domenica 5 febbraio 2017

Salvatore Romeo, Virginia Raggi e la  sociologia del dono





Questo articolo, è un "caso di studio" perché  parliamo della sociologia del dono, ma applicata. A che cosa? Al caso della due polizze vita intestate da Salvatore Romeo, dipendente comunale, a Virginia Raggi, “Sindaca” di Roma  Pertanto chiediamo al lettore un piccolo sforzo e un pizzico di  pazienza, perché la prenderemo da lontano.
Per quale ragione questa chiave di lettura? Perché  chi scrive ha approfondito in anni ormai lontani la sociologia del dono (*). E qui mi piace ringraziare l'amico e filosofo della politica Giuliano Borghi, collaboratore del blog,  che all'epoca, quando il dono non era ancora diventato una moda accademico- sociologica,  favorì con preziosi  consigli le mie ricerche.  Insomma, per farla breve, chi scrive parla di cose che conosce perfettamente e sulle quali  ha scritto e discusso a lungo con l'amico Giuliano. In qualche modo questo articolo è  anche suo.  Infine, i lettori, se avranno la pazienza di seguirci, nel lungo (forse troppo) excursus teorico, impareranno qualcosa, come dire, non mainstream, sulla sociologia del dono.  
Dal punto di vista sociologico,  il dono  implica  l’esistenza o meno di un legame personale. Tuttavia, il dono può  contribuire a far nascere o  rafforzare un legame sociale, che può essere avvertito dai soggetti dell’interazione  come un surplus  affettivo, capace di  far sorgere ciò che si definisce il ciclo della reciprocità, fondato sul meccanismo del dono e del contro-dono.
In base alle differenti  attribuzioni (di valore) al surplus reciprocitario,  possiamo distinguere un dono  idealistico (o puro), agapico,  dove non ci si attende il contro-dono,  un dono sensistico (utilitaristico), frutto di calcolo,  dove invece è atteso un contro-dono; un dono idealistico, a metà strada tra l’utilitaristico e l’agapico  dove il contro-dono è atteso, ma se e quando  non giunge, il rifiuto non viene considerato un dramma,  ovviamente  in questo caso, il ciclo reciprocitario, subisce una battuta d’arresto.
Il primo tipo di dono  non è facilmente identificabile, perché sconfina nella filantropia assoluta, difficile da individuare se non in pochi casi al limite. Parliamo di un  fenomeno che può riguardare nella sua forma più pura solo i pochi individui che possono permettersi doni generosi a fondo economico perduto: il dono è tutto, il ritorno nulla.
Il secondo tipo, comportando una forma di calcolo, ha una valenza corruttiva, perché ci si aspetta il contro-dono sostanzioso o comunque il rafforzamento di un legame che possa produrre ritorni materiali: il ritorno è tutto, il dono nulla.
Il terzo tipo, idealistico, restando  metà strada tra le due forme precedenti (materiale e affettiva), non vuole tanto corrompere quanto conquistare l’altro. È una sfida, accetta il calcolo, ma anche la possibilità di non ricevere nulla in cambio: il dono e il ritorno non sono tutto.  
Sintetizzando il dono  ideazionale (o puro), è roba da miliardari o santi. Il dono sensistico ( o calcolato), rinvia al mondo della politica e dell’economia, dove vige il do ut des,  quindi anche il pericolo della corruzione. Il dono idealistico (o reciprocitario), rimanda alla  normale vita sociale, dove il dono è legato all’universo degli affetti e della fiducia ma anche del calcolo. Ad esempio, il dono di un padre (o dell’amante)  può essere rifiutato o accettato dall’altro,  se vi scorge o meno lo strumento di un ricatto, anche affettivo. La sua  diversità, rispetto al  dono sensistico, è dettata dalla prevalenza  dell' elemento affettivo.
Ora, per venire finalmente al punto,  polizze assicurative, come quelle stipulate da Salvatore Romeo in favore di Virgina Raggi a quale di queste tre categorie possono essere ricondotte?  Diciamo che, probabilmente, considerata anche la causale -  “motivi affettivi”, si potrebbe parlare di dono idealistico,  reciprocitario,  come dire,  di una sfida affettiva,  rifiutata però da Virginia Raggi, a quanto pare.  Tuttavia, poiché l’atto è avvenuto, all’interno del mondo politico, vi si potrebbe scorgere un movente  di tipo strettamente utilitaristico. E al rifiuto della “Sindaca” si potrebbe assegnare un valore ex post. Pertanto potremmo essere davanti a un dono sensistico, con risvolti corruttivi. Di cui però non si può essere in certi in  assoluto.
Comunque sia,  la situazione resta molto ambigua,  dal momento che  il dottor Romeo, di sicuro, non è un santo né un miliardario.    

Carlo Gambescia
      
(*) Carlo Gambescia, Il dono. Un’introduzione teorica, in AA.VV., La gioia del dono, “Avallon. L’uomo e il sacro”, 1997. pp. 73-89.  Reperibile qui:  https://www.amazon.it/gioia-del-dono-Aa-vv/dp/B00FVTKFAA