Vittorio (Feltri), Virginia (Raggi), Ruby (qualcosa) e le “patate bollenti”…
“Libero” sogna la guerra civile
Innegabile. Sul punto specifico, quello del due pesi
due misure, ha ragione Feltri. Per Berlusconi e le sue “patate” - stesso titolo della Raggi - nessuno si era
scandalizzato e sceso in piazza. Uno a zero per
Feltri.
E
allora? Qualche giorno all’insegna
del botta e risposta. E poi? Un nuovo
caso. Nuovo punto di ebollizione, e così via fino al prossimo. Tra l’altro “Libero”, come pare, non vuole neppure il voto subito. Pertanto, ammesso e non concesso che il buttarla
in caciara serva a qualcosa, non c’è neppure ritorno elettorale.
Che imbecilli.
Altra cosa sarebbe se “Libero" dedicasse un titolo al giorno non alle “patate” ma a una riforma elettorale, vera, in
grado di conferire stabilità politica al paese, esprimendo un chiaro vincitore,
dotato di poteri e prerogative per governare. Oppure, ancora meglio, se pubblicasse una serie di articoli e servizi, ben
scritti e ben pensati (non scopiazzati e male dal qualche quotidiano economico,
come ora avviene) su un bel progetto di riforma fiscale, in stile assalto banzai (sì, banzai, non bonsai) con elegante corredo di privatizzazioni a pioggia.
E invece “Libero” che fa? Con i suoi titoli pro-individualismo assistito all’italiana (tipo “Attacco alle pensioni” oppure da due piccioni con una fava: "L'Europa contro i pensionati") favorisce solo
un pericoloso vittimismo, fomentando il riflesso razzista degli italiani (inutile qui citare certi titoli...), in fondo al quale c’è un qualche Le Pen nostrano, ovviamente da
quattro soldi. Infine, sulle sue pagine culturali
(anzi, cultura e spettacoli) meglio stendere un velo pietoso: stravincono le due effe, fica e fregnacce (pardon). Quindi altro che rivoluzione liberale. Al massimo, da centro massaggi.
Quel
che ormai non sorprende più è la totale
incapacità del giornalismo di destra - non che quello di sinistra stia messo meglio (oggi “il Fatto" titola a proposito del richiamo sulle
tasse di Renzi a Padoan: “Atto di guerra”) - di
andare oltre il peggiore populismo mediatico. Il linguaggio
si è fatto fortissimo, come quello dei Social, da caccia al titolo e all’editoriale
più insultante e feroce. Si potrebbe dire che si è "grillizzato".
Ciò
significa che la carta stampata, invece di abbassare i toni e far ragionare il commentatore medio da Fb e dintorni, si è
ridotta a casa di risonanza della web-imbecillità. Cosa può accadere? Che i toni rischiano
di farsi sempre più esasperati. E così favorire il conflitto politico. Come? Rendendo più facile la rincorsa, sul piano collettivo,
alla coerenza assoluta tra parole e fatti. Tradotto: se ti urlo che sei un ladro o una puttana e che voglio ammazzarti, prima o poi ti ammazzo sul serio.
“Libero”
sogna la guerra civile. Per ora a
parole. Poi si vedrà. E la sinistra,
quella più stupida, che invece di ignorarlo o di farsi un serio esame di
coscienza, cosa fa? Risponde per le rime, facendo il gioco del populismo mediatico di
destra. Poveri noi.
Carlo Gambescia