mercoledì 31 gennaio 2018

Microsociologia
L'Italia? Una Repubblica fondata sui portinai


L’Italia è un paese socialmente  ingessato, bloccato, paralizzato.
Alcuni miei amici desiderano liberarsi del portinaio negligente e infedele. Antefatto. Nonostante  le  mancanze siano serie  nessuno dei condomini  ha  però il coraggio di esporsi e sfidare i sindacati e la sorte davanti al giudice del lavoro. Sicché, invece di licenziarlo apertamente, il condominio pensa di ricorrere a un escamotage. Quale? Si pensa, approfittando di alcuni lavori in corso,  di deliberare in assemblea  "la soppressione del servizio di portineria", per "sopraggiunte e insostenibili spese straordinarie".   E che di conseguenza, eccetera, eccetera. 
Come  finirà?  Che il giudice del lavoro, al quale il portinaio  licenziato surrettiziamente, comunque si rivolgerà, mangiata la foglia,  darà ragione all’ex dipendente, come  nel novanta per cento  dei casi giudicati da questa magistratura speciale, istituita dal fascismo e recepita, tagliati via i riferimenti   al corporativismo, dall'Italia repubblicana.  Quindi il condominio dei miei amici, dopo due o tre anni (perché questa è la durata media  dei giudizi  in materia),  dovrà  rifondere spese, danni, eccetera.  A Napoli si dice “cornuti e mazziati”.
Qual è il succo della storia?  Che l’Italia non si è ancora liberata delle pesanti bardature sociali di origine fascista.  I tribunali del lavoro, divenuti  nel dopoguerra,  riserva di caccia del socialismo welfarista giudiziario,  andrebbero cancellati,  imponendo così il ricorso  alla giustizia civile.  Come nei paesi normali
Non si è ancora capito che più si rendono complicati i licenziamenti,  più prolifera quell’arte di arrangiarsi  che ci ha resi famosi del mondo.  Lo specialismo giudiziario - e qui parla il sociologo - crea burocrati specialisti, se si vuole sacerdoti del diritto positivo che condividono  la stessa religione.  Detto altrimenti:  il giuslavorismo  è il proseguimento del socialismo ( e del fascismo)  con altri mezzi. E del terrorismo: in Italia  i giuslavoristi, soprattutto gli studiosi,  fuori dal coro, sono stati minacciati o addirittura uccisi, come i professori Biagi e D'Antona.
Si dirà, ma i diritti dei lavoratori, eccetera, eccetera? Esistono, ripetiamo, i tribunali civili.  Il "tribunale del lavoro" sta al  "tribunale speciale", che condannava gli oppositori al regime fascista come la giustizia civile sta invece  a un normale sistema liberaldemocratico.   La logica totalitaria da tribunale speciale è sempre la stessa:  l’imprenditore o datore di lavoro   - anche collettivo, condominiale  -  è giudicato alla stregua di un nemico del popolo welfarista,  così come gli antifascisti spediti in prigione o al  confino erano allora considerati nemici del popolo fascista. Ripetiamo,  la continuità ideologica  dello statalismo  protezionista è la stessa.  Lo Statuto dei Lavoratori socialista è il proseguimento "ideale" della Carta del Lavoro fascista.                
Quando ai miei amici - moglie a marito,   due stimati professori di liceo -   ho spiegato queste cose, mi hanno guardato come se provenissi da Marte.  E scuotendo la testa  hanno risposto  che i diritti dei lavoratori sono sacri e impongono una tutela giudiziaria specifica. Perché, sopprimendo il magistrato del lavoro,  si favorirebbe l' indiscriminata libertà di licenziamento. Al che ho alzato le braccia.  Chi è causa del suo mal  pianga se stesso.    
Del resto l’Italia  - altro principio social-fascista-lavorista -  non è, anche costituzionalmente,  un Repubblica fondata sul Lavoro?  E allora, cari amici  “beccatevi” il portinaio negligente e infedele.

Carlo Gambescia