A proposito di "enciclopedia libera"
Wikipedia: un esperimento
Wikipedia: un esperimento
Ho fatto un esperimento. Scoprire se è vero che
Wikipedia è un’enciclopedia libera alla quale tutti possono collaborare. Sicché, visto che mancava la mia voce (Carlo Gambescia), ne ho scritta una, stringatissima. E qui ho commesso un errore: in omaggio all’ipocrisia cognitiva dei tempi, dovevo
farla pubblicare da un altro, magari un amico compiacente. Però va anche detto che Wikipedia non pone in materia divieti
espliciti. Eccola:
Bene, anzi male, neppure dopo cinque minuti, forse dieci, al
massimo quindici dalla pubblicazione, la voce è stata cancellata. Ecco la motivazione:
Come "discolparmi" ? Forse, poiché me la sono scritta (e pubblicata) da solo ( l' "errore" di cui sopra), il "vizio" era già "nella radice"? Tuttavia, per esserne certo, dovrei puntare su un esperimento, per così dire, controfattuale: far pubblicare la voce da altri, magari con modifiche (tra l’altro, mi sono
dimenticato di alcune cose da inserire), e poi "vedere di nascosto l'effetto che fa...". Però, in tutta franchezza, non ho voglia, per dirla sempre con il grande Enzo Jannacci, di tramutarmi nel "palo della banda dell'Ortica". E poi non è intellettualmente onesto.
La Biblioteca delle scienze politiche di YouPorn...
Detto questo, desidero comunque porre alcuni rilievi all' attenzione dei lettori.
La Biblioteca delle scienze politiche di YouPorn...
Detto questo, desidero comunque porre alcuni rilievi all' attenzione dei lettori.
Sui
presunti "contenuti promozionali" rilevo
subito che il primo link (https://www.edicionesencuentro.com/libro/liberalismo-triste.html ), rinvia a una mia biografia (con
foto) sul sito di una casa editrice spagnola, di chiara fama, Ediciones Encuentro, opera dell'ufficio stampa. Certo, si doveva vendere un prodotto... E sia. Però le informazioni erano esatte, oltre che passate al vaglio di terzi, professionisti della comunicazione. Inoltre, sulla stessa pagina - bastava solo un briciolo di cura in più per scoprirlo - spiccavano numerose recensioni
apparse nella lingua di Cervantes al mio Liberalismo
triste: preziose per intuire - anche senza conoscere la lingua - il senso e (perché no?) la considerazione in cui è tenuta la mia ricerca scientifica anche fuori d'Italia. Solo volgare pubblicità ? Giudichino i lettori.
Il
secondo link, rinvia a Worldcat, un catalogo bibliografico online, assai serio e apprezzato dal punto di vista della documentazione scientifica, che registra le collezioni bibliotecarie, e che quindi indica anche le mie pubblicazioni. (http://www.worldcat.org/search?qt=worldcat_org_all&q=carlo+gambescia ). Tra l'altro, sia detto per inciso, mi sono dimenticato, sempre in argomento, di segnalare un altro link interessante, quello di Google Scholar (https://scholar.google.it/scholar?hl=it&as_sdt=0%2C5&q=%22carlo+gambescia%22&oq= ).Cosa che ormai farò in un'altra (wiki-)vita.
Il
terzo link, dal momento che mi dichiaro blogger, rinvia al mio blog (http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/ ). Nulla di più naturale, addirittura scontato.
Il
quarto link rimanda alla “Biblioteca di scienze politiche e sociali”, collana di alto profilo, come si evince dal Comitato Scientifico, che dirigo con Jerónimo Molina Cano, studioso di chiara fama e professore di "Politica sociale" presso l' Università di Murcia (https://www.edizioniilfoglio.com/copia-di-fumetto ). A che tipo di siti deve rinviare uno studioso di sociologia? Alla direzione della Biblioteca delle scienze politiche di YouPorn?
Per farla breve, ci
sono o no, gli “estremi” per l’ accusa di auto-promozione e pubblicità gratuita? Scrivo post, articoli, pubblico libri,
traduco, insegno, tengo conferenze, partecipo a convegni, dirigo collane… Vivo di questo e non sono uno sconosciuto. Di me parla, non Wiki, ma l’Encyclopedia
of Political Theory (1). Boh! Giudichino i lettori.
Chi è "enciclopedico" e chi no...
Quanto al "contenuto non enciclopedico", il punto merita un serio approfondimento.
