Macché vaccini, qui è in gioco la democrazia liberale
Paradossi
elettorali: Berlusconi critica Di Maio, il che va benissimo, però poi, per così dire, va a spasso con Salvini, un grillino mancato, e ciò non va bene.
La
polemica sui vaccini, ne è un chiaro esempio. Salvini è sulle stesse posizioni estreme del M5S. Che c’entra
il leader della Lega con la destra moderata rappresentata da Forza Italia? Oppure per dirne un’altra: sulla Riforma
della Giustizia, nel senso di limitare lo strapotere dei giudici politicizzati,
Giorgia Meloni, altra alleata di Berlusconi, sembra dire cose altrettanto grilline, in chiave antipolitica e antirenziana.
E questi
sarebbero gli alleati di centrodestra. Per andare dove?
Qui torna in gioco, la disgraziata legge elettorale proporzionale, che come abbiamo
più volte scritto - salvo miracoli, smentiti però dai sondaggi
- non produrrà alcun vincitore. Pertanto
assistiamo, già in questi giorni, a una specie di tragicommedia: si fa campagna elettorale, non solo nel
centrodestra, come se dalle urne dovesse uscire il governo, pur sapendo perfettamente che non
sarà così. Una situazione pirandelliana: "Cosi è (se vi pare)".
Qualcuno invece dovrebbe spiegare come stanno realmente le cose agli elettori. Che ignari, magari carichi di attese, rischiano di ritrovarsi, sentendosi nuovamente traditi, dopo le elezioni, davanti a una alleanza parlamentare inventata all’ultimo momento, evocando il romanzo dell’emergenza. Sembra insomma che si stia
facendo tutto il possibile per distruggere
la democrazia parlamentare e aprire la
strada a movimenti politici eversivi dell’esperimento liberale post-seconda
guerra mondiale. In
gioco è il sistema politico faticosamente costruito, in Europa, sulle macerie di due dittature, sconfitte
militarmente. Perciò non sono in gioco i
vaccini, il jobs act, la riforma Fornero ma ben altro.
Cosa è accaduto? Che, sotto il profilo
tecnico, invece di dare stabilità al sistema con una legge maggioritaria, magari a doppio turno, in
grado di penalizzare le estreme, a sinistra come a destra, si è approvata una legge proporzionale, che
di fatto rischia di favorire
l’opposizione congiunta di estreme, unite solo nel distruggere. Se poi, cosa però improbabile, le estreme dovessero allearsi e
governare insieme, sarebbe l'evento più rovinoso della storia dell'Italia repubblicana.
Un governo delle estreme, in tutte le sue variabili politiche (da un Salvini-Di Maio a un Grasso-Di Maio, se non addirittura un fantapolitico Salvini-Di Maio-Grasso), sarebbe il governo dell'allucinato complottismo, dell’inflazione, dei giudici, delle nazionalizzazioni
e del protezionismo sociale. L’Italia verrebbe spinta fuori dall’Europa. Una catastrofe: si aprirebbero scenari di stallo economico e
sociale e di possibili sommovimenti politici.
Esistono
alternative? Per ora no. Si andrà alle
elezioni con questi schieramenti. Alcuni
osservatori però credono, se i voti - dopo - dovessero consentirlo, nella possibilità di un’alleanza parlamentare tra tutte le
forze moderate, dal Pd renziano a Forza Italia, passando per i "cespugli" centristi e anche di destra, qualora Giorgia Meloni, intelligentemente, si ravvedesse.
Naturalmente, il fronte moderato, oltre ai rischi di continui veti incrociati interni, andrebbe incontro all’attacco congiunto esterno delle estreme, liberissime di giocare al rialzo con il favore dei giudici e delle intercettazioni rilanciate da una stampa ormai in larga parte simbiotica ai livori Social.
Dispiace dirlo, ma l’ipotesi ricorda il vecchio schema fallimentare (tra l'altro, proporzionalista) di Weimar, ovviamente senza Hitler e squadre d'azione militarizzate. Ma, purtroppo, dagli esiti, altrettanto imprevedibili, per la democrazia liberale.
Dispiace dirlo, ma l’ipotesi ricorda il vecchio schema fallimentare (tra l'altro, proporzionalista) di Weimar, ovviamente senza Hitler e squadre d'azione militarizzate. Ma, purtroppo, dagli esiti, altrettanto imprevedibili, per la democrazia liberale.
Siamo
proprio nei guai.
Carlo
Gambescia