicandolo una controfigura, lo azzannano a morte.
Resta
però la questione del populismo, come clima diffuso, opprimente, devastante, il cui rauco verso, alla stregua del pappagallo totalitario orwelliano, risuona nell'aria martellante, ripetendo a tutti che la democrazia rappresentativa è uguale al
sistema indiano delle caste; che i parlamenti vanno sostituiti con la
democrazia diretta, plebiscitaria; che serve l' uomo forte con tanto di nodoso bastone per farsi rispettare in Europa e nel mondo.
Musica vecchia, già sentita. Eppure...
Carlo Gambescia