L’articolessa
di Pietrangelo Buttafuoco
“Il Foglio” con la celtica...
Leggo “Il Foglio” regolarmente e con piacere. Ne apprezzo il taglio liberale e le analisi, sempre documentate e appuntite. Tra l’altro - evvai con il violino! - recensisce i miei libri, fin troppo generosamente.
Confermo
pure il mio giudizio sul simpatico romanticismo politico di un quotidiano deliziosamente, soggetto a ciclici innamoramenti, mai occasionali. Diciamo che si tratta gaddianamente di accoppiamenti giudiziosi: prima Berlusconi, poi Renzi, ora di nuovo Berlusconi, dopo le elezioni forse divamperanno le nove settimane e mezzo con le "Larghe
Intese". Nulla da eccepire: questo offre il mercato politico, ovviamente,
per un lettore liberale che non voglia morire nel lazzaretto dell'antipolitica. Quindi, bravi, avanti tutta!
Però,
ieri, francamente, l’articolessa di
Pietrangelo Buttafuoco stonava (*). Certo, sappiamo, sappiamo, sappiamo: "Non condivido quel che dici, però lotterò, eccetera, eccetera, eccetera". Tuttavia, per dirla con Totò, ogni tutto ha un limite.
Il pezzo sembrava
scritto per un febbricitante giornaletto di estrema destra con tanto di celtica sulla testata. Quelli, stampati come e dove capita, con le rituali parole d'ordine: Toro Seduto, camerata della prima ora, gli islamici nelle veste di camerati che
sbagliano, Putin camerata senza saperlo, Mussolini, il camerata vero della previdenza sociale. E, tocco finale, la macumba: liberalismo
uguale totalitarismo. Ecco qui, un assaggino del Buttafuoco-Pensiero: "Vorrei proprio ripetermi: il liberalismo si evita il disturbo di uno stato totalitario perché serba in sé ben altra comodità, la società totalitaria" .
Insomma,
tre pagine di sputi in faccia, in stile però Duomo di Catania, a qualcosa - il politicamente corretto liberal - che non ha nulla a che vedere con il
liberalismo di Burke, Tocqueville,
Pareto, Mosca, Ferrero, Croce, Weber, Ortega, Jouvenel, Röpke, Aron, Berlin,
Freund, per citare solo alcuni nomi.
Buttafuoco
ha mai letto questi autori? Perché
continuare a confondere liberalismo e
società di massa? Liberalismo archico e liberalismo macro-archico?
Tradotto: l'aristocratico realismo liberale con il welfarismo collettivo del politicamente corretto?
Lo scrittore fascio-catanese è la punta dell'iceberg. Figurarsi, quelli che hanno la testa (parola grossa) sott'acqua. Quando
deciderà, certa destra che ad esempio non va oltre Gentile (l’ultimo Gentile, non sia mai, quello "sociale"…) - per
inciso, un liberal-welfarista in camicia nera, un macro-archico, quindi padre di quel politicamente corretto criticato da Buttafuoco - quando deciderà, dicevo, certa destra, di mettersi a studiare il realismo liberale? Per non dire sempre le stesse scemenze?
A meno che, non si sia
fascisti fino al midollo, quindi nemici giurati del liberalismo in tutte le sue forme. E che il tea si aspiri a prenderlo with Mussolini, se non addirittura in compagnia dell'Uncle con i baffetti. In
quest’ ultimo caso però, come diceva il compianto
Lubrano, sorge spontanea la domanda: che c’entra il “Il Foglio” con la croce celtica? Anzi, uncinata?
Carlo Gambescia
(*) https://www.ilfoglio.it/gli-speciali-del-foglio/2018/01/29/news/la-nuova-questione-morale-175667/