Sfascisti in “Prima Pagina”
Aria di rivoluzione
Non ci sono fini reconditi. Un programma come “Prima
Pagina” non muove voti: è uno sfogatoio radiofonico, che per un verso
raccoglie la rabbia sociale, frutto di risentimenti politici,
razionalmente inspiegabili, "sfascismo" allo stato puro. E per
l’altro, amplifica quella sindrome dell’ascoltatore aspirante (ma più spesso mancato) giornalista "sociale", in cerca del suo mezzo minuto di gloria.
Consigliamo
ai lettori di ascoltare, quando possibile, “Prima Pagina” di
Rai Radio 3. Ascoltare, sottolineiamo il termine. Per quale
ragione? Perché, intervenire sarebbe inutile. La preparazione media,
come ad esempio quella della conduttrice di questa settimana, è modesta.
Si potrebbe quasi parlare di analfabetismo giornalistico.
Il pubblico che interviene, a parte qualche rarissima eccezione, va ascritto alla categoria dei “mugugnatori": professionisti dello scontento, altrettanto privi di una visione generale, ad esempio di tipo storico, come del resto, ripetiamo, i conduttori.
Il pubblico che interviene, a parte qualche rarissima eccezione, va ascritto alla categoria dei “mugugnatori": professionisti dello scontento, altrettanto privi di una visione generale, ad esempio di tipo storico, come del resto, ripetiamo, i conduttori.
Ecco perché, (quando si ha tempo), un attento
ascolto, può permettere di scoprire gli umori profondi, se
non dell’Italia, di una parte di essa, probabilmente, quella più
politicizzata o che comunque segue la politica.
Purtroppo - ecco la vera questione - seguire la
politica, non significa capirla, soprattutto se scendiamo al
livello della gente comune: quasi sempre schiacciata
tra ignoranza, moralismo e gretto spirito di conservazione. Pertanto
servirebbero conduttori preparati, in grado di indicare le
coordinate generali di ogni problema, per poter così inquadrare
correttamente le questioni politiche e sociali. Il che, sia detto per inciso e francamente, potrebbe anche non bastare, considerando, piaccia o meno, il ruolo spesso determinante del pregiudizio nelle relazioni sociali, soprattutto collettive. Comunque sia, i conduttori, "anche" per
evidente impreparazione, restano quasi sempre aggrappati agli aspetti più
immediati della realtà, addirittura istantanei… Seguono il mainstream, qualunque esso sia.
Facciamo subito un piccolo esempio. Questa mattina ci si interrogava sulle cause della rivolta iraniana. Ebbene alcuni ascoltatori si lamentavano, dando per scontata la parità di condizioni tra Iran e Italia, come mai "qui da noi non fosse ancora scoppiata la rivoluzione". La conduttrice come se l'è cavata? Asserendo debolmente, senza approfondire - evitando quindi di fornire le coordinate storiche - che gli italiani "forse" godono di maggiore libertà, pur vivendo - ecco lo "sfascismo" mainstream - in condizioni economiche altrettanto difficili.
Facciamo subito un piccolo esempio. Questa mattina ci si interrogava sulle cause della rivolta iraniana. Ebbene alcuni ascoltatori si lamentavano, dando per scontata la parità di condizioni tra Iran e Italia, come mai "qui da noi non fosse ancora scoppiata la rivoluzione". La conduttrice come se l'è cavata? Asserendo debolmente, senza approfondire - evitando quindi di fornire le coordinate storiche - che gli italiani "forse" godono di maggiore libertà, pur vivendo - ecco lo "sfascismo" mainstream - in condizioni economiche altrettanto difficili.
Altro esempio è dato dalla lettura degli SMS che giungono in redazione, in particolare quelli dove si parla rabbiosamente di sollevazione, di
prigioni, di gogne pubbliche, di farla finita con i politici corrotti:
quasi sempre letti in modo impassibile, come se evocare la
ghigliottina fosse la cosa più normale del mondo. E non da questa
settimana.
Oltre, come detto, all’impreparazione, si
rileva nei giornalisti conduttori - non solo di “Prima Pagina”, purtroppo
- un atteggiamento compiacente verso lo sfascismo" degli eversori. Ha vinto il
modello Social del tanto peggio tanto meglio? In parte sì. Però va ravvisata, in particolare nei
giornalisti, anche la paura di essere travolti da un tornado
politico che sembra avvicinarsi. E così di perdere il
lavoro. Si respira aria di rivoluzione.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.