Otto Marzo 2018
Oggi parliamo di donne
Mia madre, nata all’inizio degli anni Trenta, giovanissima
lavoratrice passata attraverso guerra, dopoguerra e infine un pizzico di
benessere, festeggiava con gioia l’Otto Marzo. Ancora ne ricordo gli occhi
ridenti, quando riceveva il suo rametto di mimosa.
Mia figlia, nata nei primi anni Ottanta, infanzia e adolescenza
serene, amici, viaggi, buone letture, buoni studi, detesta l’Otto
Marzo. Si dirà: base osservativa (una mamma e una figlia)
insufficiente... Touché.
Ad ogni buon conto, che cosa è accaduto?
Indubbiamente, ai giovani la retorica pubblica non piace.
Salvo cadere, legati mani e piedi, nella rete al sacarosio di Cinque
Stelle (ma questa è un’altra storia…). E peggio ancora se mescolata
- la retorica - a certo consumismo sciatto. E l’Otto Marzo - è vero -
negli anni si è trasformato nel trionfo delle mimose ai semafori, dei
regalini, delle cenette di genere, eccetera, eccetera.
Ma era meglio prima, quando non si festeggiava? Difficile dire.
Ricordo, negli anni Settanta, i cortei femministi, tutte ragazze incazzatissime
(pardon) in poncho, zampa d'elefante, zoccoli, che invocavano la proprietà
dell’utero. E noi lì, maschi afflitti da forti sensi di colpa, a fare sì con la
testa. Ma anche a sognare di nascosto le donne con le gonne, possibilmente cortissime.
A questo proposito, va ricordato che nel Cile di Pinochet,
all’indomani del golpe, anno di grazia 1973, le donne in pantaloni,
venivano arrestate, perché sospettate di comunismo. Oggi invece, un femminismo maturo e colto, elegante, con le
perline che accarezzano il décolleté, e magari pure in camicetta di seta col
fiocco (oddio, quanti ricordi…) - insomma, quello che snobba
l’Otto Marzo - chiede più riforme, anzi quote per legge. E' lo stesso femminismo, sussiegoso, in pince-nez, che appena vede un uomo in pantaloni (non in mutande,
attenzione), scorge una pericolosa fonte
di molestie.
Oddio gli sporcaccioni ci sono. E pure
qualche orco. Ma l’isteria di certe
Erinni sta
perfettamente alle turbe del
dittatore Pinochet.
Insomma,
perché non prendere atto che rispetto
all’Otto Marzo 1960 - quando la magistratura, tanto per fare un esempio, era
ancora preclusa alle donne - le cose
sono abbastanza cambiate?
In Italia, a causa della
retorica declinista, "del tutto va male", non
si ha più consapevolezza del cammino
comunque fatto dalle donne. Il che ovviamente non significa che non resti
ancora molta strada da fare. Però, ecco,
laicità, laicità, laicità. Va assolutamente evitata la caccia a streghe e orchi.
Pertanto, anche per questa ragione, buon
Otto Marzo! A tutte le donne, in gonna e pantaloni.
Carlo Gambescia
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