Essere nella mente di Mattarella...
Come
ricorda lo storico cattolico (e democristiano) Gabriele De Rosa nel suo Diario Politico (1), Sergio
Mattarella tentò fino all’ultimo di evitare che Buttiglione impadronendosi della segreteria politica, spostasse a
destra, verso Berlusconi e Fini, l’equilibrio di ciò che restava della
Democrazia Cristiana nell’ultima versione come neo Partito Popolare.
Dopo di che, come noto, Buttiglione scelse il Cavaliere, Mattarella, Prodi e
l’Ulivo.
Si
legge altrove, su un sito, che l'infuocata elezione nel luglio del 1994 di Buttiglione a segretario del
Partito Popolare, venne contestata da un gruppetto di popolari, del quale facevamo parte la Bindi e Mattarella, al
grido di “Fascisti, fascisti, fascisti!” (2).
L’
appartenenza di Mattarella alla sinistra
democristiana, prima l'ala morotea, dopo quella demitiana, lascia poche speranze al Centrodestra, neppure a guida Salvini, di partire favorito. La "naturale" inclinazione a sinistra del
Presidente della Repubblica potrebbe invece favorire l’idea di un Centrosinistra rinnovato dall’apporto dei Cinque Stelle. Del resto, ammesso e non concesso, che le Camere vengano
spartite tra Lega e M5S, ciò non significa che al momento delle
consultazioni, il Colle non possa non influire sulla formazione di un
governo di Centrosinistra esteso al partito di Grillo e Casaleggio Jr. I numeri ci potrebbero essere, o quanto meno trovare tra gli scontenti.
Tutto
lineare? No, perché Mattarella, a quanto si sa, non è neppure convinto della
“maturità” democratica dei Cinque Stelle. Quindi, difficilmente, a prescindere da cosa ne pensino i due ipotetici "promessi sposi" e (anche) dai numeri che pure ci sono, potrebbe nascere un governo M5S-Lega.
Resta allora in campo l’idea di un Governo
del Presidente? La
Costituzione all’articolo 92, comma 2°, lo rende possibile
anche formalmente, come un governo (politicamente parlando, e auspicando) tra tutte le forze
moderate e riformiste, per isolare le forze estreme ( con una legge elettorale ad hoc) e mettere in sicurezza l'Italia, come ad esempio in Germania dove socialdemocratici e democristiani governano insieme, per non parlare della Francia macroniana. Però i numeri (considerando una Lega recalcitrante e l'opposizione del M5S) non ci sono, almeno tutti. Quindi i "responsabili" andrebbero "pescati" in tutti i partiti, addirittura tra gli scontenti del M5S. E qui il ruolo autorevole e la forte determinazione del Colle potrebbero essere fattori determinanti.
Ovviamente,
per sapere, quante possibilità abbia una soluzione del genere si
dovrebbe “entrare” nella mente di
Mattarella, giurista, già professore e giudice costituzionale, profondo
conoscitore della macchina dello stato e dei rotismi parlamentari, autore di una legge elettorale che porta il
suo nome, sebbene schernita nel latino maccheronico del politologo Sartori. Per inciso, non ce ne voglia dall' Aldilà il professore, ma il Mattarellum maggioritario o quasi, rispetto al Rosatellum fritto misto al proporzionale, rimane quasi una vera sciccheria (con esso votammo, nel 1994, nel 1996 e nel 2001).
Pertanto
Mattarella sa bene, che andare di nuovo al voto, con questa legge, significa solo rischiare di moltiplicare il bottino
elettorale di Lega e Cinque Stelle, forze politicamente non gradite al Presidente e, cosa più grave, amplificare una specie di bipolarismo deteriore, malato di populismo.
Quanto peserà la sua anima di sinistra? Anche se quel “Fascisti, fascisti, fascisti!", al quale, come accennato, stando al resoconto di De Rosa, ma anche all' indole flemmatica di Mattarella, egli non partecipò, se non - ma si può solo ipotizzare - nei termini di un silenzio-assenso (3).
Quanto peserà la sua anima di sinistra? Anche se quel “Fascisti, fascisti, fascisti!", al quale, come accennato, stando al resoconto di De Rosa, ma anche all' indole flemmatica di Mattarella, egli non partecipò, se non - ma si può solo ipotizzare - nei termini di un silenzio-assenso (3).
Diciamo pure, senza tanti complimenti, che Lega e M5S sono putiniani (inutile qui ricordare le abbondanti citazioni favorevoli,
e non solo). Tuttavia, Putin, tra l’altro
riconfermato per la quarta volta, pur
essendo, come pare il beniamino dei russi, non può assolutamente rappresentare
un modello politico "potabile" per le nostre
democrazie, agli antipodi delle tradizioni autocratiche incarnate dal piccolo Zar moscovita.
Pertanto,
proprio in nome di quelle tradizioni liberali e democratiche, incarnate, seppure in misura non sempre coincidente, da Sturzo e De Gasperi, comunque idealmente riunite in quel “Fascisti, fascisti, fascisti!”, crediamo Mattarella non desideri assolutamente consegnare l’Italia ai
fascisti del Terzo Millennio: i putiniani della Lega e di Cinque Stelle (per inciso, la Meloni, che etimologicamente è antemarcia, personifica invece il ruolo della pura e semplice ruota di scorta, furbissima però nell'intercettare, di volta in volta, l'area del consenso, seppure di nicchia).
Tuttavia, abbiamo anche accennato,
alle simpatie morotee del giovane ( o quasi) Mattarella. Il che potrebbe far
pensare, che nonostante tutto, il Presidente possa ritenere utile "addomesticare" il M5S, per
dividerlo e renderlo inoffensivo, proprio come fece Moro, prima con il PSI poi con il PCI.
La
difficoltà implicita nel "domesticamento" può essere condensata in una domanda: quanto potrebbe costare il training politico all’Italia? Dal momento che stiamo ancora pagando i guasti della morotea strategia politica della lumaca?
Chi
avrà la meglio nella mente di Mattarella? Sturzo e De Gasperi o Moro? Il problema è tutto qui.
Carlo Gambescia
(1)
G. De Rosa, La transizione infinita. Diario Politico 1990-1996, Editori Laterza,
Roma-Bari 1997, p. 125, ma passim. De Rosa, a proposito
della nomina a segretario di Buttiglione
nel luglio del 1994, parla del mandare “ancora una volta in esilio
Luigi Sturzo” (Ibid., p. 124)
(3) G. De Rosa, op. cit., p. 123.
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