Il giudizio su ciò che è enciclopedico e ciò che non lo è, dipende da ciò che viene ritenuto di valore enciclopedico. Storia e sociologia insegnano che non esiste un sapere puro, contraddistinto da forme totalmente libere dai contenuti. Sul piano concettuale la realtà si può scomporre, su quello pratico no, idee e vita contrastano sempre, talvolta si fondono, talvolta collidono, e così via.
Insomma, non esiste un valore enciclopedico unico. Siamo sempre davanti a giudizi soggettivi, spesso ideologici, che tentano di piegare le forme ai contenuti del momento. Ad esempio, semplificando al massimo: i criteri di un’enciclopedia nazionalsocialista sono diversi da quelli di un’enciclopedia socialista. E quali sono allora, i criteri di enciclopedico e non enciclopedico di Wikipedia? Alla domanda, i suoi amministratori, come i redattori della Grande Enciclopedia dell’Unione Sovietica o del Terzo Reich, ci si può scommettere, non potrebbero che rispondere “obiettivi e neutrali”. Va detto onestamente, che anche gli estensori di un’enciclopedia liberale, cattolica, buddista, eccetera, darebbero la stessa risposta. Però, il punto è, che, di volta in volta, si tratta - fatte le debite proporzioni - di una neutralità sovietica, nazista, wikipedista, eccetera, eccetera.
Diciamo
che in realtà, nonostante le rituali petizioni di neutralità affettiva, o se si vuole le tonnellate di incenso bruciate sull'ara della scienza, i criteri conoscitivi spesso sono soggettivi o comunque condizionati dai valori (socializzati) di contesto. Perciò risultano né veri né falsi. E tutto ciò che è né vero né falso è indeterminabile. Parliamo della logica di tipo nec per parafrasare Giuseppe Palomba, che da scettico mancato, e forse mai pentito, scomponeva e ricomponeva l'euristica scientifico-economica (2).
In altri termini, è inutile discutere di obiettività, sul piano conoscitivo, con il redattore di un' enciclopedia,sia pure Wiki, che si professa più libera di tante altre, prontissimo a dichiarare di applicare regole obiettive e neutrali, ma di contesto come abbiamo detto (sul punto torneremo tra poco). Così come è inutile disputare sull 'esistenza di dio con un teologo o con un ateo confesso, dal momento che anch'essi rispondono a logiche contestuali. Insomma, sono questioni - ecco il paradosso - scientificamente inverificabili. Per contro, Max Weber, giustamente, consigliava allo scienziato sociale di dichiarare i suoi valori e di saggiarne, prima di avviare qualsiasi ricerca, genealogia e coerenza fattuale, per evitare, o quantomeno filtrare, successive contaminazioni ideologico-analitiche (3).
Da Weber a Totò...
Si dirà che Weber, proprio a causa della sua coerenza cognitiva da "guardiano dei fatti", di leggere tutto e verificare tutto, si ammalò di nervi. Verissimo. Però si deve tentare, mostrando indulgenza verso chiunque sia capace di accettare la sfida seriamente. Certo, accettare non significa vincere. L'obiettività, quella autentica, come mostra la tragica grandezza weberiana, impone sforzi sovrumani. Non tutti ne sono all'altezza. Anche solo di provare.
Di qui, il rifugio, assai più comodo, nel caso del redattore, della distinzione tra ciò che è enciclopedico e ciò che non lo è. Talvolta ci si sente rispondere che non si può leggere tutto, e che forse neppure lo si deve, perché è sufficiente l'uso di criteri obiettivi, chiudendo così il circolo vizioso di una neutralità organizzativa, che riflette regole contestualizzate, come dicevamo, e che quindi finisce per sconfinare nell'ignavia cognitiva: quell'ignavia che si pasce, senza neppure intuirlo, dell'inverificabilità dei postulati, tipica del teologo, dell'ateo confesso e, per l'appunto, del redattore aggrappato all'iteratività protocollare. Tradotto: per costoro il contesto sono le regole e le regole sono il contesto, l'uno rinvia alle altre e viceversa.
