lunedì 19 marzo 2018

Essere nella mente di Mattarella...




Come ricorda lo storico cattolico (e democristiano) Gabriele De Rosa nel suo Diario Politico (1), Sergio Mattarella  tentò  fino all’ultimo di evitare che Buttiglione impadronendosi della segreteria politica, spostasse a destra, verso Berlusconi e Fini,  l’equilibrio di ciò che restava della Democrazia Cristiana  nell’ultima versione come neo Partito Popolare.  Dopo di che, come noto, Buttiglione scelse il Cavaliere, Mattarella, Prodi e l’Ulivo.
Si legge altrove, su un sito,  che l'infuocata elezione nel luglio del 1994 di Buttiglione a segretario del Partito Popolare, venne contestata da un gruppetto di popolari, del quale facevamo parte la  Bindi e Mattarella, al grido di  “Fascisti, fascisti, fascisti!” (2).
L’ appartenenza di Mattarella alla  sinistra democristiana,  prima  l'ala  morotea, dopo quella demitiana, lascia poche speranze al  Centrodestra, neppure a guida Salvini, di partire  favorito. La "naturale"  inclinazione a sinistra del Presidente della Repubblica  potrebbe invece favorire l’idea di un Centrosinistra rinnovato dall’apporto dei Cinque Stelle. Del resto, ammesso e non concesso,   che le Camere vengano spartite tra  Lega  e M5S, ciò  non  significa che al momento delle consultazioni, il Colle non possa non influire sulla formazione di un governo di Centrosinistra esteso al partito di Grillo e Casaleggio Jr.   I numeri ci potrebbero essere, o quanto meno trovare tra gli scontenti. 
Tutto lineare? No, perché Mattarella, a quanto si sa, non è neppure convinto della “maturità” democratica dei  Cinque Stelle. Quindi, difficilmente, a prescindere da cosa ne pensino i due  ipotetici "promessi sposi" e (anche) dai numeri che pure ci sono,  potrebbe  nascere un governo  M5S-Lega. 
Resta allora  in campo l’idea  di un Governo del Presidente?  La Costituzione all’articolo 92, comma 2°, lo rende  possibile anche formalmente, come un governo  (politicamente parlando, e auspicando) tra tutte le forze moderate e riformiste, per isolare  le forze estreme ( con una legge elettorale ad hoc) e mettere in sicurezza l'Italia, come ad esempio in Germania dove socialdemocratici e democristiani governano insieme, per non parlare della Francia macroniana.  Però i numeri (considerando una Lega recalcitrante e l'opposizione del M5S) non ci sono, almeno tutti. Quindi i "responsabili"  andrebbero "pescati" in tutti i partiti, addirittura tra gli scontenti del M5S. E qui il ruolo autorevole e la forte determinazione del Colle  potrebbero essere  fattori determinanti. 
Ovviamente, per sapere, quante possibilità abbia una  soluzione del genere si dovrebbe “entrare” nella mente di Mattarella, giurista, già professore e giudice costituzionale, profondo conoscitore della macchina dello stato  e dei rotismi parlamentari,  autore di una legge elettorale che porta il suo nome, sebbene schernita  nel  latino  maccheronico del politologo  Sartori.  Per inciso, non ce ne voglia dall' Aldilà il professore, ma il Mattarellum maggioritario o quasi,  rispetto al Rosatellum fritto misto al proporzionale,  rimane  quasi una vera sciccheria (con esso votammo, nel 1994, nel 1996 e nel 2001).
Pertanto Mattarella sa bene, che andare di nuovo al voto, con questa legge,  significa  solo  rischiare di moltiplicare il bottino elettorale di Lega e Cinque Stelle, forze  politicamente  non  gradite  al Presidente e,  cosa più grave,   amplificare  una specie di   bipolarismo deteriore, malato di populismo.
Quanto peserà la sua  anima di sinistra?  Anche se quel “Fascisti, fascisti, fascisti!",  al quale, come accennato, stando al resoconto di  De Rosa,  ma anche all' indole flemmatica di Mattarella,  egli non partecipò, se non - ma  si può solo  ipotizzare -  nei termini di un silenzio-assenso (3).
Diciamo pure, senza tanti complimenti, che Lega e M5S sono putiniani (inutile qui ricordare le abbondanti citazioni favorevoli, e non solo). Tuttavia,  Putin, tra l’altro riconfermato per la quarta volta,  pur essendo, come pare il beniamino dei russi, non può assolutamente rappresentare un modello politico "potabile"  per le nostre democrazie, agli  antipodi delle tradizioni autocratiche incarnate dal piccolo Zar moscovita.
Pertanto, proprio in nome di quelle tradizioni liberali e democratiche,  incarnate, seppure in misura non sempre coincidente, da Sturzo e De Gasperi, comunque idealmente riunite in  quel “Fascisti, fascisti, fascisti!”,  crediamo  Mattarella non desideri assolutamente consegnare l’Italia ai fascisti del Terzo Millennio:  i putiniani della Lega e di Cinque Stelle (per inciso, la Meloni, che etimologicamente è antemarcia,  personifica invece il ruolo della  pura e semplice ruota di scorta, furbissima però nell'intercettare, di volta in volta, l'area del consenso, seppure di nicchia).  
Tuttavia, abbiamo anche  accennato,  alle simpatie morotee del giovane ( o quasi)  Mattarella.  Il che potrebbe far pensare, che nonostante tutto, il Presidente possa ritenere  utile  "addomesticare" il M5S, per dividerlo e renderlo inoffensivo,  proprio come fece Moro, prima con il PSI  poi con il PCI.
La difficoltà implicita  nel "domesticamento"  può essere condensata in  una domanda: quanto potrebbe costare il  training politico all’Italia?  Dal momento che stiamo  ancora pagando i guasti della morotea strategia  politica  della lumaca?    
Chi avrà la meglio nella mente di Mattarella?  Sturzo e De Gasperi  o Moro? Il problema è tutto qui.

Carlo Gambescia

                                                       
(1) G. De Rosa, La transizione infinita. Diario Politico 1990-1996, Editori Laterza, Roma-Bari 1997, p. 125, ma passim.  De Rosa, a proposito della nomina a segretario di Buttiglione  nel luglio del 1994,  parla del  mandare “ancora una volta in esilio Luigi Sturzo”  (Ibid., p. 124)

(2)   Qui:  http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MATTARELLA+SergioEpisodio, del quale però De Rosa, pur presente, non parla nel suo Diario Politico.

(3)  G. De Rosa, op. cit., p. 123. 

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