L’editoriale del professor Cassese
Ma quali patti?
Ma quali patti?
Qui siamo più divisi del 1946…
Oggi
sul “Corriere della Sera”, Sabino
Cassese invita le forze politiche a recuperare il “ talento
smarrito per i patti” (*) . Il succo
dell’editoriale è questo: piaccia o
meno, il proporzionale impone il ritorno
a quel consociativismo che ha retto l’Italia
tra il 1946 e il 1993, di conseguenza, sarebbe saggio fin d’ora, pur mancando un partito perno come la Dc , pensare a una formula di governo inclusiva. Tradotto: Renzi,
Berlusconi e chi eventualmente ci stia.
Cassese
è uno studioso di diritto pubblico, non uno storico o un politologo. E
soprattutto resta un tecnico, di certo eccellente e dottissimo, ma ripetiamo un tecnico. Diciamo pure che la sua tesi sulla necessità
di mettersi d’accordo è scheletrica: non ha buoni puntelli socio-culturali, se non, come
si legge, alcuni vaghi riferimenti al buon senso togliattiano (svolta di Salerno ed epurazione soft) e al meritorio lavoro degli
sherpa, come mediatori nei grandi scenari internazionali, soprattutto
conflittuali.
Ci
spieghiamo meglio.
Il
consociativismo, non solo e non sempre politico, tra Dc e alleati (inclusi, in seguito,
socialisti e comunisti), rinviava a una
cultura politica, dove il terzo e il quarto potere, magistratura e mass media stavano al loro posto. E il quinto potere,
l’economia, si muoveva su un piano più nazionale che internazionale. Infine il
sesto potere, quello dei Social, padroni del risentimento sociale, era di là da
venire.
Nell'Italia di oggi, dove comandano, contrastandosi a vicenda, in un clima di caccia alle streghe, magistrati giustizialisti, giornalisti investigativi telecomandati, cocainomani della finanza digitale e forum di illetterati, il consociativismo rischia di restare una parola
vuota. O peggio, considerati gli attori di cui sopra, di essere liquidato come uno strumento che le
élite usano contro il popolo, pur di comandare.
Insomma, dispiace per Cassese, ma per recuperare
il talento per i patti, non basta il talento pronto all’uso di un gruppo di tecnici dal passo felpato. Occorrono le condizioni
culturali del buon senso, determinate dall’accordo
di fondo tra i vari i poteri sociali, anche contro un pericolo comune. Un giurista tedesco, grandissimo ma
finito male, definì questo accordo come l'altro volto della costituzione materiale.
Quando Togliatti "sbarcò" a Salerno, ancora prima che la guerra finisse, il nemico comune era il fascismo, oggi potrebbe essere un altrettanto pericoloso movimento inventato da un comico, che però nessuno scorge come tale, e che tutti, più o meno, inseguono stupidamente, giocando al massacro della democrazia rappresentativa.
Insomma, il consociativismo, rimanda a una costituzione materiale che non c’è più. Perché, purtroppo, l’Italia
di oggi è più divisa di quella del 1946. E se patto ci sarà, sarà una tregua armata: qualcosa di completamente diverso da quel che intende il professor Cassese.
Carlo Gambescia