A tale proposito, infine, non va mai dimenticata la sempre possibile deriva psicologico-sociale, che si nasconde e prolifera tra gli interstizi dell'iterazione fine a se stessa: alcuni non resistono al fascino del potere grande o piccolo che esercitano, al punto talvolta di abusarne. L'eccezione ideologica, come prolungamento carnivoro individuale, finisce così per insinuarsi nel moto circolare della regola. Per dirla, non con Agamben, oggi fin troppo citato, ma con un dimenticato e grande sociologo del Novecento, Totò: i "caporali" sono sempre in agguato. Insomma, la carne è debole. Sicché, senza mai scendere a compromessi con il peccato, il peccatore va sempre perdonato. Santa Madre Chiesa non ha tutti i torti.
In altri termini, è inutile discutere di obiettività, sul piano conoscitivo, con il redattore di un' enciclopedia,sia pure Wiki, che si professa più libera di tante altre, prontissimo a dichiarare di applicare regole obiettive e neutrali, ma di contesto come abbiamo detto (sul punto torneremo tra poco). Così come è inutile disputare sull 'esistenza di dio con un teologo o con un ateo confesso, dal momento che anch'essi rispondono a logiche contestuali. Insomma, sono questioni - ecco il paradosso - scientificamente inverificabili. Per contro, Max Weber, giustamente, consigliava allo scienziato sociale di dichiarare i suoi valori e di saggiarne, prima di avviare qualsiasi ricerca, genealogia e coerenza fattuale, per evitare, o quantomeno filtrare, successive contaminazioni ideologico-analitiche (3).
Da Weber a Totò...
Si dirà che Weber, proprio a causa della sua coerenza cognitiva da "guardiano dei fatti", di leggere tutto e verificare tutto, si ammalò di nervi. Verissimo. Però si deve tentare, mostrando indulgenza verso chiunque sia capace di accettare la sfida seriamente. Certo, accettare non significa vincere. L'obiettività, quella autentica, come mostra la tragica grandezza weberiana, impone sforzi sovrumani. Non tutti ne sono all'altezza. Anche solo di provare.
Di qui, il rifugio, assai più comodo, nel caso del redattore, della distinzione tra ciò che è enciclopedico e ciò che non lo è. Talvolta ci si sente rispondere che non si può leggere tutto, e che forse neppure lo si deve, perché è sufficiente l'uso di criteri obiettivi, chiudendo così il circolo vizioso di una neutralità organizzativa, che riflette regole contestualizzate, come dicevamo, e che quindi finisce per sconfinare nell'ignavia cognitiva: quell'ignavia che si pasce, senza neppure intuirlo, dell'inverificabilità dei postulati, tipica del teologo, dell'ateo confesso e, per l'appunto, del redattore aggrappato all'iteratività protocollare. Tradotto: per costoro il contesto sono le regole e le regole sono il contesto, l'uno rinvia alle altre e viceversa.
A tale proposito, infine, non va mai dimenticata la sempre possibile deriva psicologico-sociale, che si nasconde e prolifera tra gli interstizi dell'iterazione fine a se stessa: alcuni non resistono al fascino del potere grande o piccolo che esercitano, al punto talvolta di abusarne. L'eccezione ideologica, come prolungamento carnivoro individuale, finisce così per insinuarsi nel moto circolare della regola. Per dirla, non con Agamben, oggi fin troppo citato, ma con un dimenticato e grande sociologo del Novecento, Totò: i "caporali" sono sempre in agguato. Insomma, la carne è debole. Sicché, senza mai scendere a compromessi con il peccato, il peccatore va sempre perdonato. Santa Madre Chiesa non ha tutti i torti.
Come
concludere? Che l’esperimento Wiki, comunque sia, è andato. I lettori giudichino come. Per quel che mi concerne, passo al prossimo "test". Sotto a chi tocca.
Carlo Gambescia
(1) https://books.google.it/books?id=WfFWDAAAQBAJ&pg=PA879&lpg=PA879&dq=carlo+gambescia+encyclopedia&source=bl&ots=w7cRyL-d9r&sig=kuAnQfyuZzQPW_BLyZVT4ZRtVIE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiB_PvVhsjYAhXK1hQKHbu8BK0Q6AEIWzAM#v=onepage&q=carlo%20gambescia%20encyclopedia&f=false
(2) G. Palomba, Lezioni di economia politica, Veschi Editore, Roma s.d. ( ma 1975), p. 27.
(3) M. Weber, La scienza come professione, Mondadori, Milano 2006, pp. 42-48 (ma passim).
(2) G. Palomba, Lezioni di economia politica, Veschi Editore, Roma s.d. ( ma 1975), p. 27.
(3) M. Weber, La scienza come professione, Mondadori, Milano 2006, pp. 42-48 (ma passim).