Dopo elezioni
Che farà Mattarella?
Che farà Mattarella?
Fino
al 23 marzo, solo schermaglie. Quel giorno il nuovo Parlamento si riunirà per eleggere i
Presidenti di Camera e Senato. Sicché inizieranno a delinearsi gli schieramenti.
Dopo di che - ecco la vera “ciccia politica” - il
Presidente Mattarella inizierà le consultazioni, per poi conferire
l’incarico come è sua prerogativa.
Per ora i numeri confermano una frattura politica che va al di là dei tradizionali schieramenti partitici: quella tra forze
populiste di destra (Lega e FdI) e
forze populiste di sinistra (M5S, LeU e possibili dissidenti del PD) e forze antipopuliste di centrosinistra
(il PD renziano) e della destra moderata (FI di Berlusconi).
Solo
in termini percentuali i populisti, tutti insieme, superano largamente
il 50 per cento, mentre le forze moderate e riformiste, antipopuliste (ammesso che
Berlusconi ci stia) sono invece intorno al 35 per cento. In seggi, la differenza potrebbe essere ancora più devastante. Come si può vedere, chiunque abbia a cuore il profilo europeo,
liberale e riformista dell’Italia non può non essere preoccupato.
Per
fortuna (almeno per il momento) i due populismi di destra e sinistra sono separati in
casa. Per contro, stando alle previsioni
(in seggi), le forze moderate, riformiste e liberali non hanno alcuna maggioranza. Invece potrebbe nascere una maggioranza,
sebbene risicatissima, tra populisti di
sinistra, nelle varie sfumature (da M5S a LeU e possibili dissidenti antirenziani interni al Pd). Infine, resta teoricamente in piedi,
la paventata ipotesi, seppure
remota, di un’ alleanza di governo tra i
populismi di destra e sinistra.
Insomma, il Parlamento è privo di chiare maggioranze. Come
si può vedere il compito del Presidente Mattarella non è semplice. Inoltre, l’assegnazione dell’incarico,
a chiunque vada, solleverà contestazioni, dal momento che manca una tradizione prestabilita sulle precedenze delle
coalizioni rispetto ai partiti vincenti ( e viceversa). Nella storia della
Repubblica (la Prima ,
ad esempio), esistono esempi di incarico
al leader di partiti minori (da La Malfa nel 1979 ad Amato,
Ciampi e Dini, passando per Spadolini e Craxi). Il che, se per un verso, come
detto, può essere fonte di contestazioni e polemiche, per l’altro garantisce a Mattarella, timoroso - come dicono -
dell’ascesa populista (di destra e sinistra), libertà di manovra. In quale direzione?
In
assenza di un governo di maggioranza,
sussistono cinque possibilità: 1) Governo
del Presidente, quindi dello stesso Mattarella, per mettere insieme esponenti di forze opposte (dal PD al M5S) in nome dell’Idem
sentire de republica, simbolicamente rappresentato proprio dalla figura del Presidente; 2) Larghe intese, parliamo di un governo sostenuto da forze in contrasto (ad esempio, PD, FI,
M5S, Lega, eccetera), governo, diciamo di
utilità, perciò dal basso profilo simbolico, in carica solo per rassicurare l’Europa e gli
investitori; 3) Governo di minoranza,
che si regge su alleanze variabili, che di volta in volta,
sui singoli provvedimenti il governo riesce a intercettare in Parlamento; 4) Governo di scopo, con l’adesione di tutti o di una parte consistente dei partiti, per fare, ad esempio, una
nuova legge elettorale; 5) Governo
tecnico, guidato da un esterno alla politica, ma alla cui lunga mano (una
maggioranza parlamentare, difficile, per ora,
da individuare) dovrebbe comunque mendicare l'esistenza.
Molto
dipenderà dalla dialettica interna ai partiti, quindi dalle sempre possibili divisioni parlamentari, capaci però, se prudentemente ispirate dall'alto, di trasformarsi in abili e fruttuose scissioni politiche. Molto quindi dipenderà dalla capacità, anche nelle arti dissimulatorie, del Presidente Mattarella di “fare la
trafila” antipopulista ai suoi
interlocutori senza darlo troppo a vedere. Insomma di riuscire a costruire, blandendo e minacciando (la golpe e il lione di Machiavelli), una maggioranza antipopulista
di scopo - questo, il nostro suggerimento - in grado di approvare una legge elettorale tesa a ridimensionare drasticamente il populismo (di destra e sinistra). Il lettore non si scandalizzi: a mali estremi, estremi rimedi. Estremi comunque, è bene ricordarlo, nell'ambito di una fisiologica dialettica politico-parlamentare tra le varie istituzioni, magari dell'emergenza: un check and balance, se ci passa la battuta, provvisoriamente più check che balance...
Pertanto il ruolo del Colle può essere decisivo. Alcuni
osservatori dubitano delle capacità manovriere e della risolutezza del Presidente Mattarella. Il nostro augurio
è che siano in errore.
Certo,
il ridimensionamento elettorale del PD, di FI e delle forze centriste non gioca a
favore della “trafila”, che necessita di un "lavorio" parlamentare interno a tutti i gruppi, anche quelli ufficialmente avversari. Però, come si dice, mai perdere l’ottimismo della volontà. E il
fatto che Renzi abbia congelato le dimissioni è
un segnale (come dire?) timidamente
positivo.
Carlo Gambescia