sabato 11 febbraio 2017

Vittorio (Feltri),  Virginia (Raggi),  Ruby (qualcosa) e le “patate bollenti”…

“Libero” sogna la guerra civile


Innegabile. Sul punto specifico, quello del due pesi due misure, ha ragione Feltri. Per Berlusconi e le sue “patate” -  stesso titolo della Raggi -   nessuno si era scandalizzato e  sceso in piazza.  Uno a zero per Feltri.
E allora?  Qualche giorno all’insegna del  botta e risposta. E poi? Un nuovo caso. Nuovo punto di ebollizione,  e così via fino al prossimo.  Tra l’altro “Libero”, come pare,  non vuole neppure il voto subito. Pertanto,  ammesso e non concesso che il  buttarla in caciara  serva a qualcosa,  non c’è neppure ritorno elettorale. Che imbecilli.  
Altra cosa sarebbe se “Libero"  dedicasse un titolo al giorno non alle “patate” ma a una riforma elettorale, vera, in grado di conferire stabilità politica al paese, esprimendo un chiaro vincitore, dotato di poteri e prerogative per governare.  Oppure, ancora meglio, se pubblicasse  una serie di articoli e servizi, ben scritti e ben pensati (non scopiazzati e male dal qualche quotidiano economico, come ora avviene)  su un bel progetto  di  riforma fiscale, in stile assalto banzai (sì, banzai, non bonsai) con elegante corredo di  privatizzazioni a pioggia.  E invece “Libero” che fa?  Con i suoi titoli  pro-individualismo assistito all’italiana  (tipo “Attacco alle pensioni” oppure da due piccioni con una fava: "L'Europa contro i pensionati") favorisce solo un pericoloso vittimismo, fomentando il riflesso razzista degli italiani (inutile qui citare certi  titoli...),  in fondo al quale c’è un qualche Le Pen nostrano, ovviamente da quattro soldi.  Infine,  sulle sue  pagine culturali (anzi, cultura e spettacoli) meglio stendere un velo pietoso: stravincono le due effe,  fica e fregnacce (pardon). Quindi altro che rivoluzione liberale. Al massimo,  da centro massaggi.   
Quel che  ormai non sorprende più è la totale incapacità del giornalismo di destra -  non che quello di sinistra stia messo meglio  (oggi “il  Fatto" titola a proposito del richiamo  sulle tasse di Renzi a Padoan: “Atto di guerra”) -  di andare oltre il peggiore  populismo mediatico.  Il linguaggio si è fatto fortissimo, come quello dei Social,  da caccia al titolo e all’editoriale più insultante e feroce. Si potrebbe dire che si è "grillizzato".    
Ciò significa che  la carta stampata,  invece  di abbassare i toni e far ragionare il commentatore medio da  Fb e dintorni, si è ridotta a  casa di risonanza della web-imbecillità.  Cosa può accadere?  Che i toni rischiano di farsi sempre più esasperati.  E così favorire il conflitto politico. Come?  Rendendo più facile la  rincorsa, sul piano collettivo,  alla coerenza assoluta  tra parole e fatti. Tradotto: se ti  urlo  che sei  un ladro o una puttana  e che  voglio  ammazzarti,  prima o poi  ti ammazzo sul serio.
“Libero” sogna la guerra civile.  Per ora a parole.  Poi si vedrà.  E la sinistra, quella più stupida, che invece di ignorarlo o di farsi un serio esame di coscienza, cosa fa?  Risponde  per le rime, facendo il gioco del populismo mediatico di destra.  Poveri noi.  
Carlo Gambescia