venerdì 10 febbraio 2017

10 febbraio, il  Giorno del Ricordo
A morti in faccia



È vero. Delle Foibe  fino all’arrivo al governo di Alleanza Nazionale  nessuno parlava,  se non la stampa neofascista. L’Italia politica, a cominciare dal più importante partito di governo, la Dc aveva rimosso per cinquant'anni la strage commessa dai partigiani comunisti di Tito, per non mettere imbarazzo, il più importante partito di opposizione, il Pci, e per non inimicarsi il dittatore jugoslavo.
Sicché l’istituzione di un Giorno del Ricordo, dedicato all’eccidio e all’esodo dei profughi istriani, derubati di tutto dai comunisti, non è mai stata completamente digerita dalla sinistra italiana che continua  a scorgere nelle Foibe e nell’espulsione degli italiani la giusta punizione per la pulizia etnica e ideologica perpetrata dai fascisti italiani.  Inoltre, vi si vedeva (e vede)  un attacco alla Resistenza e all’antifascismo.
È di ieri la notizia che in  Campidoglio, è stato  rimosso  uno striscione, esposto dai consiglieri romani di Fdl,  partito di estrema destra,  dove  ci si lamenta “contro il mancato stanziamento in bilancio dei fondi per il viaggio del ricordo nei luoghi delle Foibe”   Evento,  si sottolinea, che il M5S, a differenza di Marino,   "è riuscito a cancellare" (*).
In effetti, non solo a livello politico, ma anche di pubblica opinione, quindi non solo a sinistra,  molti continuano a considerare le Foibe come un evento minore, uno dei tanti frutti velenosi del conflitto mondiale, storie di ordinaria follia, ma minore. Purtroppo.  
A riprova di  ciò, non va dimenticato,  per venire all'intrattenimento televisivo, il   grondante sarcasmo che va ben oltre il caricaturale  personaggio di Vichi:  giovane  e stralunata neofascista di Casa Pound, creata e interpretata  da Caterina Guzzanti, che, da copione,  ripete, compulsivamente, ai suoi interlocutori, che lei presume di sinistra (le cosiddette "zecche"):  “E allora le Foibe?”. Provocando grandi risate tra il pubblico. Ecco, si provi immaginare cosa accadrebbe,  a segno politico invertito, se una giovane, interpretata sempre dalla Guzzanti (ma ne dubitiamo), altrettanto stralunata ma di sinistra, intercalasse, a nome del Centro Sociale (la buttiamo lì) Stella Rossa,  nello stesso spettacolo: “E allora le Fosse Ardeatine?”. Scoppierebbe il finimondo. A sinistra. 
Diciamo che a più di settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e di ventisei dalla caduta del comunismo sovietico,  ancora ci si guarda bene, soprattutto in Italia, dal celebrare una giornata di riflessione e memoria dedicata a tutte le vittime dei totalitarismi, nazionalsocialista, fascista e comunista.  Per inciso,  in Russia, sotto Stalin,  “sparirono” numerosi comunisti, socialisti, anarchici, italiani e non,  giunti in lì  in pellegrinaggio semi-religioso. Per non parlare dei milioni di russi e allogeni deportati e liquidati fisicamente. E non solo  negli anni di Stalin.
Insomma,  ci si continua a dividere  secondo  i feroci  schemi ideologici della guerra civile europea.  Gli uni impongono agli altri i propri morti. E  ognuno si celebra i suoi, usandoli come un’arma contro il  nemico di sempre.  Per dirla in modo brutale: ci si prende a morti in faccia.  Che tristezza.   

Carlo Gambescia