Elezioni 2018. Il Sud premia Cinque Stelle
Ha vinto Pulcinella
Come prevedibile, il Sud di Pulcinella, la patria storica, dall’Unità in poi, di
tutti i trasformismi, un’Italia buffona, furba, stizzosa e mendicante, che ha divorato miliardi, e ne divora, ha consegnato l’Italia a un altro Pulcinella: al comico, Beppe Grillo e compagnia
di giro. Quando si dice l’ironia della storia...
Inutile ora discutere di questioni “tecniche”. Del pugno di voti rastrellato dai perdenti (tutti, eccetto il movimento pentastellato). Come dei risibili scavalcamenti all’interno del centrodestra e delle ignobili micro-vendette consumate a sinistra. Come pure delle possibili alchimie di governo per contenere l'onda anomala a cinque stelle. Vedremo nei prossimi giorni.
Il
punto è che una legge elettorale suicida ha premiato l’Italia dei piagnoni, del livore,
della gattopardesca conservazione assoluta: del tutto cambi, affinché tutto resti come prima. Renzi,
oltre che per gli errori, ha pagato per la sua volontà di innovare. Se a Berlusconi, mancarono il coraggio e l'onore. A Renzi, uomo di sinistra, il coraggio non mancò. E sull'onore vedremo.
Il voto del
Sud, determinante, come dicevamo, conferma
che quell’Italia genialmente fotografata da Checco Zalone, che sogna la Prima Repubblica ,
dei posti di lavoro per migliaia di marescialli dell’aeronautica a Mazara del
Vallo, subito in pensione, danzanti sui prati, vive e lotta insieme a noi. Inciso: ce ne vorrebbero milioni di Checco Zalone. Ma questa è un'altra storia e pure un altro Sud, immaginifico, ma per ora immaginario e sempre uguale a se stesso...
Sì,
la vittoria di Cinque Stelle è la vittoria della Repubblica dei finanziamenti a
pioggia, degli impieghi a vita nell’ente pubblico sotto casa, delle pensioni
facili e fasulle, del neutralismo in politica
estera, questa volta neppure mascherato, con l’infelice sovrappiù post-moderno dell'antieuropeismo, del complottismo,
della wiki-scienza, delle scemenze anticapitaliste. È la vittoria, soprattutto di un pugno di dilettanti allo sbaraglio, di cui Di Maio
è l’uomo simbolo: un fallito di
successo.
I vergognosi ritardi di ieri ai seggi per l’introduzione di
un cervellotico tagliando di controllo, frutto velenoso della cultura del sospetto da mafia-fiction,
non sono che l’antipasto di un’Italia a
Cinque Manette, pronta a sprofondare, come Torino e Roma, nel baratro del
nullismo governativo.
Ha vinto Pulcinella, Pulcinella-Grillo. Ma c’è poco da ridere. Povera Italia.
Ha vinto Pulcinella, Pulcinella-Grillo. Ma c’è poco da ridere. Povera Italia.
Carlo Gambescia