Questo articolo, è un "caso di studio" perché parliamo della sociologia del dono, ma applicata. A che cosa? Al caso della due polizze vita
intestate da Salvatore Romeo, dipendente comunale, a Virginia Raggi, “Sindaca”
di Roma Pertanto chiediamo al lettore un
piccolo sforzo e un pizzico di pazienza, perché la
prenderemo da lontano.
Per
quale ragione questa chiave di lettura? Perché chi scrive ha approfondito in anni ormai
lontani la sociologia del dono (*). E qui mi piace ringraziare l'amico e filosofo della politica Giuliano Borghi, collaboratore del blog, che all'epoca, quando il dono non era ancora diventato una moda accademico- sociologica, favorì con preziosi consigli le mie ricerche. Insomma, per farla breve, chi scrive parla di cose che conosce
perfettamente e sulle quali ha scritto e discusso a lungo con l'amico Giuliano. In qualche modo questo articolo è anche suo. Infine, i lettori, se avranno la pazienza di seguirci, nel lungo (forse troppo) excursus teorico, impareranno qualcosa, come dire, non mainstream, sulla sociologia del dono.
Dal
punto di vista sociologico, il dono implica l’esistenza o meno di un legame personale. Tuttavia, il dono può contribuire a far nascere o rafforzare un legame sociale, che può essere
avvertito dai soggetti dell’interazione come un surplus affettivo, capace di far sorgere ciò che si definisce il ciclo
della reciprocità, fondato sul meccanismo del dono e del contro-dono.
In
base alle differenti attribuzioni (di valore) al surplus reciprocitario, possiamo
distinguere un dono idealistico (o puro), agapico, dove non ci si attende il contro-dono, un dono
sensistico (utilitaristico), frutto di calcolo, dove invece è atteso un contro-dono; un dono idealistico, a metà strada tra l’utilitaristico
e l’agapico dove il contro-dono è atteso,
ma se e quando non giunge, il rifiuto non viene considerato un dramma, ovviamente in questo caso, il ciclo reciprocitario, subisce una battuta d’arresto.
Il
primo tipo di dono non è facilmente
identificabile, perché sconfina nella filantropia assoluta, difficile da individuare se non in pochi casi al limite. Parliamo di un fenomeno che può
riguardare nella sua forma più pura solo i pochi individui che possono
permettersi doni generosi a fondo economico perduto: il dono è tutto, il ritorno
nulla.
Il secondo tipo, comportando una forma di calcolo, ha una valenza corruttiva, perché ci si aspetta il contro-dono sostanzioso o comunque il rafforzamento di un legame che possa produrre ritorni materiali: il ritorno è tutto, il dono nulla.
Il terzo tipo, idealistico, restando metà strada tra le due forme precedenti (materiale e affettiva), non vuole tanto corrompere quanto conquistare l’altro. È una sfida, accetta il calcolo, ma anche la possibilità di non ricevere nulla in cambio: il dono e il ritorno non sono tutto.
Il secondo tipo, comportando una forma di calcolo, ha una valenza corruttiva, perché ci si aspetta il contro-dono sostanzioso o comunque il rafforzamento di un legame che possa produrre ritorni materiali: il ritorno è tutto, il dono nulla.
Il terzo tipo, idealistico, restando metà strada tra le due forme precedenti (materiale e affettiva), non vuole tanto corrompere quanto conquistare l’altro. È una sfida, accetta il calcolo, ma anche la possibilità di non ricevere nulla in cambio: il dono e il ritorno non sono tutto.
Sintetizzando
il dono ideazionale (o puro), è roba da miliardari
o santi. Il dono sensistico ( o
calcolato), rinvia al mondo della politica e dell’economia, dove vige il do ut des, quindi anche il pericolo della corruzione.
Il dono idealistico (o
reciprocitario), rimanda alla normale vita sociale, dove il dono è legato all’universo
degli affetti e della fiducia ma anche del calcolo. Ad esempio, il dono di un padre (o dell’amante) può essere rifiutato o
accettato dall’altro, se vi scorge o meno lo strumento di un ricatto, anche
affettivo. La sua diversità, rispetto al
dono sensistico, è dettata dalla prevalenza dell' elemento
affettivo.
Ora, per venire finalmente al punto, polizze assicurative, come quelle stipulate da Salvatore Romeo in favore di
Virgina Raggi a quale di queste tre categorie possono essere ricondotte? Diciamo
che, probabilmente, considerata anche la causale - “motivi affettivi”, si potrebbe parlare di
dono idealistico, reciprocitario, come dire, di una
sfida affettiva, rifiutata però da Virginia Raggi, a quanto pare. Tuttavia, poiché l’atto è avvenuto, all’interno
del mondo politico, vi si potrebbe scorgere un movente
di tipo strettamente utilitaristico. E al rifiuto della “Sindaca” si
potrebbe assegnare un valore ex post. Pertanto
potremmo essere davanti a un dono sensistico, con risvolti corruttivi. Di cui
però non si può essere in certi in assoluto.
Comunque sia, la situazione resta molto ambigua, dal momento che il dottor Romeo, di sicuro, non è un
santo né un miliardario.
Carlo Gambescia
(*) Carlo Gambescia, Il dono. Un’introduzione teorica, in AA.VV.,
La gioia del dono, “Avallon. L’uomo e
il sacro”, 1997. pp. 73-89. Reperibile
qui: https://www.amazon.it/gioia-del-dono-Aa-vv/dp/B00FVTKFAA