lunedì 26 marzo 2018

La scomparsa di Frizzi
Ciao Fabrizio




Francesco Alberoni ha dato una bellissima definizione dei protagonisti del mondo dello spettacolo:  “élite senza potere”. 
Attori, cantanti, conduttori, sono famosi, importanti, piacciono a tutti, però  hanno fama ma non potere politico,  perché relegati in un angolino  del  "sottosistema culturale", per seguire  lo schema sistemico di  Parsons.   E se qualcuno di essi riesce ad agguantare un briciolo di potere, rappresenta la classica eccezione che conferma la regola.
Diciamo allora che con la morte di  Fabrizio Frizzi se ne è andato un pezzettino, un bel pezzettino, quello della Tv, del "sottosistema culturale". Qualcuno, ovviamente riderà, pensando che Gambescia riesce a infilare la sociologia ovunque. In realtà, ero un suo ammiratore, mi piaceva come faceva televisione: stile, garbo, rispetto per tutti, colleghi, ospiti, concorrenti. E non solo.  
Qualcuno frettolosamente continua a  paragonarlo  a Corrado. Allo stesso Frizzi la cosa  non dispiaceva. Però,  per usare il metro sociologico, non di Alberoni e Parsons ma del  professor Bellavista riveduto e corretto,  Frizzi, in realtà apparteneva a quella categoria di persone che quando incontrano un vicino per le scale, in prossimità dell’ascensore, salutano per primi, e tengono aperta la porta per farsi elegantemente  precedere.  Corrado no. Altra specie: quella del  salire in fretta, senza salutare nessuno, se non borbottando qualcosa, perché si vuole l’ascensore tutto per sé.
Due persone, prima che conduttori,  profondamente diverse.
Ciao Fabrizio.


Carlo Gambescia