giovedì 23 febbraio 2017

Il mistero del libro inesistente (e recensito)
Spenglermicon



Si può recensire un libro che non esiste? Può capitare.  Pensiamo a un  caso tipico, caro alla cultura di destra, che ama molto queste fughe tra sacro, profano e  metropolitano (nel senso di leggenda): il Necronomicon, libro inventato di sana pianta  da  Howard Phillips Lovercraft,  sul quale sono state scritte migliaia di pagine, all’insegna del  "come se" oppure del  "noi avevamo capito tutto". 
Questo l’antefatto.  Ora,  immaginate la mia meraviglia,  quando dopo quattro anni,   ho ricevuto una mail  da un libraio   che mi chiedeva dove poter ordinare tre copie di  Spengler. Un autodidatta di successo scritto da  Fedele Acciari,  “saggista e storico delle idee”, da me recensito sul blog,  un  giovedì 13,  dell’ ormai lontano  giugno del  2013.  Notare (per i complottisti) 13 su 13… (*)
Per quale ragione  sorpreso? Piacevolmente sorpreso?  E poi che c’entra il  Necronomicon? Presto detto:  non esiste il professor Acciari,  non esiste il  libro su  Spengler.  Esiste solo la mia recensione a  un libro che non esiste (copertina inclusa).   
Mi sono divertito. Ho inventato  un micro, ma molto micro, Spenglermicon.  Però, che fatica:  ho dovuto tenere  canna e amo  tirati , belli  tesi,  per quattro anni. 
Il mio non è il blog di Beppe Grillo,  però un certo seguito ce l’ha.  E tra i miei lettori,  talvolta sospinti dalla corrente, quella dell’ultima ridotta dell' Alta Valtellina,   capitano  anche dei  pesciolini spengleriani, di destra,  di  acqua dolce, apparentemente innocui, ma  in realtà  nati sotto il  segno dell’Ariete,  con ascendente Hitler-Mussolini.   Amano “pascolare” nei  fondali più bui, il nero e il bruno sono  i colori preferiti per la mimetizzazione naturale.  Sono  dotati di pinnette e branchie  a croci uncinate e squame a micro-fasci littori,  idolatrano  il profeta del declino dell’Occidente, magnificandone i lati  esoterici,  cripto-nazisti.   Una pastura,  molto cripto,  che, come ogni buon pescatore  ben sa,  va disseminata   sul fondo, dove i nostri pesciolini  "pascolano",  attraverso citazioni  inventate di sana pianta ma appetitose.  E così è stato.   
Cosa volevo provare? Che lo spengleriano medio  di destra  (insisto sul punto, perché  ne sono matematicamente sicuro) non è curioso.  Vive di riflessi carnivori.  Pertanto,  giudica i libri dal nome dell'autore  e del  recensore, piuttosto che dalla qualità del libro e della recensione.  Tradotto:  “Sono dei nostri? No, allora non lo compro”, oppure: "Ma sì,  è il solito professore universitario di sinistra che flirta con Spengler, senza conoscerlo",  eccetera, eccetera...
Ma  il nostro spengleriano medio  è  anche un pigrone:  quattro anni sono tanti,  sarebbe bastata un’incursione via Internet per scoprire che non esistevano né l’uno  né l’altro…  Google dà un solo file: quello della mia recensione che rinvia, per l'autore del libro,  a un nome e cognome, scelti perché privi di omonimi in Rete.  Per non parlare della mail decisamente farlocca:  universitarie@libero.it.   Resterebbe da fare solo un'ultima indagine:  scoprire se il testo inventato  e le citazioni  fantasma siano finite  in qualche "dotto" saggio,  dalla "esaustiva bibliografia" in argomento. A firma magari di qualche chiarissimo prof. allogeno.  Chi, tra i lettori,  abbia tempo e voglia, perciò... 
Si dirà: “ Ma vai a sospettare  che Carlo  Gambescia,  studioso serio,  si mette a tendere  trappoloni…” .   Ed è ciò che avrà pensato -  e per questo mi sta già  simpatico  -   il libraio che mi ha contattato,  chiedendomi, come dicevo, tre copie del libro ( o forse due più una di riserva), per altrettanti clienti, risvegliatisi all’improvviso,  bramosi di leggere un libro inesistente.
Come concludere? Che nessuno è perfetto.  Che mi scuso con l’incolpevole libraio.  E che invece me la  rido  degli  spengleriani  restati a bocca asciutta. E non per colpa mia.
P.S. Avviso ai naviganti:  nel blog ce n' è anche un altro di  fake-libro, fake-recensito. Buona caccia. Anzi pesca... 

Carlo Gambescia