Accordo M5S-Lega su Camere?
Primo errore
Sul
piatto della politica italiana, stando ai giornali di oggi, sembra addirittura fare
nuova mostra, a seguito di una propedeutica spartizione delle presidenze delle Camere, l'indigesta possibilità di una qualche forma di alleanza di governo tra Cinque Stelle e Lega.
Al
di là di tutte le chiacchiere (retrosceniste) sulla omogeneità- disomogeneità
dei programmi, qual è la sostanza politica? Chi ha votato Lega, non ha votato Cinque Stelle e viceversa. E
soprattutto all’interno della Lega, quindi anche in Parlamento, c’è chi si oppone a qualsiasi alleanza con i
pentastellati. Probabilmente anche da parte del M5S esistono forti dinieghi, perfino autorevoli e dirimenti (Grillo e Casaleggio jr, ad
esempio).
Pertanto - diamo cifre di massima - la maggioranza di 345 voti complessivi (su 316 alla Camera) e di 170 (su 158 al Senato) potrebbe non essere raggiunta, a causa di pericolose defezioni politiche. Una strada poco praticabile, se non al prezzo di scissioni interne, quindi reciproco indebolimento, eccetera, eccetera.
Pertanto - diamo cifre di massima - la maggioranza di 345 voti complessivi (su 316 alla Camera) e di 170 (su 158 al Senato) potrebbe non essere raggiunta, a causa di pericolose defezioni politiche. Una strada poco praticabile, se non al prezzo di scissioni interne, quindi reciproco indebolimento, eccetera, eccetera.
Salvini dovrebbe riflettere e forse capire meglio
la differenza tra tattica e strategia. Soprattutto perché, la mela
avvelenata, nel caso di un’ipotesi di governo
destinata a non concretizzarsi - come probabilmente lo stesso leader
leghista non può non intuire - rischia di essere rappresentata dalla spartizione (definitiva) delle presidenze di Camera e Senato. Una scelta tattica di Salvini, (dare una
Camera ai pentastellati per vedere l’effetto che fa), rischia, di tramutarsi in errore
strategico. Qualcuno
dovrebbe spiegare al leader leghista, convincendolo, che concedere una Presidenza, quindi potere, a una forza eversiva come Cinque Stelle
significa offrire su un piatto d’argento al nemico un’ enorme forza di condizionamento su una delle Camere. Non osiamo pensare a cosa potrebbe
inventarsi un pentastellato Presidente
del Senato, se per un qualche ragione Mattarella fosse impossibilitato. Senza contare i possibili intralci regolamentari creati artatamente nell’iter di approvazione di una
legge elettorale sgradita ai grillini.
Insomma,
mai scherzare con il fuoco, confondendo
tattica e strategia. Del resto, dal momento che dal maggioritario si è tornati
al proporzionale, dove si usava
attribuire la presidenza delle Camere per garanzia alla minoranza, come nei casi Ingrao e Iotti, la coalizione di
Centrodestra, può benissimo accordarsi, pescando nel gran libro dei precedenti, su un candidato Pd, i grandi sconfitti del 4 marzo: sicuramente più responsabile, preparato e soprattutto fedele ai valori liberal-democratici di qualsiasi esponente grillino
Chiunque abbia a cuore il destino dell’Italia, e di conseguenza sia consapevole della necessità di opporsi alla pericolosa marea populista, non può non
scorgere proprio nell’elezione dei due Presidenti della Camera, la
possibilità di far nascere, accordandosi, un governo di Difesa Repubblicana
tra Centrodestra e Pd, alleanza che disporrebbe di una larga maggioranza sia al
Senato (192 su 158 ), sia alla Camera (372 su 316).
Un
governo di questo tipo - benvisto dall’UE, quantomeno da Germania
e Francia - potrebbe subito affrontare la questione di una legge elettorale maggioritaria capace di colpire il tripolarismo
pentastellato. Inoltre, un Governo Centrodestra-Pd, proprio in virtù dell' eccezionale sforzo politico dimostrato, avrebbe l'autorevolezza per trattare a livello europeo una moratoria economica, anche in modo informale, di un
anno. Contando anche sulla Presidenza Bce Draghi, fino all'ottobre del 2019. Sarebbe interesse
dell’Europa concederla, in vista di una importantissima e desiderabile normalizzazione
politica della situazione italiana. Dopo di che, qualora
la maggioranza funzionasse bene (mai mettere limiti alla "provvidenza"), il voto potrebbe anche attendere.
Per
contro, le elezioni europee del 2019
potrebbero essere considerate o una
specie di test per verificare la bontà della strada intrapresa, e quindi
aggiustare il tiro, o, se il governo dovesse riscuotere il favore degli
italiani, l’occasione, accorpando politiche
ed europee, per puntare sull' Armageddon antitripolare, naturalmente con legge elettorale maggioritaria pilotata ad hoc.
Precisazione:
il percorso indicato è di tipo normativo, nel senso che rinvia ai desiderata
del suo estensore (ridurre al lumicino la rappresentanza parlamentare di Cinque
Stelle, salvare la
Repubblica dagli eversori).
Ovviamente,
chi scrive è perfettamente consapevole dell'esistenza, sul piano non normativo ma analitico (quindi a prescindere dai desiderata) di numerosi se: se
Salvini farà marcia indietro, se il
Pd riuscirà a capire che la posta in gioco non è il nuovo segretario, se Berlusconi, non cambierà di nuovo
idea, se la Meloni , non si farà
incantare dalle sirene del sovranismo fascistoide, se l’Ue comprenderà l’importanza della normalizzazione italiana,
eccetera,eccetera.
Insomma
la strada è accidentata. E molto. Per alcuni troppo. Ma, come
riteniamo, resta l’unica possibile, per difendere - e qui serve la maiuscola - la Legittimità Repubblicana e tornare ad essere un Paese Normale.
Carlo Gambescia