L’Italia di Fabrizio Frizzi e l'Italia di Cinque Stelle
Grillo è un uomo cattivo
Prima che da sociologo, lo dico da quirite: ieri mattina, a piazza del Popolo, davanti
alla Chiesa degli Artisti c’era più gente, molta più gente, del comizio di
chiusura di Cinque Stelle, questo marzo.
Non si è vista invece, per quanto ne sappiamo, Virginia Raggi, così solerte in altre circostanze. C'era però l’Italia di Fabrizio Frizzi, quell’Italia televisiva, maggioritaria, dei
quiz, dei concorsi di bellezza, delle
“canzonette”, che si entusiasmava davanti alle brillanti imitazioni di Alberto Sordi, che il
presentatore, scomparso improvvisamente, ogni tanto proponeva. A grande
richiesta, diciamo. Persino,
nell’intercalare, quando scherzava, con i concorrenti dell’ "Eredità". Anche
Sordi, ieri sarebbe stato lì. Albertone così amato, dalla stessa Italia che
non fa notizia, perché lavora, paga le tasse, non si
lamenta e... guarda la televisione. Grave vizio per un'Italia che non ha mai capito l'Italia, se non, come accade oggi, attraverso gli schemi, cospirativi e monomaniacali, di Travaglio e della sua banda di cattivi maestri.
Dicevamo una folla, come riferito dalla stampa, composta, addolorata, che
piangeva “uno di famiglia”, “uno di noi”. Un’Italia portata, quasi automaticamente, a identificarsi con un uomo
che, a detta di tutti, non amava polemiche, divisioni, fratture, sempre pronto a
riconciliarsi con gli altri e con la vita. Qualità che il pubblico,
maggioritario, quello delle persone normali (termine in disuso dal 1968) che non insultano, gridano, odiano,
aveva perfettamente compreso. Dalle
interviste, passate nei vari notiziari, ci si ritrova davanti, osservando modi e abiti, a borghesi di tutte le età, non solo romani,
affranti, quindi sinceri, ma come
riconciliati con la vita. Come Frizzi.
Finalmente, una boccata d’aria fresca. L’Italia dell’amore, o comunque di qualcosa che vi si avvicina. O dei fessi (davanti alla tv)? Come sospetterà il solito lettore targato Radio 3, cresciuto e pasciuto a dosi massicce di "Fahrenheit"?
Sì, fessi, come i tanti ufficiali di complemento, non volontari della prima ora, ma che si fecero uccidere, spesso eroicamente, per la Patria: nella Prima come nella Seconda guerra mondiale. Un’Italia a scoppio ritardato. Che però non delude mai. Sempre ingannata, ma senza provare nessun rancore. Prima ha creduto nella DC, poi in Berlusconi, infine, in parte, nel primo Renzi. Soltanto Frizzi non l'ha mai tradita. La televisione come effetto, non causa. Può sembrare una battuta, ma non è così.
Finalmente, una boccata d’aria fresca. L’Italia dell’amore, o comunque di qualcosa che vi si avvicina. O dei fessi (davanti alla tv)? Come sospetterà il solito lettore targato Radio 3, cresciuto e pasciuto a dosi massicce di "Fahrenheit"?
Sì, fessi, come i tanti ufficiali di complemento, non volontari della prima ora, ma che si fecero uccidere, spesso eroicamente, per la Patria: nella Prima come nella Seconda guerra mondiale. Un’Italia a scoppio ritardato. Che però non delude mai. Sempre ingannata, ma senza provare nessun rancore. Prima ha creduto nella DC, poi in Berlusconi, infine, in parte, nel primo Renzi. Soltanto Frizzi non l'ha mai tradita. La televisione come effetto, non causa. Può sembrare una battuta, ma non è così.
Detto
questo, invito gli amici lettori a trovare sulla Rete una dichiarazione di
Beppe Grillo sulla scomparsa di Frizzi, in fondo un collega, uomo di
spettacolo, come il padre del M5S, un breve ricordo “ci
stava”. Niente. Non ne troverete. Fabrizio Frizzi era politicamente distante anni luce -
nonostante le post-scemenze di
Paragone uscite ieri su “Libero” - dall’
uomo del vaffa, con la bava a bocca, gli occhi spiritati, che ha fondato il Partito Nazionale del Risentimento Sociale. Amore contro Odio. Nulla di più diverso.
Certo la politica non è la televisione. Ha le sue regole, spesso durissime, Machiavelli docet. Ma predicare l'odio per l'odio è impolitico. E che cosa sono Grillo e i suoi accoliti se non seminatori di odio? Oggi si chiama antipolitica.
Grillo
è un uomo cattivo e si circonda di
persone cattive.
Carlo Gambescia